DATA: 30
agosto 2008
ITINERARIO: Rifugio Nello Conti q.1442 (Ci portiamo sulla mulattiera “Via
Vandelli”) – Bivio q.1429 (A sinistra la “Via
Vandelli” scende a Resceto, noi a destra in salita che è anche CAI 35) – Passo della Tambura q.1620 (Stretta forcella con cartelli. A
sinistra si sale per la vetta del monte Tambura, noi scendiamo sul versante
opposto sempre per “Via Vandelli” CAI 35, nella discesa tagliamo un paio di
curve per ghiaione) - Bivio
q.1607 (A destra c’è il sentiero CAI 165/CAI 146, continuiamo scendere
sulla via Vandelli CAI 35) – Fonte
q.1562 (Tubo di gomma e abbeveratoi) – Bivio
q.1185 (Piccola cava dismessa sul bivio: a sinistra c’è il CAI 147 per
Campocatino, noi stiamo sulla via Vandelli CAI 35) – Bivio
q.1124 (Sulla destra ci rimane un casottino in cemento dietro il quale sale
il sentiero CAI 146 poco evidente per l’ex ferrata Vecchiacchi e la Focetta
dell’Acqua Fredda, stiamo sulla via Vandelli) – Deviazione
q.1106 (La via Vandelli continua scendere per le cave di Arnetola, noi la
lasciamo e andiamo dritto a destra in salita sul largo sentiero CAI 35,
cartelli) – Bivio
q.1101 (Cartelli e innesto sul CAI 31: a sinistra scende alle cave di Arnetola,
noi andiamo dritto sulla larga mulattiera nel bosco, segni CAI sporadici) – Fosso q.1187 (Fosso d’acqua e
cascatella nel fitto bosco) - Bivio q.1229 (Usciamo temporaneamente
dal bosco, in prossimità di due vecchi cippi di cemento, a sinistra scende nel
bosco un largo sentiero abbandonato che può passare inosservato, stiamo sulla
mulattiera CAI 31 in piano che in breve rientra nel bosco) – Passo Sella q.1496 (Alcuni cippi a
ricordo dei caduti in montagna e cartelli. Noi a sinistra, sud-est per CAI 144
con traccia nel prato poco visibile e poco segnata) – Pluviometro q.1509 (Strumento per la
misura della quantità di acqua caduta: è riconoscibile per la grande antenna.
La traccia prosegue stando a destra del crinale delle Cime di Romecchio) – Forcella q.1535 (Ora il CAI 144 scende
ripidamente a sinistra sul versante opposto) – Deviazione q.1516 (Siamo scesi di poche
decine di metri dalla forcella e lasciamo il CAI 144 che prosegue in discesa e saliamo senza
traccia né sentiero tra erba e sassi costeggiando la parete sulla destra) – Crinale q.1589 (Siamo arrivati sul
punto più alto, ora andiamo a sinistra per largo crinale erboso, direzione
sud-est) – I° Sella q.1607
(Incominciano i tratti ripidi ed esposti, proseguiamo per crinale) – II°
Sella q.1627 (Molto affilata ed esposta, davanti a noi solo una parete di
roccia, rinunciamo e torniamo sui nostri passi fino al sentiero CAI 144) – Deviazione
q.1516 (Ora per CAI 144 a destra in discesa) – Sella
q.1606 (A destra una traccia non segnata porta in breve alla facile vetta
del monte Fiocca, noi a sinistra sempre per
CAI 144) – Passo
Fiocca q.1554 (Molto spettacolare: a sinistra precipita con una parete
quasi verticale, a destra in discesa il CAI 144 conduce al paese di Arni, noi andiamo
dritto in salita ora per CAI 145 verso la verticale parete del monte Sumbra, arrivati
in prossimità della parete si continua sul lato destro, sud) – Inizio ferrata Malfatti q.1654 – Fine ferrata Malfatti
q.1731 (Ora a sinistra fino alla vetta) – Monte Sumbra q.1765 (Croce di vetta.
Ora si ritorna verso la ferrata e si prosegue per CAI 145 direzione est) – Forestale q.1454 (Innesto sulla
forestale, la prendiamo a sinistra) - Colle delle Capanne q.1452
(Cartelli e piccola piazzola all’uscita del bosco, noi stiamo a sinistra sulla
forestale che si allarga e continua per la Maestà del Tribbio, a destra c’è il
sentierino CAI 145 per Capanne di Careggine) – Incrocio q.1430 (A sinistra sentiero
non segnato, a destra sentiero in ripida discesa con segni CAI taglia alcuni
tornanti della forestale, noi dritto per forestale) – Bivio q.1311
(A destra e sinistra forestale: noi a sinistra) – Maestà
del Tribbio q.1176 (Incrocio di forestali e sentieri. Appena prima
dell’incrocio scendiamo a sinistra per CAI GT: cartelli indicano Vagli) – Forestale q.1084 (Ora il CAI GT
continua per forestale) – Deviazione
q.1076 (Lasciamo forestale; il CAI GT prosegue a sinistra per sentiero) – Bivio q.863 (Il CAI GT attraversa il
fosso Tassetora a destra e in breve diventa una mulattiera) – Bivio
q.786 (Riattraversiamo il fosso Tassetora a sinistra) – Bivio q.717 (Sulla destra larga
sterrata in salita. Noi dritto per mulattiera e in breve si passa una casa
abbandonata sulla sinistra) – Bivio q.660
(Per mulattiera a sinistra) – Forestale
q.648 (Innesto su una curva a gomito della forestale : noi a destra in
discesa) – Cenotafio q.619 (Passate alcune case
abbandonate c’è un monumento funerario, s’inizia a costeggiare il lago di Vagli
che in questo tratto è completamente asciutto)
– Ponte q.598 (Grande e spettacolare
ponte che attraversa il lago, dopo poco averlo attraversato inizia
l’asfaltata) – Vagli
di Sotto q.611 (Il paese ci rimane a destra, noi stiamo per asfaltata a
sinistra e in breve tralasciamo una strada a sinistra che porterebbe a Vaiano
fino a raggiungere il secondo grande ponte che attraversa il lago) – Albergo Il Lago q.585
QUOTA MASSIMA: 1765 m
LUNGHEZZA: 20,5 km
DISLIVELLO TOTALE: 1300 m
DIFFICOLTA: EE
DIFFICOLTA: EE
TEMPI RILEVATI:
|
Tempo
Totale (ore)
|
TEMPI RILEVATI:
|
Tempo
Totale (ore)
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Rifugio Conti
|
0,00
|
Passo Fiocca
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4,45
|
Bivio q.1429
|
/
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Inizio ferrata
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5,00
|
Passo della Tambura
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0,30
|
Fine ferrata
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5,10
|
Bivio q.1607
|
0,32
|
Monte Sumbra
|
5,15
|
Fonte
|
0,35
|
Forestale q.1454
|
6,09
|
Bivio q.1185
|
1,16
|
Colle delle Capanne
|
6,11
|
Bivio q.1124
|
1,24
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Incrocio q.1430
|
6,13
|
Deviazione q.1106
|
1,27
|
Bivio q.1311
|
6,32
|
Bivio q.1101
|
1,30
|
Maestà del Tribbio
|
6,53
|
Fosso q.1187
|
1,48
|
Forestale q.1084
|
7,03
|
Bivio q.1229
|
1,58
|
Deviazione q.1076
|
7,05
|
Passo Sella
|
2,50
|
Bivio q.863
|
7,28
|
Pluviometro
|
2,56
|
Bivio q.786
|
7,37
|
Forcella q.1535
|
3,01
|
Bivio q.717
|
7,45
|
Deviazione q.1516
|
/
|
Bivio q.660
|
7,53
|
Crinale q.1589
|
3,20
|
Forestale q.648
|
7,54
|
I° Sella
|
3,27
|
Cenotafio
|
7,59
|
II° Sella
|
3,32
|
Ponte
|
8,11
|
Deviazione q.1516
|
3,56
|
Vagli di Sotto
|
8,21
|
Sella q.1606
|
4,33
|
Albergo “Il Lago”
|
8,35
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NOTE:
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Sentieri
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Portare
buona scorta di acqua (almeno 1,5 litri a testa) per assenza di fonti e
ruscelli.
Il
tragitto dal Rifugio Conti fino al passo Sella è abbastanza in ombra e si
percorre bene anche in piena estate. Più caldo dal Passo Sella al Monte
Sumbra.
Ferrata
Malfatti del Monte Sumbra è banale e non richiede l’imbrago.
Abbiamo
provato a percorrere tutto il crinale che dalle Cime di Romecchio arrivano
fino alla vetta del monte Fiocca, ma dopo la seconda sella q.1627 era troppo
esposto e il proseguimento diventa alpinistico.
Nel
complesso escursione molto lunga e faticosa
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Fonti
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Fonte
(unica di due giorni) dopo poco essere scesi dal passo Tambura, a volte non
c’è acqua. Il gestore del Rifugio Conti suggerisce in tal caso di seguire il
tubo di gomma che dagli abbeveratoi arriva fino a una piccola cavità dalla
quale prende acqua e vedere se lì ce n’è.
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Tracce GPS
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Fonte q.1562
(Tubo di gomma e abbeveratoi. In alto si
vede il passo Tambura)
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Bivio q.1124
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Passo Sella q.1496 (si continua per CAI 144
per traccia poco visibile: davanti a noi le Cime di Romecchio )
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Le tecniche di escavazione del
marmo delle
Alpi Apuane
Fin dai primi sfruttamenti delle cave compiuti nell'antichità, l'estrazione del marmo dalle Alpi Apuane ha profondamente condizionato e scolpito il paesaggio appenninico attorno a Carrara. Salendo lungo i percorsi che da secoli permettono il trasporto della preziosa pietra, tutto ciò che si incontra è stato ed è, ancora oggi, funzionale alle tecniche di sfruttamento dei bacini marmiferi, tecniche che non hanno subito significative innovazioni fino al XVI secolo.
Prima di questo periodo, infatti,
le procedure di escavazione utilizzate sono state direttamente ereditate dai
cavatori romani dei primi secoli avanti Cristo, consistenti nell'utilizzo
accorto delle sottili fessure che suddividono i diversi strati del marmo. Gli
schiavi, grazie a scalpelli metallici e cunei di legno fatti gonfiare con
acqua ed infilati nelle crepe naturali, riuscivano agevolmente a separare
dalla montagna i blocchi di marmo che venivano poi imbarcati nella vicina
Luni. Proprio in riferimento a questa antica ed importante città i Romani
chiamavano "lunensi" i marmi delle Alpi Apuane.
Con l'arrivo degli esplosivi cambiarono radicalmente le tecniche di escavazione ed il paesaggio appenninico subì un profondo cambiamento. Sorsero un po' ovunque i caratteristici "ravaneti", grandi accumuli con forte pendenza formati da detriti, testimoni dei grossi sprechi di marmo prodotti con le esplosioni. Queste colate di scarti sono attraversate dalle ripide "vie di arroccamento" grazie alle quali si possono raggiungere i bacini di estrazione. I trasporti non erano senza dubbio agevoli: fino a non molti anni fa per portare il marmo a fondo valle si utilizzava la "lizza", una grossa slitta assicurata con un cavo metallico che scivolava su tronchi lubrificati con pendenze anche oltre il 45%.
Poco a poco nacquero le prime
attività industriali di lavorazione del marmo con laboratori ed opifici per
il taglio delle lastre e la loro lucidatura. Questi primi agglomerati
produttivi si concentrarono soprattutto in fondo valle per sfruttare
l'energia idraulica dei fiumi.
L'introduzione, alla fine del XIX
secolo, del filo elicoidale d'acciaio per tagliare la pietra rappresentò una
vera e propria rivoluzione. Questo cavo metallico, capace di affondare nella
pietra, premuto insieme ad una miscela di acqua e sabbia, anche 10 cm ogni
ora, sostituì quasi completamente gli esplosivi e determinò un altro visibile
cambiamento paesaggistico. La montagna non viene più distrutta lasciando
cumuli di macerie, ma è letteralmente tagliata, incisa con precisione creando
paesaggi surreali fatti di immense gradinate, innaturali pareti rettilinee,
vasti pianori detti "piazzali di cava" dove la pietra viene
tagliata e caricata sui camion.
Per valorizzare e difendere questo
patrimonio paesaggistico nel 1985 la Regione Toscana ha istituito il Parco
Naturale Regionale delle Alpi Apuane; sono possibili visite guidate alle cave
ed escursioni su itinerari attrezzati.
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La Via Vandelli
Nel marzo 1738, per motivi politici, fu
concordato il matrimonio, che sarebbe poi avvenuto nel 1741, fra Ercole
Rinaldo d’Este, erede del Duca di Modena, e Maria Teresa figlia del Duca di
Massa Cybo – Malaspina: per questo motivo, ma anche per assicurarsi un sbocco
sul mare, il Duca di Modena Francesco III° d’Este commissionò al suo
ingegnere, l’abate Domenico Vandelli (1691/1754), la costruzione di una
strada che unisse Modena a Massa evitando, per ovvie ragioni territoriali, di
transitare sia attraverso lo Stato Pontificio sia attraverso il Granducato di
Toscana e sia attraverso il Ducato di Lucca. Il percorso risentì di questi
impedimenti e delle difficoltà di attraversare la catena appenninica e le
Apuane: valicò il primo ostacolo al Passo di San Pellegrino in Alpe e il
secondo al Passo della Tambura (m. 1670). La strada fu iniziata nel 1738 e
terminata nel 1751, ma non riuscì così come di voleva che fosse: l’asprezza
del terreno nel versante apuano non ne rese agevole la costruzione nonostante
che per costruirla si fossero impiegate maestranze provenienti dal Piemonte
specializzate nella costruzione di muri a secco per sostenere la Via nei
tratti più ripidi.
Camminando sulla Via Vandelli
Da Modena la Via Vandelli si
dirigeva a Pavullo nel Frignano quindi a Barigazzo per salire, poi, al Sasso
Tignoso sopra Sant’Anna Pelago e per l’Imbrancamento e Santona valicava poi
l‘Appennino al passo di San Pellegrino in Alpe. Scendeva poi da Chiozza verso
la Garfagnana e svoltava a destra prima di Castelnuovo per dirigersi verso la
valle dell’Edron a Fabbriche di Careggine: per chi avesse visitato questo
paese sommerso dal lago di Vagli durante uno dei decennali svuotamenti del
bacino artificiale è opportuno ricordare che la Via Vandelli attraversava il
paese sopra il caratteristico ponte. Da qui la strada saliva verso la Valle
di Arnetola, oltre Vagli di Sopra, per affrontare l’ardua ascesa al Passo
della Tambura: questo passo, così come lo vediamo adesso, fu allargato
artificialmente con le mine per farvi passare la Via. Da qui la strada
precipita verso Resceto superando un dislivello di 1.100 m. in appena 6 km
grazie all’abbondante uso di muri a secco (questa parte di strada è stata
recentemente restaurata con grande perizia da parte della Comunità Montana ed
è in ottimo stato) per poi terminare a Massa.
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