domenica 3 marzo 2013

Monti Tambura e Sumbra (2° giorno) EE

Trekking di 2 giorni, impegnativo dal punto di vista fisico, fino ai monte Tambura e Sumbra partendo dal paese di Vagli. (vai al 1°giorno)

DATA: 30 agosto 2008   

PARTENZA: Rifugio Nello Conti 




Stralcio della cartografia interattiva del sito http://www.webmapp.it

ITINERARIO: Rifugio Nello Conti q.1442 (Ci portiamo sulla mulattiera “Via Vandelli”)     Bivio q.1429 (A sinistra la “Via Vandelli” scende a Resceto, noi a destra in salita che è anche CAI 35)      Passo della Tambura  q.1620 (Stretta forcella con cartelli. A sinistra si sale per la vetta del monte Tambura, noi scendiamo sul versante opposto sempre per “Via Vandelli” CAI 35, nella discesa tagliamo un paio di curve per ghiaione)   -  Bivio q.1607 (A destra c’è il sentiero CAI 165/CAI 146, continuiamo scendere sulla via Vandelli CAI 35)     Fonte q.1562 (Tubo di gomma e abbeveratoi)       Bivio q.1185 (Piccola cava dismessa sul bivio: a sinistra c’è il CAI 147 per Campocatino, noi stiamo sulla via Vandelli CAI 35)        Bivio q.1124 (Sulla destra ci rimane un casottino in cemento dietro il quale sale il sentiero CAI 146 poco evidente per l’ex ferrata Vecchiacchi e la Focetta dell’Acqua Fredda, stiamo sulla via Vandelli)     Deviazione q.1106 (La via Vandelli continua scendere per le cave di Arnetola, noi la lasciamo e andiamo dritto a destra in salita sul largo sentiero CAI 35, cartelli)       Bivio q.1101 (Cartelli e innesto sul CAI 31: a sinistra scende alle cave di Arnetola, noi andiamo dritto sulla larga mulattiera nel bosco, segni CAI sporadici)       Fosso q.1187 (Fosso d’acqua e cascatella nel fitto bosco)   -  Bivio q.1229 (Usciamo temporaneamente dal bosco, in prossimità di due vecchi cippi di cemento, a sinistra scende nel bosco un largo sentiero abbandonato che può passare inosservato, stiamo sulla mulattiera CAI 31 in piano che in breve rientra nel bosco)       Passo Sella q.1496 (Alcuni cippi a ricordo dei caduti in montagna e cartelli. Noi a sinistra, sud-est per CAI 144 con traccia nel prato poco visibile e poco segnata)       Pluviometro q.1509 (Strumento per la misura della quantità di acqua caduta: è riconoscibile per la grande antenna. La traccia prosegue stando a destra del crinale delle Cime di Romecchio)       Forcella q.1535 (Ora il CAI 144 scende ripidamente a sinistra sul versante opposto)      Deviazione q.1516 (Siamo scesi di poche decine di metri dalla forcella e lasciamo il CAI 144  che prosegue in discesa e saliamo senza traccia né sentiero tra erba e sassi costeggiando la parete sulla destra)       Crinale q.1589 (Siamo arrivati sul punto più alto, ora andiamo a sinistra per largo crinale erboso, direzione sud-est)   I° Sella q.1607 (Incominciano i tratti ripidi ed esposti, proseguiamo per crinale)      II° Sella q.1627 (Molto affilata ed esposta, davanti a noi solo una parete di roccia, rinunciamo e torniamo sui nostri passi fino al sentiero CAI 144)     Deviazione q.1516 (Ora per CAI 144 a destra in discesa)    Sella q.1606 (A destra una traccia non segnata porta in breve alla facile vetta del monte Fiocca, noi a sinistra sempre  per CAI 144)      Passo Fiocca q.1554 (Molto spettacolare: a sinistra precipita con una parete quasi verticale, a destra in discesa il CAI 144 conduce al paese di Arni, noi andiamo dritto in salita ora per CAI 145 verso la verticale parete del monte Sumbra, arrivati in prossimità della parete si continua sul lato destro, sud)     Inizio ferrata Malfatti q.1654   –   Fine ferrata Malfatti q.1731 (Ora a sinistra fino alla vetta)      Monte Sumbra q.1765 (Croce di vetta. Ora si ritorna verso la ferrata e si prosegue per CAI 145 direzione est)    Forestale q.1454 (Innesto sulla forestale, la prendiamo a sinistra)    -   Colle delle Capanne q.1452 (Cartelli e piccola piazzola all’uscita del bosco, noi stiamo a sinistra sulla forestale che si allarga e continua per la Maestà del Tribbio, a destra c’è il sentierino CAI 145 per Capanne di Careggine)    Incrocio q.1430 (A sinistra sentiero non segnato, a destra sentiero in ripida discesa con segni CAI taglia alcuni tornanti della forestale, noi dritto per forestale)   –   Bivio q.1311 (A destra e sinistra forestale: noi a sinistra)     Maestà del Tribbio q.1176 (Incrocio di forestali e sentieri. Appena prima dell’incrocio scendiamo a sinistra per CAI GT: cartelli indicano Vagli)       Forestale q.1084 (Ora il CAI GT continua per forestale)      Deviazione q.1076 (Lasciamo forestale; il CAI GT prosegue a sinistra per sentiero)      Bivio q.863 (Il CAI GT attraversa il fosso Tassetora a destra e in breve diventa una mulattiera)      Bivio q.786 (Riattraversiamo il fosso Tassetora a sinistra)    Bivio q.717 (Sulla destra larga sterrata in salita. Noi dritto per mulattiera e in breve si passa una casa abbandonata sulla sinistra)   –   Bivio q.660 (Per mulattiera a sinistra)     Forestale q.648 (Innesto su una curva a gomito della forestale : noi a destra in discesa)    –  Cenotafio q.619 (Passate alcune case abbandonate c’è un monumento funerario, s’inizia a costeggiare il lago di Vagli che in questo tratto è completamente asciutto)      Ponte q.598 (Grande e spettacolare ponte che attraversa il lago, dopo poco averlo attraversato inizia l’asfaltata)       Vagli di Sotto q.611 (Il paese ci rimane a destra, noi stiamo per asfaltata a sinistra e in breve tralasciamo una strada a sinistra che porterebbe a Vaiano fino a raggiungere il secondo grande ponte che attraversa il lago)     Albergo Il Lago q.585


QUOTA MASSIMA: 1765 m
LUNGHEZZA: 20,5 km
DISLIVELLO TOTALE: 1300 m
 DIFFICOLTA: EE


TEMPI RILEVATI:
Tempo
     Totale (ore)
TEMPI RILEVATI:
Tempo
Totale (ore)
Rifugio Conti
0,00
Passo Fiocca
4,45
Bivio q.1429
/
Inizio ferrata
5,00
Passo della Tambura
0,30
Fine ferrata
5,10
Bivio q.1607
0,32
Monte Sumbra
5,15
Fonte
0,35
Forestale q.1454
6,09
Bivio q.1185
1,16
Colle delle Capanne
6,11
Bivio q.1124
1,24
Incrocio q.1430
6,13
Deviazione q.1106
1,27
Bivio q.1311
6,32
Bivio q.1101
1,30
Maestà del Tribbio
6,53
Fosso q.1187
1,48
Forestale q.1084
7,03
Bivio q.1229
1,58
Deviazione q.1076
7,05
Passo Sella
2,50
Bivio q.863
7,28
Pluviometro
2,56
Bivio q.786
7,37
Forcella q.1535
3,01
Bivio q.717
7,45
Deviazione q.1516
/
Bivio q.660
7,53
Crinale q.1589
3,20
Forestale q.648
7,54
I° Sella
3,27
Cenotafio
7,59
II° Sella
3,32
Ponte
8,11
Deviazione q.1516
3,56
Vagli di Sotto
8,21
Sella q.1606
4,33
Albergo “Il Lago”
8,35

 
NOTE:




Sentieri



Portare buona scorta di acqua (almeno 1,5 litri a testa) per assenza di fonti e ruscelli.
Il tragitto dal Rifugio Conti fino al passo Sella è abbastanza in ombra e si percorre bene anche in piena estate. Più caldo dal Passo Sella al Monte Sumbra.
Ferrata Malfatti del Monte Sumbra è banale e non richiede l’imbrago.
Abbiamo provato a percorrere tutto il crinale che dalle Cime di Romecchio arrivano fino alla vetta del monte Fiocca, ma dopo la seconda sella q.1627 era troppo esposto e il proseguimento diventa alpinistico.
Nel complesso escursione molto lunga e faticosa




Fonti

Fonte (unica di due giorni) dopo poco essere scesi dal passo Tambura, a volte non c’è acqua. Il gestore del Rifugio Conti suggerisce in tal caso di seguire il tubo di gomma che dagli abbeveratoi arriva fino a una piccola cavità dalla quale prende acqua e vedere se lì ce n’è. 






Rifugio Nello Conti q.1442 
Rifugio Nello Conti q.1442 
Fonte q.1562 (Tubo di gomma e abbeveratoi)    
Fonte q.1562
(Tubo di gomma e abbeveratoi. In alto si vede il passo Tambura)
Discesa dal passo Tambura con il CAI 35 che è la Via Vandelli
Particolare della Via Vandelli


Bivio q.1185 (Piccola cava dismessa sul bivio)
Bivio q.1185 (Piccola cava dismessa sul bivio)
Bivio q.1124
(Sulla destra ci rimane un casotto in cemento, abbandonato e di fianco sale il sentiero CAI 146)  
Bivio q.1101 (
Cartelli e innesto sul CAI 31: a sinistra scende alle cave di Arnetola, noi andiamo dritto sulla larga mulattiera nel bosco, segni CAI sporadici)    
Mulattiera CAI 31

In prossimità del passo Sella



La grande cava di Arnetola vista scendendo dal passo Tambura con la via Vandelli




Passo Sella q.1496
Passo Sella q.1496
Passo Sella q.1496 (si continua per CAI 144 per traccia poco visibile: davanti a noi le Cime di Romecchio )
Deviazione q.1516 ( Siamo scesi di poche decine di metri dalla forcella e lasciamo il CAI 144  che prosegue in discesa e saliamo senza traccia né sentiero tra erba e sassi costeggiando la parete sulla destra)    

I° Sella q.1607
II° Sella q.1627

Il monte Sumbra e poco sotto il passo Fiocca


Passo Fiocca q.1550  (Sotto la vetta del monte Sumbra )
La ferrata Malfatti 
La ferrata Malfatti 
La ferrata Malfatti 
La ferrata Malfatti (targa alla fine della ferrata )
Monte Sumbra q.1765


Discesa con CAI 145 dalla vetta del monte Sumbra
Discesa con CAI 145 dalla vetta del monte Sumbra
Casa abbandonata sulla sinistra dopo il Bivio q.717
Il lago di Vagli in questa parte quasi asciutto
Ponte q.598 
Vagli di Sotto



Le tecniche di escavazione del marmo delle
Alpi Apuane


Fin dai primi sfruttamenti delle cave compiuti nell'antichità, l'estrazione del marmo dalle Alpi Apuane ha profondamente condizionato e scolpito il paesaggio appenninico attorno a Carrara. Salendo lungo i percorsi che da secoli permettono il trasporto della preziosa pietra, tutto ciò che si incontra è stato ed è, ancora oggi, funzionale alle tecniche di sfruttamento dei bacini marmiferi, tecniche che non hanno subito significative innovazioni fino al XVI secolo.
Prima di questo periodo, infatti, le procedure di escavazione utilizzate sono state direttamente ereditate dai cavatori romani dei primi secoli avanti Cristo, consistenti nell'utilizzo accorto delle sottili fessure che suddividono i diversi strati del marmo. Gli schiavi, grazie a scalpelli metallici e cunei di legno fatti gonfiare con acqua ed infilati nelle crepe naturali, riuscivano agevolmente a separare dalla montagna i blocchi di marmo che venivano poi imbarcati nella vicina Luni. Proprio in riferimento a questa antica ed importante città i Romani chiamavano "lunensi" i marmi delle Alpi Apuane.
Con l'arrivo degli esplosivi cambiarono radicalmente le tecniche di escavazione ed il paesaggio appenninico subì un profondo cambiamento. Sorsero un po' ovunque i caratteristici "ravaneti", grandi accumuli con forte pendenza formati da detriti, testimoni dei grossi sprechi di marmo prodotti con le esplosioni. Queste colate di scarti sono attraversate dalle ripide "vie di arroccamento" grazie alle quali si possono raggiungere i bacini di estrazione. I trasporti non erano senza dubbio agevoli: fino a non molti anni fa per portare il marmo a fondo valle si utilizzava la "lizza", una grossa slitta assicurata con un cavo metallico che scivolava su tronchi lubrificati con pendenze anche oltre il 45%.
Poco a poco nacquero le prime attività industriali di lavorazione del marmo con laboratori ed opifici per il taglio delle lastre e la loro lucidatura. Questi primi agglomerati produttivi si concentrarono soprattutto in fondo valle per sfruttare l'energia idraulica dei fiumi.
L'introduzione, alla fine del XIX secolo, del filo elicoidale d'acciaio per tagliare la pietra rappresentò una vera e propria rivoluzione. Questo cavo metallico, capace di affondare nella pietra, premuto insieme ad una miscela di acqua e sabbia, anche 10 cm ogni ora, sostituì quasi completamente gli esplosivi e determinò un altro visibile cambiamento paesaggistico. La montagna non viene più distrutta lasciando cumuli di macerie, ma è letteralmente tagliata, incisa con precisione creando paesaggi surreali fatti di immense gradinate, innaturali pareti rettilinee, vasti pianori detti "piazzali di cava" dove la pietra viene tagliata e caricata sui camion.
Per valorizzare e difendere questo patrimonio paesaggistico nel 1985 la Regione Toscana ha istituito il Parco Naturale Regionale delle Alpi Apuane; sono possibili visite guidate alle cave ed escursioni su itinerari attrezzati.






La Via Vandelli
 Nel marzo 1738, per motivi politici, fu concordato il matrimonio, che sarebbe poi avvenuto nel 1741, fra Ercole Rinaldo d’Este, erede del Duca di Modena, e Maria Teresa figlia del Duca di Massa Cybo – Malaspina: per questo motivo, ma anche per assicurarsi un sbocco sul mare, il Duca di Modena Francesco III° d’Este commissionò al suo ingegnere, l’abate Domenico Vandelli (1691/1754), la costruzione di una strada che unisse Modena a Massa evitando, per ovvie ragioni territoriali, di transitare sia attraverso lo Stato Pontificio sia attraverso il Granducato di Toscana e sia attraverso il Ducato di Lucca. Il percorso risentì di questi impedimenti e delle difficoltà di attraversare la catena appenninica e le Apuane: valicò il primo ostacolo al Passo di San Pellegrino in Alpe e il secondo al Passo della Tambura (m. 1670). La strada fu iniziata nel 1738 e terminata nel 1751, ma non riuscì così come di voleva che fosse: l’asprezza del terreno nel versante apuano non ne rese agevole la costruzione nonostante che per costruirla si fossero impiegate maestranze provenienti dal Piemonte specializzate nella costruzione di muri a secco per sostenere la Via nei tratti più ripidi.

Camminando sulla Via Vandelli

Da Modena la Via Vandelli si dirigeva a Pavullo nel Frignano quindi a Barigazzo per salire, poi, al Sasso Tignoso sopra Sant’Anna Pelago e per l’Imbrancamento e Santona valicava poi l‘Appennino al passo di San Pellegrino in Alpe. Scendeva poi da Chiozza verso la Garfagnana e svoltava a destra prima di Castelnuovo per dirigersi verso la valle dell’Edron a Fabbriche di Careggine: per chi avesse visitato questo paese sommerso dal lago di Vagli durante uno dei decennali svuotamenti del bacino artificiale è opportuno ricordare che la Via Vandelli attraversava il paese sopra il caratteristico ponte. Da qui la strada saliva verso la Valle di Arnetola, oltre Vagli di Sopra, per affrontare l’ardua ascesa al Passo della Tambura: questo passo, così come lo vediamo adesso, fu allargato artificialmente con le mine per farvi passare la Via. Da qui la strada precipita verso Resceto superando un dislivello di 1.100 m. in appena 6 km grazie all’abbondante uso di muri a secco (questa parte di strada è stata recentemente restaurata con grande perizia da parte della Comunità Montana ed è in ottimo stato) per poi terminare a Massa.