DATA: 29
agosto 2008
PARTENZA: Dalla diga di Vagli (Toscana). La si costeggia arrivando al bivio tra il
paese di Vagli di Sopra e Vagli di Sotto.(Noi esattamente abbiamo
parcheggiato di fianco all’albergo ristorante “Il Lago” in direzione di Vagli
di Sotto e a poche decine di metri dal bivio).
ITINERARIO: Albergo “Il Lago”q.585 (A piedi per asfaltata si arriva al bivio
tra Vagli di Sotto e Vagli di Sopra e si volta a sinistra in salita per Vagli
di Sopra) – Bivio
q.649 (Sul bivio statua in ricordo dei caduti nei lavori in cava. A destra
indicazioni per Campocatino, Gorfigliano e Camporgiano. Noi a sinistra per Vagli
di Sopra) – Vagli
di Sopra q.717 (Bivio. A destra indicazioni per Campocatino, Gorfigliano e
Monte di Roggio. Noi a sinistra tra le case. Sul bivio una bella fonte) – Deviazione (Lasciamo l’asfaltata e a destra fra le case
saliamo per mulattiera che è CAI 177) – I° Maestà q.830 (Dentro un casotto di
pietra) – II° Maestà
q.906 (Dentro un casotto di pietra) – Campocatino q.984 (L’arrivo è preceduto
da alcune vecchie case. Incrocio e cartelli. A destra proviene l’asfaltata da Vagli
di Sopra, a sinistra fonte,chiesetta e sentiero CAI 147 per San Viano. Noi
dritto sempre per CAI 177. Il nucleo di case di Campocatino è parzialmente
ristrutturato) – Piazzola q.1035 (Appena sopra le case
di Campocatino. I segni CAI spariscono, seguiamo la traccia a sinistra poi
subito a destra in salita) – Bivio q.1644 (La traccia in salita a
sinistra segnata dal CAI porta direttamente sul crinale evitando di andare al
vicino Passo della Focoloccia. Noi dritto, la traccia ormai è scomparsa causa
lavori in cava) – Passo
della Focoloccia q.1642 (Sotto di noi si vede il Bivacco Aronte. Ora a
sinistra per traccia si guadagna il crinale per la vetta del Tambura) – Bivio q.1711 (Si ritrova la traccia che
sale dal bivio q.1644 per evitare il Passo della Focoloccia) – Monte
Tambura q.1890 (Omino di sasso sulla vetta. Ora in discesa tra rocce e
ghiaie, direzione sud) – Passo della
Tambura q.1620 (Stretta forcella con cartelli. Scendiamo a destra per
mulattiera CAI 35 che è la “Via Vandelli”) – Bivio q.1429 (La “Via Vandelli”
prosegue fino al paese di Resceto. Noi a sinistra al vicino rifugio) – Rifugio Nello Conti q.1442 (Visibile
solo all’ultimo minuto. Ci fermiamo a pernottare).
QUOTA MASSIMA: 1890 m
LUNGHEZZA: 10,7 km
DISLIVELLO TOTALE: 1470 m
DIFFICOLTA: EE
DIFFICOLTA: EE
NOTE:
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Sentieri |
-Qualche
semplice tratto attrezzato sul CAI 177 tra Campocatino e il Passo della
Focoloccia.
-Il
sentiero CAI 177 da Vagli di Sopra al Passo della Focoloccia è
prevalentemente in ombra.
- Nel 2017 è stato creato il sentiero CAI -1000 (Sentiero dei Meno Mille) che si interseca con il CAI 177 a circa 1600 metri sotto il passo della Focolaccia per poi raggiungere la cresta nord occidentale del monte Tambura, nella relazione non viene citato. - Causa la natura attiva delle cave al passo della Focolaccia, i sentieri che salgono al monte Tambura col tempo potrebbero subire variazioni |
Fonti
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Alcune fontane lungo la strada che porta a
Vagli di Sopra.
Fontana a Campocatino.
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TEMPI RILEVATI:
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Tempo
Totale (ore)
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TEMPI RILEVATI:
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Tempo
Totale (ore)
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0,00
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Bivio q.1644
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3,05
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0,10
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Passo della Focoloccia
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3,10
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0,20
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Bivio q.1711
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/
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0,23
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Monte Tambura
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3,50
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0,34
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Passo della Tambura
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4,25
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II° Maestà
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0,43
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Bivio q.1429
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4,45
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0,53
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Rifugio Conti
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4,50
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0,59
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Bivio q.649
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Discesa dal monte Tambura verso il passo Tambura
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Discesa dal monte Tambura verso il passo Tambura
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La storia di Campocatino
Campocatino non fu
mai abitato stabilmente, non ebbe mai una sua chiesa ne un suo campanile,
quella che si trova attualmente, la cappella di san Viviano è stata costruita
solo negli anni sessanta dagli abitanti di Vagli sopra.
Nelle mappe del sei-settecento il villaggio viene indicato con l'espressione "capanne fatte dai vaglini", mentre con il termine Campocatino si intendeva piuttosto fare riferimento alla località. Nei capitoli della comunità di Vagli sopra del 1761 a Campocatino è riservato il trattamento di "alpe": territorio cioè destinato
ai campi per
coltivazioni varie, ai prati e ai poggi, i quali venivano curati due volte
l'anno.
Da alcune mappe sembra che le "capanne" di Campocatino, risultino dei Caselli con muri portanti e finestre. Quello che sappiamo con certezza è soltanto che i vecchi vaglini avevano saputo creare un intero villaggio senza turbare gli equilibri naturali, sfruttando al meglio le risorse ed i materiali reperibili sul posto. I Caselli sono infatti costruiti in pietra marmorea locale, cementata con calce prodotta in qualche vicina corbella. Le piastre che ricoprono i tetti provengono ugualmente da una località vicina a Campocatino. I Caselli di Campocatino hanno svolto per secoli una triplice funzione ;
- fornivano un riparo ai singoli pastori, o
ad intere famiglie durante il periodo dell'alpeggio
- costituivano un utile magazzino per i prodotti del suolo, raccolti nei territori circostanti, e per gli attrezzi agricoli - riparavano dalle intemperie i piccoli animali (capre e pecore) . I Vaglini non risparmiarono sacrifici, fatiche e sudori ( e neppure lotte interminabili contro i vicini-nemici di Gorfigliano) ma
la coltivazione
delle varie " porchette"(appezzamenti di terra ) di Campocatino fu
sempre garantita, e la manutenzione dei caselli fu curata attentamente, di
generazione in generazione.
Purtroppo durante l'autunno del 1944 i caselli di Campocatino furono bruciati dai tedeschi, forse perché ritenuti rifugio di partigiani. Nel dopoguerra le condizioni socio-economiche dei paesani hanno subito un forte cambiamento, in quanto sempre meno erano i pastori, quindi aumentavano i cavatori, i quali stanchi da giornate di lavoro massacranti non si curavano più dei caselli. Solo negli anni sessanta ci fu un inversione di tendenza, alcuni Vaglisoprini ( i fratelli Pellinacci ) appassionati da questo posto ristrutturarono i loro caselli per trascorrere vacanze, ma questo non fu così per tutti. Un'altro problema riguarda anche l'autorità del parco preoccupata per le azioni di restauro fatte non solo in economia ma anche in assoluto dispregio di ogni regola paesaggistica, fu costretta ad assumere un atteggiamento molto rigoroso e a rilasciare permessi con il contagocce. Spesso dei singoli caselli risultano proprietari una vera e propria moltitudine di persone ( anche cinquanta o cento ), alcune delle quali residenti a Vagli, altre a Lucca,Pisa, o addirittura all'estero. |
La storia del lago di Vagli
Là dove oggi sorge il Lago di
Vagli, un lago artificiale creato da una profonda diga, esisteva un paese dal
nome di Fabbriche di Carreggine ormai scomparso perché sommerso dalle acque
del bacino. Il paese
era stato costruito nel XIII secolo, sulle rive del fiume Edron. Dal 1946 gli abitanti vengono trasferiti in
un nuovo paese, Vagli Sotto, oggi sito sul promontorio del lago. Viene così
dato il via alla costruzione della diga e alla creazione del lago, sfruttato
per usi idroelettrici e come riserva d'acqua per tutta la zona, soprattutto
come prevenzione agli incendi che potrebbero colpire le zone circostanti molto boschive. Il lago viene svuotato ogni
10 anni per la manutenzione della diga, ed è solo in questa occasione che il
paese riaffiora agli occhi della gente del posto, durante il resto degli
anni, le case sono completamente sommerse. L'aspetto del paese, denominato il
paese fantasma, è molto suggestivo, frutto di un luogo che, rimasto sommerso
per ben 10 anni, non può che riemergere con un'immagine eterea, irreale,
deserta, abbandonata, con il campanile dell'antica chiesa romanica di S.
Teodoro, ormai in rovina. |