Escursione nel basso appennino di Stia al confine del parco delle Foreste Casentinesi (dal paese di Porciano a Bocca Pecorina)
DATA: 4 gennaio 2013
PARTENZA: Da
Stia (Toscana), lasciamo la SP 310 che risale verso il passo della Calla e
prendiamo la SP 556, indicazioni per Londa e Porciano, che ben presto lasciamo
continuando a seguire i cartelli di quest’ultimo. Parcheggiamo 200 metri prima
di arrivare al Castello di Porciano presso un crocefisso (circa 1,5 km dalla SP
310).
Visualizza Da Porciano a Bocca Pecorina in una mappa di dimensioni maggiori
ITINERARIO: Crocefisso q.570 (Iniziamo risalendo dietro il
crocefisso con il CAI 2 su sterrata che dopo pochi metri oltrepassa un
serbatoio d’acqua) – Bivio
q.649 (A destra un cartello indica il sentiero “Straccabike”, noi teniamo
la sterrata CAI 2) – Bivio q.657 (Dopo
appena un minuto dal bivio precedente il largo sentiero sterrato si biforca,
stiamo a sinistra sul CAI 2) – Incrocio q.717 (A
sinistra c’è la sterrata che sale da Villa di Sopra, a destra un largo
sentiero, noi dritto su sterrata CAI 2) – Bivio q.777 (A sinistra
c’è una sterrata in leggera discesa, noi dritto in salita su sterrata CAI 2) – Bivio q.793 (A destra
un largo sentiero s’inoltra nella pineta, noi dritto CAI 2) – Bivio q.1031 (Località Pratalone,
cartelli: a destra inizia il CAI 2/A che scende verso Madonna di Montalto, noi
teniamo il largo sentiero sterrato CAI 2 a sinistra) – Incrocio q.1068 (Cartelli
in prossimità di Bocca Pecorina: a destra c’è la forestale chiusa da una sbarra
di ferro, di fronte a noi sale il sentiero CAI verso il bivacco Vitareta, dritto
la forestale scende dalla parte opposta, noi a sinistra in salita su largo
sentiero CAI CT 4) – Bocca Pecorina q.1094 (Nessuna indicazione, è il
punto alto appena essere risaliti con il CAI CT 4) – Deviazione q.1076
(Attenzione, il CAI CT 4 lascia il largo sentiero sterrato e scende a sinistra
per sentierino) – Bivio q.863 (Attenzione
ai segni CAI, si lascia l’evidente sentiero sul quale stavamo scendendo
ripidamente, il CAI CT4 svolta a destra inizialmente non molto evidente, in
breve si allarga a largo sentiero sterrato che scende in una rada macchia del
bosco) – Sterrata q.812 (Ci
innestiamo in una sterrata, a sinistra dove notiamo una recinzione conduce alla
casa di Prato Fantoni, a destra si scende alle case di Monte Gianni, noi
attraversiamo la sterrata e scendiamo per sentierino CAI CT 4 direttamente alle
vicine abitazioni) – Monte
Gianni q.788 (Attraversiamo l’antico nucleo di vecchie case ristrutturate, ora
adibite a casa vacanza, e iniziamo a
percorrere la carrozzabile di accesso) – Bivio
q.769 (Bivio della carrozzabile, a destra sale, noi dritto in piano) – Vallucciole q.744 (Il
minuscolo nucleo di vecchie case ristrutturate è situato poco sotto di noi,
proseguiamo tenendo sempre la carrozzabile) – Cimitero q.737 (Preceduto di pochi
metri da una casa abitata, ora il CAI CT 4 prosegue dopo la sbarra di ferro su
forestale) – Serelli
q.680 (Una tabella anticipa le case scomparse di Serelli a causa di una
frana) – Radura q.635 (Sotto la
radura prosegue in discesa la forestale parallela al nascosto fosso di Vallucciole) – SP 556 q.593 (Innesto
sulla provinciale SP 556, di fronte a noi il complesso ristrutturato di Molin
del Bianco, si va a sinistra) – Deviazione q.592
(Appena la strada principale ha attraversato il fosso di Vallucciole la
lasciamo, alla nostra destra una stradina asfaltata scende verso il Molino di
Bucchio, a sinistra in ripida salita per traccia nel bosco inizia il CAI 4/A
che prendiamo) – Casa Trenti q.706 (Vecchia
casa ristrutturata a uso vacanze, ora il CAI 4/A prosegue su carrozzabile) – Spesseta q.753 (Vecchia
casa ristrutturata a uso vacanze) – Casa q.761 (Grande e vecchia casa
abitata, l’arrivo è preceduto da un capannone) – Bivio q.768 (Bivio della
carrozzabile, a sinistra sale verso Casa Varlagi, noi teniamo la carrozzabile
principale) – Deviazione q.645 (In prossimità di un palo della luce la
carrozzabile curva a destra verso la sottostante Ca’ Franca, noi la lasciamo,
il CAI 4/A prosegue dritto per sentiero, sbiaditi segni CAI) – Fosso q.660 (Abbiamo aggirato Ca’
Franca e arriviamo ad un fosso d’acqua che gli rimane appena sotto, ora il CAI
4/A prosegue nel bosco, attenzione ai sbiaditi segni del sentierino palesemente
in stato di abbandono) – Asfaltata
q.592 (Ci innestiamo in una stradina asfaltata, a destra inizia una
carrozzabile, poco sotto di noi sulla curva c’è una vecchia casa ristrutturata,
prendiamo la strada a sinistra) – Santa
Maria delle Grazie q.593 (Santuario del XV secolo. Fine dell’asfaltata, il CAI
4/A prosegue in salita su largo sentiero dietro gli antichi edifici che
precedono la chiesa) – Bivio q.648 (Il CAI 4/A
è poco segnato, per sbaglio siamo risaliti a sinistra e ci innestiamo in un
largo sentiero sterrato, lo teniamo a destra e in breve ci ricolleghiamo al CAI
4/A proveniente dalla nostra destra) – Bivio
q.644 (Bivio di larghi sentieri, a destra scende, noi teniamo il CAI 4/A a
sinistra in piano) – Deviazione
q.636 (Attenzione ai pochi segni CAI, il largo sentiero sterrato prosegue
in piano, il CAI 4/A scende a destra con sentiero infrascato inizialmente
parallelo. Deviazione poco visibile) – Fosso del Massone q.605 (Facile
guado) – Sterrata q.643 (Innesto nella
sterrata, il CAI 4/A prosegue in salita attraversandola con sentiero
praticamente infrascato e invisibile. Lasciamo il CAI 4/A, a sinistra la
sterrata conduce a Casa Campo, noi la teniamo a destra) – Montermoli q.622 (Il grande
complesso in fase di ristrutturazione è situato dietro un grande cancello di
ferro nero) – Casa q.590 (Ristrutturata
e adibita a seconda casa. Si prosegue ora come carrozzabile, in seguito altre
case rimangono sotto di noi) – Bivio q.602 (Bivio
della carrozzabile, a destra indicazioni per “Palanka”, noi teniamo la
carrozzabile principale che inizia a salire) – Asfaltata q.636 (A
sinistra la carrozzabile conduce alla Casa di Villa di Sopra, noi andiamo a
destra ora su stradina asfaltata in direzione del ben visibile Castello di
Porciano) – Porciano
q.588 (Proseguiamo sulla strada che passa tra la grande torre del castello e
il cimitero) – Crocefisso q.570 (Arrivo).
DISLIVELLO TOTALE: 900 m
QUOTA MASSIMA: Bocca Pecorina
q.1094
LUNGHEZZA: 18,5 km
DIFFICOLTA : E
DIFFICOLTA : E
NOTE :
|
|
Sentieri |
- La segnatura di tutto il CAI 4/A (non riportato su molte mappe) è sbiadita e il sentiero a volte è in completo stato di abbandono. - Carta topografica scala 1:25000 Parco delle Foreste Casentinesi (SELCA editore) |
Fonti |
- Fonte a Monte Gianni.
-
Fonte sotto la Casa q.761.
- Fontana
a Santa Maria delle Grazie.
|
La torre del castello,
oltre all’abitazione dei proprietari, ospita un piccolo museo, dove sono
conservati oggetti della vita contadina e materiale archeologico riguardante
la storia del Castello di Porciano.
Il museo ospitato nel
Castello fa parte della rete degli Ecomusei del Casentino.
|
|
TEMPI RILEVATI:
|
Tempo
Totale
(ore)
|
TEMPI RILEVATI:
|
Tempo
Totale (ore)
|
Crocefisso q.570
|
0,00
|
Casa
Trenti
|
2,55
|
Bivio
q.649
|
0,08
|
Spesseta
|
3,01
|
Bivio
q.657
|
0,09
|
Casa
q.761
|
3,10
|
Incrocio
q.717
|
0,17
|
Bivio q.768
|
3,13
|
Bivio
q.777
|
0,30
|
Deviazione
q.695
|
3,22
|
Bivio
q.793
|
0,33
|
Fosso
q.660
|
3,27
|
Bivio
q.1031
|
1,22
|
Asfaltata
q.592
|
3,40
|
Incrocio
q.1068
|
1,35
|
Santa
Maria delle Grazie
|
3,42
|
Bocca
Pecorina
|
/
|
Bivio
q.648
|
3,49
|
Deviazione
q.1076
|
1,42
|
Bivio q.644
|
3,53
|
Bivio q.863
|
2,02
|
Deviazione q.636
|
3,57
|
Sterrata
q.812
|
2,07
|
Fosso
del Massone
|
4,01
|
Monte Gianni
|
2,10
|
Sterrata
q.643
|
4,12
|
Bivio
q.769
|
2,15
|
Montermoli
|
4,21
|
Vallucciole
|
2,17
|
Casa
q.590
|
4,25
|
Cimitero q.737
|
2,21
|
Bivio q.602
|
4,28
|
Serelli
|
2,30
|
Asfaltata q.636
|
4,33
|
Radura q.635
|
2,35
|
Porciano
|
4,38
|
SP 556 q.593
|
2,40
|
Crocefisso q.570
|
4,42
|
Deviazione
q.592
|
2,41
|
Il Santuario di Santa Maria delle Grazie
Il
Santuario di S.Maria delle Grazie è noto per l’apparizione della Madonna,
avvenuta, secondo le cronache, il 20 maggio 1428 a Monna Giovanna, una semplice
popolana, abitante nelle vicinanze di questo luogo, allora Fattoria
appartenente all’Ospedale di S.Maria Nuova di Firenze.
Correva appunto l’anno 1428 e Monna Giovanna un giorno, approfittando di un momento di tempo sereno, si allontanò dal suo casolare per attendere al lavoro dei campi. All’improvviso fu sorpresa da un forte temporale e, non potendo rientrare in casa, trovò rifugio in una spelonca coperta di tronchi d’albero, situata sopra un masso banco. Giunta al riparo, Giovanna si mise a pregare.
A un tratto fu avvolta da una luce di eccezionale splendore e le apparve una figura celestiale di Donna di straordinaria maestà e bellezza che posava il piede sul masso bianco.
Giovanna sentì e comprese che la Signora era la Madre di Dio. La Vergine le parlò maternamente dicendole che:
“Se le genti volessero allontanare tanti castighi e sciagure maggiori, edificassero qui, in suo onore, una Chiesa nel luogo da Lei stessa prescelto; e costruita che l’avessero, rendessero omaggio e venerazione a Lei con preghiere costanti”.
Il luogo dove si era rifugiata Giovanna continuava a risplendere di una luce fulgentissima quando un pastore, Pietro Campodonico, avvicinatosi constatò di persona il prodigio. Poco dopo Giovanna ripetè la narrazione a Messer Luca, pievano di Stia, che non tardò a crederle, conoscendo la bontà e semplicità di Giovanna: subito egli si portò processionalmente, coi parrocchiani, sul posto in cui era avvenuto il miracolo. Sentimenti di pietà religiosa si risvegliarono in tutta la gente del contado, divulgandosi non solo nelle parrocchie vicine, ma all’intera vallata del Casentino, fino alle città di Arezzo, Firenze e Siena.
La costruzione della Chiesa, iniziata per volontà unanime di autorità (tra cui “messer Luca lo Pievano” di Stia ed il Conte Neri di Porciano) e di popolo, con le offerte ed i doni lasciati dai devoti, fu condotta a termine l’8 settembre 1432.
Nel settembre del 1474 un improvviso incendio distrusse totalmente l’edificio con tutta la suppellettile e le immagini. Si provvide subito alla ricostruzione da parte dello Spedalingo di S.Maria Nuova, cui la Chiesa apparteneva, coadiuvato delle offerte dei fedeli.
Nel 1490 l’edificio era già ricostruito come ora lo vediamo: il Santuario si chiamò fin dall’inizio S.Maria delle Grazie: il 20 maggio di ogni anno i fedeli dei paesi vicini sono soliti venire processionalmente a celebrare la festa dell’apparizione.
La Chiesa è un elegante edificio di architettura fiorentina, preceduto da un portico sulla sinistra della facciata, campanile a vela a tre luci in pietra arenaria
L’interno è costituito da una sola navata con ampio presbiterio. Alle pareti laterali sono addossati due altari di pietra lavorata, di cui notevole quello di sinistra del sec.XV, finemente scolpito.
Alla parete sinistra è murato un pulpito in pietra di forma ottagonale, sostenuto da due mensole.
Il presbiterio, opera di pregio artistico del sec. XVI, di forma quadrata, è incorniciato nel prospetto da due pilastri ed un archivolto in pietra, decorati da fogliami in rilievo, finemente lavorati ed è recinto all’interno da un cornicione in pietra, decorato da una serie di 30 teste di cherubini in terracotta smaltata, intercalate da 5 stemmi dell’Ospedale di S.M.Nuova
Nei pennacchi stanno i tondi dei 4 Evangelisti, anch’essi in terracotta invetriata.
Tanto i tondi che il fregio invetriato sono opera di arte robbiana, della bottega di Andrea (1435-1528), da riferirsi all’inizio del sec.XVI. Nei vani sottostanti, a forma di centina, sono collocate a destra e a sinistra, due grandi robbiane raffiguranti l’Apparizione della Madonna alla Beata Giovanna ed al presepio.
Sotto le robbiane ricorre un sedile in legno intarsiato del sec.XV. Al centro del presbiterio, l’altare maggiore, in marmo lavorato, sorge sopra il masso dove apparve la Vergine.
Correva appunto l’anno 1428 e Monna Giovanna un giorno, approfittando di un momento di tempo sereno, si allontanò dal suo casolare per attendere al lavoro dei campi. All’improvviso fu sorpresa da un forte temporale e, non potendo rientrare in casa, trovò rifugio in una spelonca coperta di tronchi d’albero, situata sopra un masso banco. Giunta al riparo, Giovanna si mise a pregare.
A un tratto fu avvolta da una luce di eccezionale splendore e le apparve una figura celestiale di Donna di straordinaria maestà e bellezza che posava il piede sul masso bianco.
Giovanna sentì e comprese che la Signora era la Madre di Dio. La Vergine le parlò maternamente dicendole che:
“Se le genti volessero allontanare tanti castighi e sciagure maggiori, edificassero qui, in suo onore, una Chiesa nel luogo da Lei stessa prescelto; e costruita che l’avessero, rendessero omaggio e venerazione a Lei con preghiere costanti”.
Il luogo dove si era rifugiata Giovanna continuava a risplendere di una luce fulgentissima quando un pastore, Pietro Campodonico, avvicinatosi constatò di persona il prodigio. Poco dopo Giovanna ripetè la narrazione a Messer Luca, pievano di Stia, che non tardò a crederle, conoscendo la bontà e semplicità di Giovanna: subito egli si portò processionalmente, coi parrocchiani, sul posto in cui era avvenuto il miracolo. Sentimenti di pietà religiosa si risvegliarono in tutta la gente del contado, divulgandosi non solo nelle parrocchie vicine, ma all’intera vallata del Casentino, fino alle città di Arezzo, Firenze e Siena.
La costruzione della Chiesa, iniziata per volontà unanime di autorità (tra cui “messer Luca lo Pievano” di Stia ed il Conte Neri di Porciano) e di popolo, con le offerte ed i doni lasciati dai devoti, fu condotta a termine l’8 settembre 1432.
Nel settembre del 1474 un improvviso incendio distrusse totalmente l’edificio con tutta la suppellettile e le immagini. Si provvide subito alla ricostruzione da parte dello Spedalingo di S.Maria Nuova, cui la Chiesa apparteneva, coadiuvato delle offerte dei fedeli.
Nel 1490 l’edificio era già ricostruito come ora lo vediamo: il Santuario si chiamò fin dall’inizio S.Maria delle Grazie: il 20 maggio di ogni anno i fedeli dei paesi vicini sono soliti venire processionalmente a celebrare la festa dell’apparizione.
La Chiesa è un elegante edificio di architettura fiorentina, preceduto da un portico sulla sinistra della facciata, campanile a vela a tre luci in pietra arenaria
L’interno è costituito da una sola navata con ampio presbiterio. Alle pareti laterali sono addossati due altari di pietra lavorata, di cui notevole quello di sinistra del sec.XV, finemente scolpito.
Alla parete sinistra è murato un pulpito in pietra di forma ottagonale, sostenuto da due mensole.
Il presbiterio, opera di pregio artistico del sec. XVI, di forma quadrata, è incorniciato nel prospetto da due pilastri ed un archivolto in pietra, decorati da fogliami in rilievo, finemente lavorati ed è recinto all’interno da un cornicione in pietra, decorato da una serie di 30 teste di cherubini in terracotta smaltata, intercalate da 5 stemmi dell’Ospedale di S.M.Nuova
Nei pennacchi stanno i tondi dei 4 Evangelisti, anch’essi in terracotta invetriata.
Tanto i tondi che il fregio invetriato sono opera di arte robbiana, della bottega di Andrea (1435-1528), da riferirsi all’inizio del sec.XVI. Nei vani sottostanti, a forma di centina, sono collocate a destra e a sinistra, due grandi robbiane raffiguranti l’Apparizione della Madonna alla Beata Giovanna ed al presepio.
Sotto le robbiane ricorre un sedile in legno intarsiato del sec.XV. Al centro del presbiterio, l’altare maggiore, in marmo lavorato, sorge sopra il masso dove apparve la Vergine.
La storia del
Castello di Porciano
La grande
torre del Castello sovrasta il piccolo paese di Porciano, a 1,5 km da
Stia (AR).
Fu costruita
intorno al 1000 dai potenti Conti Guidi, proprietari di molti
altri castelli in Toscana e in Romagna. In Casentino i più noti sono Poppi,
Romena e Porciano. Il Castello di Porciano, di proprietà privata,
è l’unico tra questi ad essere tornato alla vita sia come museo che come
abitazione.
Dante fu ospite dei Conti Guidi di Porciano durante il suo esilio da Firenze e qui scrisse nel 1311, tre famose lettere “Ai Principi e Popoli d’Italia”, “Ai Fiorentini”, “Ad Arrigo VII”.
I Conti Guidi cessarono di vivere a Porciano alla fine del 1400. Il Castello passò prima alla Repubblica di Firenze e poi al Comune di Stia e fu venduto nel 1793, già in stato di rovina, ad un antenato degli attuali proprietari, Abate Conte Giuseppe Goretti de Flamini.
Dal tardo ‘700 fu fatto solo qualche piccolo intervento conservativo per mantenere in piedi l’enorme torre di circa 35 metri di altezza.
Nel 1963 i genitori della proprietaria Martha Corsi Specht, Flaminia Goretti de Flamini e George Specht, si dedicarono per molti anni al recupero completo di questo importante monumento.
Tutta la parte interna del Castello era crollata (vedi foto); anche le mura perimetrali della torre erano fortemente danneggiate sia internamente che esternamente.
La Sovrintendenza diresse tutti i lavori concedendo alcuni contributi statali essenziali per la stabilità ed il recupero del monumento.
Attualmente si possono visitare i tre piani inferiori del Castello mentre i tre piani superiori sono residenza dei proprietari.
Dante fu ospite dei Conti Guidi di Porciano durante il suo esilio da Firenze e qui scrisse nel 1311, tre famose lettere “Ai Principi e Popoli d’Italia”, “Ai Fiorentini”, “Ad Arrigo VII”.
I Conti Guidi cessarono di vivere a Porciano alla fine del 1400. Il Castello passò prima alla Repubblica di Firenze e poi al Comune di Stia e fu venduto nel 1793, già in stato di rovina, ad un antenato degli attuali proprietari, Abate Conte Giuseppe Goretti de Flamini.
Dal tardo ‘700 fu fatto solo qualche piccolo intervento conservativo per mantenere in piedi l’enorme torre di circa 35 metri di altezza.
Nel 1963 i genitori della proprietaria Martha Corsi Specht, Flaminia Goretti de Flamini e George Specht, si dedicarono per molti anni al recupero completo di questo importante monumento.
Tutta la parte interna del Castello era crollata (vedi foto); anche le mura perimetrali della torre erano fortemente danneggiate sia internamente che esternamente.
La Sovrintendenza diresse tutti i lavori concedendo alcuni contributi statali essenziali per la stabilità ed il recupero del monumento.
Attualmente si possono visitare i tre piani inferiori del Castello mentre i tre piani superiori sono residenza dei proprietari.
La
frana di Serelli
In
tempi recenti, questa zona è stata interessata sin dal 1966 da movimenti
franosi, che si sono poi manifestati con maggiore intensità nel 1970. Negli
anni successivi sono stati eseguiti interventi per contenere il dissesto, ma
nella notte tra l’11 e 12 dicembre del 1992 si è verificata una frana che ha
provocato il crollo dell’intero abitato di Serelli, con 11 abitazioni e annessi
agricoli, la parziale occlusione del fosso delle Vallucciole e il dissesto dei
circostanti terreni per un area di circa 30 ettari. A seguito della frana, in
parte ancora attiva, il paesaggio ha subito una profonda modificazione:
spostamento delle sedi dei corsi d’acqua, accumulo del materiale a valle, verso
il fosso di Valluccile, con conseguente formazione a monte di piccole depressioni
con ristagno d’acqua. Gli interventi eseguiti nel 2002/2003 dalla Comunità
Montana del Casentino, allo scopo di contenere gli effetti del movimento
franoso sono stati:
-
taglio della vegetazione e modellamento del terreno, con chiusura delle crepe,
livellazione dei crepacci e delle scarpate pericolose
-
realizzazione di fossi di guardia e linee di scolo superficiali per migliorare
il deflusso delle acque ed evitare pericolosi ristagni
-
realizzazione di un sentiero di collegamento con la frazione di Vallucciole.
Crocefisso q.570
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Crocefisso
q.570
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