Lunga escursione nel comprensorio di Fontana Moneta nell'appennino Faentino da Rivacciola a Cà di Malanca
DATA: 16 marzo 2014
PARTENZA: Da
Castel Bolognese (sulla Via Emilia tra Imola e Faenza), prendiamo la SP.306
oltrepassando i paesi di Riolo Terme e Casola Valsenio fino alla località
Rivacciola, esattamente 0,5 km prima di arrivare a Mercatale (26,6 km dalla Via
Emilia). Dobbiamo individuare in basso alla nostra destra, il piccolo cimitero di
Rivacciola dove possiamo eventualmente parcheggiare, l’escursione inizia a
sinistra dove c’è il cartello del CAI GCR o Corolla delle Ginestre.
Consigliata la carta escursionistica scala 1:25000
"Gli antichi sentieri attorno al rifugio di Fontana Moneta"
ITINERARIO:
Rivacciola q.276 (Dalla SP.306 iniziamo
prendendo la piccola stradina a sinistra di fianco alcune abitazioni, che poi
prosegue in salita dietro le stesse, indicazioni su cartello CAI) – Bivio q.314 (Bivio della carrozzabile:
a destra conduce a Piancastello, indicazioni, noi dritto in salita
oltrepassiamo una casa abitata) – Ca’ Ruinate q.344 (Vecchia casa e
capannone, il CAI GCR prosegue in salita ora su sterrata dietro quest’ultimo) – Bivio
q.392 (Bivio della sterrata, dritto a destra non è segnata, noi dritto a sinistra
in salita) – Incrocio q.418 (Dritto a sinistra
non è segnata, alla nostra destra ci proviene la sterrata dal bivio precedente,
noi dritto in salita oltrepassiamo un capanno di caccia) – Bivio q.449 (Bivio di larghi sentieri sterrati:
a destra prosegue in falsopiano, noi dritto in salita che è sempre CAI GCR) – Deviazione
q.468 (Lasciamo il largo sentiero sterrato, il CAI GCR ora prosegue a
destra per sentiero che in breve inizia a salire ripidamente attraverso la
pineta) – Sella q.557 (Siamo in mezzo al bosco, a
sinistra scende un sentiero non segnato per Ca’ Banzuole, a destra scende un
sentiero non segnato per Canalecchia, noi teniamo il CAI GCR in salita) – Monte
Cece q.759 (Sulla cima è situata una targa in onore della fanteria inglese
per i meriti che ebbe nella seconda guerra mondiale, ora scendiamo dalla parte
opposta) – Largo
sentiero q.717 (Innesto su largo sentiero dopo la discesa) – Bivio q.700 (Bivio del largo sentiero,
a sinistra prosegue in piano ed è situata una tabella informativa, noi andiamo
a destra in discesa con il CAI GCR e indicazioni per il Poggiolo) – Bivio q.649 (Siamo in un castagneto,
dritto si prosegue in piano, noi a sinistra sempre in discesa con il CAI GCR) – Ca’
Martinfabbro q.553 (Della casa rimane solo un cumulo di sassi, curviamo a
gomito a sinistra in discesa, ora su sterrata) – Bivio q.506 (A sinistra la sterrata
sale, noi curviamo a gomito a destra in discesa) – Deviazione q.422
(Lasciamo la sterrata e scendiamo a sinistra su largo sentiero, in breve
oltrepassato un fosso d’acqua, lo lasciamo perché dritto termina all’agriturismo
“Il Poggiolo”, e scendiamo a vista alla sottostante carrozzabile) – Carrozzabile q.403
(Innesto sulla carrozzabile, siamo poco sotto l’agriturismo “Il Poggiolo”,
dalla parte opposta prendiamo la sterrata che scende al torrente) – Torrente Sintria (Bivio della sterrata,
andiamo a destra e guadiamo il torrente Sintria poi incominciamo a risalire,
siamo sempre sul CAI GCR ora anche UOEI 18)
– Bivio
q.400 (A destra c’è una sterrata non è segnata, noi andiamo dritto in
salita sul CAI GCR/UOEI 18) – Bivio q.447 (Lasciamo il CAI GCR e
risaliamo a destra nel castagneto con il sentiero UOEI 18, segni gialli, che
taglia per poi ricollegarsi poco sopra di nuovo al sentiero sterrato CAI.
Casotto in lamiera sul bivio) – Sterrata q.560 (Il largo sentiero CAI GCR/UOEI
18 dopo che si sono ricongiunti si vanno a innestare in una sterrata, la
teniamo a sinistra seguendo i pali della luce) – Forestale q.596 (Innesto sulla
forestale “Ca’ Malanca-Valgelato”, a destra scende, noi dritto in salita che è
sempre CAI GCR/UOEI 18) – Bivio q.664 (Dritto a sinistra in
discesa inizia un sentiero sterrato non segnato, teniamo la forestale) – Incrocio q.701 (Innesto sulla
carrozzabile, dalla parte opposta scende la forestale “Ca’ Malanca-Corneto”
chiusa da catena, a destra conduce a Croce Daniele, noi andiamo a sinistra con
indicazioni per Ca’ Malanca evitando dopo poche decine di metri il sentiero CAI
505 a sinistra) – Ca’
di Malanca q.720 (Vecchi edifici ristrutturati ora adibiti a museo,
torniamo sui nostri passi) – Incrocio q.701 (Proseguiamo sulla
carrozzabile in piano che è anche CAI 505) – Deviazione q.714 (Lasciamo la
carrozzabile e andiamo a destra su sentiero CAI SF che è anche UOEI 17,
cartello) – Bivio q.711 (Il largo sentiero
prosegue a destra verso il sottostante capanno, noi andiamo dritto sul CAI SF o
UOEI 17 per sentierino) – Il Castellaccio q.725
(Pochi ruderi di quello che era il Castello di Fornazzano, ora il CAI SF/UOEI
17 inizia a scendere) – Casa q.640 (Casa
abitata, la aggiriamo portandoci dietro la stessa e il CAI SF/UOEI 17 prosegue
in discesa) – Fornazzano q.604
(Innesto sulla carrozzabile, la attraversiamo e proseguiamo per sentiero in
discesa CAI SF/UOEI 17 davanti all’antica chiesa, cartelli) – Rudere q.554 (Innesto su largo sentiero
sterrato, lo attraversiamo e scendiamo sempre con il CAI SF/UOEI 17 che passa
di fianco al rudere senza nome su IGM e quotato 554) – Incrocio q.491 (Innesto su forestale
dopo la discesa dal Rudere q.554, a destra oltrepassata una sbarra si biforca,
noi invece andiamo dritto a sinistra che è CAI SF e UOEI 17/18, indicazioni per
Fontana Moneta) – Casa
q.529 (Vecchia casa che ci rimane a poca distanza sulla nostra sinistra) – Bivio q.553 (Bivio
della forestale, a sinistra sale a Verletta, noi a destra in discesa che è
sempre CAI SF/UOEI 17-18) – Bivio q.531 (A sinistra
in ripida salita c’è il sentiero UOEI 110, noi teniamo la forestale ignorando
dopo poche decine di metri un sentiero non segnato a destra) – Bivio
q.526 (Cartelli: dritto inizia il sentiero CAI 543 per Fontana Moneta, noi
teniamo la forestale che inizia a salire, siamo sempre sul CAI SF “Sentiero
Frassati” e sul crocevia UOEI 11) – Bivio q.586 (Bivio della forestale,
dritto curva a destra, noi curviamo subito a destra a ritroso in salita con
cartello che indica “Presiola”, crocevia UOEI 57) – Bivio q.585 (A sinistra
la forestale scende chiusa da catena, noi andiamo dritto e dopo poche decine di
metri, anche se da qui non è ancora visibile, c’è Presiola, crocevia UOEI 56) – Presiola
q.582 (Antica chiesa abbandonata, torniamo sui nostri passi) – Bivio q.585 (Ora
proseguiamo sulla forestale a destra in leggera discesa chiusa da catena che è
sempre CAI SF) – Presioletta q.618 (Ruderi
di case sulla curva a gomito della forestale. Incrocio: a sinistra sale il
sentiero CAI SF e UOEI 14, di fianco ai ruderi c’è un sentiero non segnato, noi
teniamo la forestale che inizia a scendere che è UOEI 16) – Crusazza q.603 (Grande
casa colonica abbandonata) – Bivio q.602 (Dopo appena un minuto
avere lasciato Crusazza, evitiamo lo sterrato che scende a destra e teniamo la
forestale) – Deviazione q.648 (La forestale curva a
gomito a sinistra, c’è un vecchio cancello e una grande impalcatura da muratore
adibita alla caccia, cartelli. Lasciamo la forestale e risaliamo per sentierino
a sinistra che si porta sul crinale alberato, siamo sul CAI SF o UOEI 16) – Deviazione q.690 (Percorsi tratti
panoramici di crinale, il sentiero segnato scende a destra e arriviamo alla
nostra deviazione: a sinistra il CAI SF o UOEI 16 risale riportandosi sul
crinale, noi andiamo a destra, nord, su larga dorsale non segnata) – Capanno
di caccia q.672 (Appostamento fisso di caccia, ci arriviamo dopo un minuto
dalla deviazione precedente, ora si prosegue per sterrata) – Incrocio q.642 (Incrocio di
sterrate/carrozzabili: a destra riporta alla Deviazione q.648, dritto inizia
una sterrata per monte Cece, a sinistra inizia una sterrata in leggera salita
che prendiamo, a sinistra a gomito la carrozzabile scende) – Bivio
q.650 (Un sentiero sterrato risale a destra verso Monte Pianaccino, teniamo
la sterrata in falsopiano, in breve curva a destra e inizia a scendere nel
castagneto riducendosi a sentiero) – Pian
d’Ospino q.536 (Arriviamo al rudere facendo una breve deviazione dal
sentiero, andando a sinistra sul bordo del coltivo e raggiungendolo a vista.
Torniamo sui nostri passi sul sentiero, e in breve si prosegue a mezzacosta nel
castagneto) – Sbarra
q.474 (Scesi attraverso il castagneto, oltrepassiamo un piccolo casotto di
lamiera e arriviamo alla sbarra di ferro, ora si prosegue per sterrata in
salita) – Incrocio q.486 (A
sinistra scende una piccola sterrata a zig-zag, a destra sale un largo sentiero
con pietrisco, noi teniamo la sterrata in falsopiano) – Bivio q.458 (Oltrepassiamo una sbarra
di ferro e c’innestiamo in un'altra sterrata, a destra sale ripidamente, noi a
sinistra in discesa) – Casa
q.386 (Vecchia casa abitata con capannone annesso, si prosegue in discesa
su stradina cementata) – Asfaltata q.310
(Passiamo di fianco a una casa e c’innestiamo sulla stradina asfaltata che è “via
Sfirolo”, la teniamo a sinistra in leggera discesa verso il torrente Senio) – SP.306
q.310 (Innesto sulla strada provinciale, andiamo a destra) – Mercatale q.291 – Rivacciola q.276.
DISLIVELLO TOTALE: 1300 m
QUOTA MASSIMA: Monte Cece q.759
LUNGHEZZA: 22 km
DIFFICOLTA:
E/EE
NOTE:
|
|
Sentieri
|
- Lungo itinerario su sentieri ben segnati
dal CAI e dalla sezione UOEI di Faenza, la parte finale dalla Deviazione
q.690 fino a Rivacciola invece è per sentieri non segnati. Tutta la zona è
percorsa da una fitta rete sentieristica, segnatura classica bianco/rossa del
CAI e gialla da parte dell’UOEI (http://faenza.uoei.it/) che potrebbe creare qualche problema a
chi non conosce la zona.
- La carta escursionistica scala 1:25000
"Gli antichi sentieri attorno al rifugio di Fontana Moneta" è reperibile
nelle librerie locali o dal sito http://www.escursionista.it/
|
La
battaglia di Monte Cece,relazione
integrale tratta dal sito
http://cdglcv.blogspot.it/ Centro di documentazione della guerra di liberazione
Contemporaneamente ai combattimenti di Monte Battaglia, sulle alture
contrapposte del versante di destra della valle del Senio, la I Divisione di
fanteria britannica impegna una lotta selvaggia con la 715a Divisione di
granatieri tedeschi per la conquista dell'importante quota militare di Monte
Cece, dominante la strada Casolana (chiamata direttrice «Freccia» nei
dispacci alleati).
Le truppe inglesi sono costrette ad avanzare su strade e sentieri
resi irriconoscibili dalla pioggia e da un traffico di veicoli militari assai
sostenuto e poco organizzato. Per superare gli ostacoli frapposti dal fango
nello svolgimento di tutte le attività di appoggio alle operazioni militari
vere e proprie, in particolare il rifornimento di armi e viveri e il
trasporto dei feriti, tanto le truppe britanniche che quelle indiane, alle
loro dipendenze, si erano messe ad impiegare i muli su vasta scala. Il 3
ottobre 1944 una brigata di fanteria si conquista a fatica un pezzo di
montagna con un attacco sotto la pioggia battente; ma poi gli inglesi sono
costretti a retrocedere poche ore dopo da un contrattacco che i tedeschi
sferrano con estrema violenza, spalleggiati da alcuni reparti di bersaglieri
dell'esercito repubblichino. Il giorno dopo gli inglesi rinnovano l'assalto,
ma sono costretti a fermarsi alle pendici del monte; un altro battaglione
compie allora un ulteriore tentativo, con la copertura delle mitragliatrici,
ma anche questo è costretto ad arrestarsi a circa 300 metri dalla vetta. Le
speranze di conquista di Monte Cece da parte alleata vengono affidate ad un
ultimo battaglione non ancora impegnato, ma già il primo tentativo dei
fucilieri si conclude con una cruenta delusione. Viene quindi concordato
l'intervento delle artiglierie piazzate a S. Apollinare, ma i fucilieri britannici
impiegano più tempo del previsto per arrampicarsi lungo le pendici del monte,
ostacolati come sono dalla nebbia, dalla pioggia e dal fango così che quando
il fuoco di sbarramento dell'artiglieria cessa i tedeschi possono riprendere
le loro posizioni dominanti e da qui falciare le squadre inglesi che
sopraggiungono. Riprende allora immediatamente il fuoco delle artiglierie
alleate, ma i superstiti del battaglione inglese devono rassegnarsi a
consolidare le loro posizioni a meno di 50 metri dalla cresta di Monte
Cece.
Il tentativo di raggiungere la vetta viene rinnovato l'8 ottobre,
nel primo pomeriggio, e finalmente dopo un sanguinoso corpo a corpo, gli
inglesi conquistano Monte Cece, proseguendo poi nello slancio verso il
displuvio successivo e costringendo i tedeschi a ripiegare sul Cerro e sul
Monte della Vecchia; ma intanto molti soldati della Wehrmacht, stanchi di
combattere, laceri, sfiduciati, si lasciano catturare dagli inglesi che
rastrellano i campi e i boschi del fianco nord del monte. Si può dire che
dalla fine di settembre non solo le zone a ridosso delle linee di
combattimento ma tutto il territorio di Casola si trasforma in teatro di
guerra in quanto costituisce l'immediata retrovia delle truppe tedesche e le
conseguenze per gli uomini e le cose sono disastrose, cosicché il fenomeno
dello sfollamento assume dimensioni massicce. Tra il giorno 25 e il 26
settembre le granate cominciano a cadere sempre più fitte sul paese, lungo il
fiume e la strada provinciale, mentre gli aerei alleati bombardano il centro
abitato, colpendo il Casermone sotto le cui macerie perdono la vita una donna
e due suoi piccoli figli. Nelle strade si ammucchiano ormai cumuli di
macerie, molte case sono sventrate, un denso fumo grava su tutto. Chi è
rimasto in paese cerca di porsi in qualche modo al riparo in rifugi ricavati
nelle cantine o negli anfratti sul fiume dove rimane in paurosa attesa per
due giorni e due notti, tanto dura il cannoneggiamento. Poco prima delle ore
10 del 28 settembre alcuni aerei alleati sbucano da sopra la collina di
Meleta e l'abitato di Casola viene ancora sottoposto ad un violento
bombardamento: finita l'incursione, la calma scende sul paese, rotta qua e là
da lamenti di feriti, da grida di ricerca.
I casolani che ancora erano rimasti escono dai rifugi, raccolgono
qualche indumento personale, spesso rovistando tra le macerie, e quasi tutti
si decidono a sfollare in campagna, in maggioranza oltre il fiume, dove i
combattimenti sono meno intensi. Gli sfollati, soli o a gruppi, chiedono ospitalità
alle famiglie contadine, ospitalità che non viene mai rifiutata, anche se chi
la chiede non è un parente, né un amico, né un conoscente: è questo un altro
tributo che la popolazione contadina paga generosamente alla guerra. A
nessuno viene chiesto conto del passato, non viene mai avanzata una richiesta
di denaro per l'alloggio e il vitto, e tutto ciò di cui dispone la famiglia
contadina viene diviso equamente tra i presenti. Ma neanche in campagna la
popolazione civile può ritenersi al sicuro: il 30 settembre un proiettile
d'artiglieria esplode all'interno di un rifugio improvvisato nei pressi di
Ca' Galassi di Budrio dove sono accalcate alcune famiglie: il ventaglio di
schegge e lo spostamento d'aria uccidono dodici persone. I pericoli cui
debbono soggiacere gli sfollati non si limitano a questo: è sempre incombente
infatti la minaccia di rappresaglie che come abbiamo visto -
colpiscono in modo indiscriminato e feroce. Il 6 ottobre, per citare un caso,
in località S. Andrea in seguito all'uccisione, ad opera di tre partigiani,
di tre tedeschi, non solo le postazioni partigiane vengono bombardate col
fuoco dei mortai, ma vengono date alle fiamme anche due case coloniche. La
rappresaglia continua col prelevamento di circa 50 sfollati casolani che vengono
disposti in fila per la fucilazione. Giuseppe Pittàno, che è fra loro, riesce
a convincere il comandante del plotone della estraneità dei civili nella
uccisione dei tedeschi e della inutilità di una simile strage che invece di
incutere timore non provocherebbe altro che odio. Nei giorni che seguono non
c'è tregua nel bombardamento su Casola e dintorni, mentre innumerevoli
scontri si susseguono tra pattuglie tedesche da una parte e, dall'altra,
pattuglie partigiane e anche alleate che effettuano delle incursioni partendo
dal fronte del loro schieramento che taglia la vallata lungo una linea che va
da Monte Battaglia a Monte Cece. Come ben si può capire a questo punto, le
condizioni della gente di Casola - sia quella sfollata, sia quella rimasta in
paese - stanno raggiungendo un livello di disagio intollerabile e pongono
problemi gravissimi di ogni genere.
|
TEMPI RILEVATI:
|
Tempo
Totale
(ore)
|
TEMPI RILEVATI:
|
Tempo
Totale (ore)
|
Rivacciola
|
0,00
|
Fornazzano
|
3,13
|
Bivio
q.314
|
0,05
|
Rudere
q.554
|
3,17
|
Ca’
Ruinate
|
0,08
|
Incrocio
q.491
|
3,23
|
Bivio
q.392
|
0,14
|
Casa
q.529
|
3,27
|
Incrocio
q.418
|
0,16
|
Bivio q.553
|
3,30
|
Bivio
q.449
|
0,20
|
Bivio
q.531
|
3,37
|
Deviazione
q.468
|
0,22
|
Bivio
q.526
|
3,40
|
Sella
q.557
|
0,38
|
Bivio
q.586
|
3,48
|
Monte
Cece
|
1,02
|
Bivio q.585
|
3,53
|
Largo
sentiero q.717
|
1,06
|
Presiola
|
3,54
|
Bivio
q.700
|
1,08
|
Bivio
q.585
|
/
|
Bivio
q.649
|
1,13
|
Presioletta
|
4,04
|
Ca’ Martinfabbro
|
1,24
|
Crusazza
|
4,16
|
Bivio q.506
|
1,27
|
Bivio q.602
|
4,17
|
Deviazione q.422
|
1,34
|
Deviazione q.648
|
4,30
|
Carrozzabile q.403
|
1,37
|
Deviazione q.690
|
4,43
|
Torrente Sintria
|
1,40
|
Capanno di caccia q.672
|
4,44
|
Bivio q.400
|
1,43
|
Incrocio q.642
|
4,48
|
Bivio q.447
|
1,50
|
Bivio q.650
|
4,49
|
Sterrata q.560
|
2,03
|
Pian d’Ospino
|
5,05
|
Forestale q.596
|
2,10
|
Sbarra q.474
|
5,16
|
Bivio q.664
|
2,19
|
Incrocio q.486
|
5,18
|
Incrocio q.701
|
2,24
|
Bivio q.458
|
5,27
|
Ca’ di Malanca
|
2,27
|
Casa q.386
|
5,34
|
Incrocio q.701
|
/
|
Asfaltata q.310
|
5,44
|
Deviazione q.714
|
2,35
|
SP.306 q.310
|
5,51
|
Bivio q.711
|
2,37
|
Mercatale
|
/
|
Il Castellaccio
|
3,02
|
Rivacciola
|
6,06
|
Casa q.640
|
3,10
|
Monte Cece q.759
|
Monte Cece q.759
|
Monte Cece q.759
|
|
|
Ca’ Martinfabbro q.553
|
Ca’ Martinfabbro q.553
|
Torrente
Sintria (Bivio della sterrata, andiamo a destra e guadiamo il torrente
Sintria poi incominciamo a risalire, siamo sempre sul CAI GCR ora anche UOEI
18)
|
|
|
|
|
|
|
Il Castellaccio q.725
|
Il Castellaccio q.725
|
|
|
|
Casa q.529
|
|
|
|
|
|
Deviazione q.690
|
|
|
|
|
|