giovedì 16 gennaio 2020

Cresta di Nattapiana (PD+)

Itinerario semi alpinistico tra i più difficili delle Alpi Apuane (Toscana), la Cresta di Nattapiana lunga oltre 2 km, affilata e molto esposta, ci tiene costantemente impegnati fino alla vetta del Pizzo d'Uccello.

DATA: 20 luglio 2019

PARTENZA: Con l’autostrada A15 Parma-La Spezia, usciamo al casello di Aulla e prendiamo la SS.63 seguendo le indicazioni per Fivizzano arrivando al paese di Rometta, lo attraversiamo e dopo 1,5 km voltiamo a destra (12,5 km da Aulla) dove troviamo i cartelli per Vinca oltrepassando i paesi di Cassano, Gragnola, Monzone fino ad arrivare a Vinca. All’entrata dell’abitato evitiamo la stradina che sale al centro e teniamo la stradina a destra che bypassa le case da sotto fino arrivare al secondo bivio in prossimità di un rudere dove parcheggiamo, dritto la stradina lascia l’abitato e continua verso la piccola cappella e la statua della Madonna dei Cavatori di Vinca, noi iniziamo risalendo a sinistra verso le abitazioni.




Stralcio della mappa interattiva webmapp tratta dal sito http://www.webmapp.it/

ITINERARIO: Vinca q.757 (Risaliamo con la stradina che subito arriva a delle fonti dietro la chiesa, continuiamo a destra in salita) – Bivio q.788 (Sulla curva della stradina in prossimità di un minuscolo garage in lamiera, a destra inizia il sentiero CAI 15/CAI 38 che sarà il nostro ritorno, cartelli assenti, il bivio passa inosservato. Continuiamo sulla stradina che dopo poche decine di metri termina, possibilità di parcheggio, evitiamo di entrare in centro e risaliamo a destra sullo stradello cementato)      Deviazione q.806 (Appena risaliti con lo stradello cementato oltrepassiamo una piccola fontana e lasciamo il proseguo, iniziamo risalire a destra il sentierino CAI 190, cartelli e segni, che costeggia minuscole recinzioni e continua ripidamente nel bosco)       Bivio q.955 (Il sentiero CAI 190 sta risalendo nella pineta e arriviamo a un bivio, cartelli assenti: a sinistra è segnato giallo/verde, noi continuiamo in salita con il CAI 190)      Bivio q.1160 (Cartelli assenti e il bivio potrebbe passare inosservato: un sentierino continua a mezzacosta con direzione ovest passando sotto i versanti sud della Punta Nattapiana e il Pizzo dell’Aquila, il CAI 190 risale a destra, siamo sempre nel fitto bosco, attenzione ai segni CAI)      Bivio q.1265 (Cartelli CAI: a destra inizia il CAI 191 o sentiero attrezzato Piotti, teniamo il CAI 190 a sinistra dove è presente un cavo corrimano, in breve arriviamo alla Foce dei Lizzari)    -  Foce dei Lizzari q.1280 (Piccola forcella boscosa, dalla parte opposta scende molto ripidamente il CAI 190 che prosegue dando vita al sentiero attrezzato Zaccagna, andiamo a destra con direzione sud/est uscendo immediatamente dal bosco dove ci appare la paretina rocciosa che scaliamo con passaggi di 1°, iniziamo di fatto la lunga cresta di Nattapiana, segni e indicazioni assenti)   -  Monte Bardaiano q.1407 (L’ascesa è ripida e aerea ma non presenta difficoltà, particolare attenzione bisogna porla alla nostra sinistra, versante nord, che precipita per molte centinaia di metri, peculiarità che rimarrà fino al raggiungimento della vetta del Pizzo d’Uccello. Dal monte Bardaiano, che in questo frangente risulta ancora anonimo, la cresta perde quota diventando particolarmente affilata e molto esposta in entrambi i versanti)   -  1° Sosta q.1385 (In pochi minuti e persi circa 20 metri di quota dalla vetta del monte Bardaiano raggiungiamo la sosta per calata in corda doppia situata al culmine della crestina affilata e in posizione precaria, la discesa è di circa 13/14 metri in estrema esposizione, dalla forcellina sottostante riprendiamo risalire tenendo il filo di cresta arrampicando con passaggi di 2°, alle nostre spalle ora possiamo ammirare in tutta la sua bellezza l’aguzza sagoma del monte Bardaiano appena sceso)   -    2° Sosta q.1390 (La seconda calata in corda doppia ci fa superare una paretina obliqua di circa 5/6 metri ma povera di appigli, dalla forcellina sottostante aggiriamo la cresta sulla destra, poi dopo pochi metri arrampichiamo con delicato passaggio di 2°/2°+ in discreta esposizione per riprendere il filo di cresta)   -  3° Sosta q.1405 (Caliamo in corda doppia per circa 13/14 metri su roccia ben scalinata, delle tre calate è sicuramente la più facile e in libera comporterebbe dei passaggi di 2°, superata la terza sosta la cresta diventa relativamente larga e ben camminabile in costante ascesa)   -  Monte Abeta q.1487 (Dall’anonimo monte Abeta, la cresta continua semi pianeggiante caratterizzata da placche rocciose e fini detriti, come al solito il versante nord precipita verticalmente mentre quello sud degrada dolcemente, fino arrivare al punto in cui davanti a noi risale affilata e imponente. Il nostro obiettivo ora è quello di risalire la ripidissima rampa di paleo che si mantiene parallela ma poco sotto la cresta, versante di Vinca, seguendo una esile ma evidente traccia di passaggio)  -   Cima q.1651 (Risalita la ripida rampa erbosa, attenzione alla possibile presenza di capre selvatiche, ci aspetta qualche traverso facile ma non da sottovalutare che ci riconduce sul filo di cresta appena sotto la cima senza toponimo e quotata 1651 da CTR Toscana. Affrontiamo direttamente il ripido pendio camminando prevalentemente a “quattro zampe” più che arrampicando, tecnicamente pur essendo facile risulta molto infido perché la roccia è molto sdrucciolevole e non offre garanzia di buoni appigli, siamo consapevoli che alle nostre spalle una eventuale scivolata ci condurrebbe al precipizio del temuto versante nord del Pizzo d’Uccello. Dalla cima ora ci appare in primo piano l’imponete cresta nord/ovest del Pizzo d’Uccello, non la dobbiamo arrampicare direttamente ma va individuata con molta fatica l’impercettibile cengia che obliqua in salita la liscia parete di placche rocciose e sdrucciolevoli, versante di Vinca, questo traverso seppur tecnicamente facile, risulta estremamente infido e pericoloso perché l’appoggio per i piedi è minimo e le possibilità di far presa con le mani praticamente nulla, solo nella seconda metà di questo tragitto potremmo scorgere un sottile filo metallico elicoidale in forte degrado utile solo come riferimento e qualche spit che a questo punto risulta inutile)   -  Spallone sud/ovest q.1655 (Il traverso si esaurisce al raggiungimento della dorsale, il punto è quotato 1655 metri da CTR Toscana, ora l’ascesa finale ci porta a salire il ripidissimo e sdrucciolevole pendio con direzione nord/est senza traccia di passaggio o riferimenti. Generalmente indicato come “facile”, questa salita non è sicuramente banale perché avviene su terreno molto instabile causando scariche di sassi a chi ci segue, poi raggiunta la cresta principale che avevamo lasciato dopo la Cima q.1651, la percorriamo senza difficoltà arrivando in breve alla vetta)      Pizzo d’Uccello q.1783 (Piccola croce e omino di sassi con libro delle firme, ora scendiamo per la via normale ben segnata e frequentata attraverso il versante sud orientale, numerosi passaggi di 1°)   –   Giovetto q.1499 (Cartelli CAI al termine della discesa: tralasciamo a sinistra il CAI 181/CAI 37 e a destra il CAI 191 che scende nella vallata, continuiamo dritto con direzione sud percorrendo il CAI 181 per foce Giovo, il sentiero entra nel bosco per bypassare il promontorio che separa foce Giovo dalla foce Giovetto)   -  Foce Giovo q.1498 (Ampia sella erbosa con cartelli, incrocio: a sinistra scende il CAI 37 per il rifugio Donegani, dritto c’è il CAI 179 che si mantiene a mezzacosta sotto la cresta del Garnerone in direzione del rifugio Orto di Donna, sud, noi scendiamo nella vallata a destra sul sentiero CAI 175/CAI 37)  -  Bivio q.1334 (Cartelli CAI anticipano l’arrivo ai ruderi delle Capanne del Giovo: a sinistra il CAI 37 continua per Capanna Garnerone e la foce di Navola, continuiamo a scendere la verde vallata con il sentierino CAI 175 nascosto dall’alto paleo)      Capanne del Giovo q.1315 (Numerosi ruderi di sasso sparsi nella radura, la traccia è ben marcata prosegue sotto gli stessi con direzione ovest, possibile traccia a sinistra che si ricollega al CAI 37)     Fonte q.1210 (Fonte e rudere sepolto dalla vegetazione, il sentiero CAI 175 continua entrando nel bosco)   Marginetta q.881 (Al termine della discesa usciamo in una piazzola dove c’è la grande marginetta, incrocio: a sinistra c’è la mulattiera CAI 38 che entra nel bosco, a sinistra in discesa un largo tracciato che scende, noi prendiamo il sentiero CAI 175/CAI 38 sotto la marginetta)      Torrente Doglio q.869 (Precipita in una stretta forra sotto di noi)        Asfaltata q.788 (Innesto sulla stradina asfaltata di Vinca fatta in mattinata, andiamo a sinistra in discesa ripassando dalle fonti dietro la chiesa)      Vinca q.757.


NOTE:
LUNGHEZZA: 8,5 km
DIFFICOLTA: PD+
DISLIVELLO TOTALE: 1100 m
QUOTA MASSIMA: Pizzo d’Uccello q.1783

















Sentieri



- Itinerario semi alpinistico tra i più difficili delle Alpi Apuane, nella lunghissima Cresta di Nattapiana si devono cimentare solo escursionisti molto esperti con attitudini alpinistiche e conoscitori di queste montagne, indispensabile ottima visibilità e meteo stabile. La cresta lunga oltre 2 km è priva di indicazioni o segnatura, è caratterizzata da numerosi passaggi di 1° e 2°+ con notevole esposizione su terreno infido e sdrucciolevole, non vi sono vie di fuga per abbandonare la lunga cavalcata.

Sono previste 3 calate in corda doppia a distanza ravvicinata tra loro:

 1° calata dal monte Bardaiano, 13/14 metri in grande esposizione
 2° calata da una paretina obliqua di 5/6 metri (alcune relazioni dichiarano facoltativa la discesa in doppia, ma la placca si presenta povera d’appigli e problematica da disarrampicare, il versante nord della cresta è in estrema esposizione e conviene non rischiare)
 3° calata di 13/14 metri su cresta ben scalinata di 2°, è la più facile delle tre ma conviene perdere un po’ più di tempo e farla in sicurezza con l’ausilio della corda.

Seppur prive di grado alpinistico, risultano molto infide e pericolose:

1) La salita del ripido pendio molto sdrucciolevole e privo di appigli alla Cima q.1651
2) Il lungo traverso obliquo sotto il Pizzo d’Uccello, lo percorriamo appena oltrepassata la Cima q.1651 lasciando momentaneamente la Cresta di Nattapiana e collegandoci allo Spallone sud/ovest q.1655, l’esilissima cengia su placche e fini detriti rocciosi consente a malapena l’appoggio del piede e non vi sono appigli per le mani, sotto di noi c’è una discreta esposizione. Nella seconda metà del traverso sono presenti qualche recente spit e un sottile fatiscente cavo lungo pochi metri, utile solo come riferimento della posizione e da evitare assolutamente di utilizzarlo.
3) La salita finale dallo Spallone sud/ovest q.1655 fino la vetta del Pizzo d’Uccello: generalmente l’ascesa è menzionata come “facile” perché non vi sono difficoltà tecniche, ma il pendio è ripidissimo e instabile causa piccoli detriti rocciosi, possiamo provocare scariche di sassi a chi ci segue.

Materiale utilizzato
1 corda da 30 metri per calata in doppia
Imbrago, discensore, casco
Qualche moschettone e fettucce varie che possono sempre tornare utili.


Rifugi-Bivacchi
- Assenti

Fonti
- Alla partenza da Vinca
- Sul CAI 175 a q.1210 (15 minuti dopo avere oltrepassato le Capanne del Giovo in direzione di Vinca presso un rudere sepolto dalla vegetazione)




TEMPI RILEVATI:
Tempo
      Totale
      (ore)
Vinca
0,00
Bivio q.788
/
Deviazione q.806
0,07
Bivio q.955
0,28
Bivio q.1160
1,00
Bivio q.1265
1,15
Foce dei Lizzari
1,18
Monte Bardaiano
1,40
1° Sosta
1,48
2° Sosta
/
3° Sosta
2,25
Monte Abeta
/
Cima q.1651
3,55
Spallone sud/ovest
/
Pizzo d’Uccello
4,45
Giovetto
5,40
Foce Giovo
5,56
Bivio q.1334
6,10
Capanne del Giovo
6,14
Fonte q.1210
6,26
Marginetta q.881
7,04
Torrente Doglio
7,09
Asfaltata q.788
/
Vinca q.757
7,26




Vinca q.757 (Risaliamo con la stradina che subito arriva a delle fonti dietro la chiesa, continuiamo a destra in salita)
Vinca q.757 (Risaliamo con la stradina che subito arriva a delle fonti dietro la chiesa, continuiamo a destra in salita)
Deviazione q.806 (Appena risaliti con lo stradello cementato oltrepassiamo una piccola fontana e lasciamo il proseguo, iniziamo risalire a destra il sentierino CAI 190, cartelli e segni, che costeggia minuscole recinzioni e continua ripidamente nel bosco)
Foto di Paolo Mazzoni
Il sentierino CAI 190
Foce dei Lizzari q.1280 (Piccola forcella boscosa)
 Foto di Paolo Mazzoni

Dalla foce dei Lizzari andiamo a destra con direzione sud/est uscendo immediatamente dal bosco dove ci appare la paretina rocciosa che scaliamo con passaggi di 1°, iniziamo di fatto la lunga cresta di Nattapiana, segni e indicazioni assenti
Inizio della Cresta di Nattapiana
Monte Bardaiano q.1407 (Dalla vetta del monte Bardaiano che in questo frangente risulta ancora anonimo, la cresta perde quota diventando particolarmente affilata e molto esposta in entrambi i versanti e conduce verso la 1° sosta)
1° Sosta q.1385 (In pochi minuti e persi circa 20 metri di quota dalla vetta del monte Bardaiano raggiungiamo la sosta per calata in corda doppia situata al culmine della crestina affilata e in posizione precaria)
1° Sosta q.1385 (Discesa in corda doppia dal monte Bardaiano)

Discesa in corda doppia dal monte Bardaiano
Solo dopo averlo oltrepassato possiamo ammirare in tutta la sua bellezza l’aguzza sagoma del monte Bardaiano appena sceso
2° Sosta q.1390 (La seconda calata in corda doppia ci fa superare una paretina obliqua di circa 5/6 metri ma povera di appigli)
Vista sul paese di Vinca da quale siamo partiti

La seconda calata in corda doppia ci fa superare una paretina obliqua di circa 5/6 metri ma povera di appigli, dalla forcellina sottostante aggiriamo la cresta sulla destra
La seconda calata in corda doppia ci fa superare una paretina obliqua di circa 5/6 metri ma povera di appigli, dalla forcellina sottostante aggiriamo la cresta sulla destra
Arrivo alla 3° Sosta
3° Sosta q.1405 (Caliamo in corda doppia per circa 13/14 metri su roccia ben scalinata)

3° Sosta q.1405 (Caliamo in corda doppia per circa 13/14 metri su roccia ben scalinata)
Superata la terza sosta la cresta diventa relativamente larga e ben camminabile in costante ascesa, alle nostre spalle il monte Bardaiano
Superata la terza sosta la cresta diventa relativamente larga e ben camminabile in costante ascesa, alle nostre spalle il monte Bardaiano

Sulla Cresta di Nattapiana in prossimità di arrivare al monte Abeta
Sul monte Abeta
Appena oltrepassato il monte Abeta (Panoramica)
Appena oltrepassato il monte Abeta (Zoomata sul percorso da fare)

Appena oltrepassato il monte Abeta, il nostro obiettivo ora è quello di risalire la ripidissima rampa di paleo che si mantiene parallela ma poco sotto la cresta, versante di Vinca
Appena oltrepassato il monte Abeta, il nostro obiettivo ora è quello di risalire la ripidissima rampa di paleo che si mantiene parallela ma poco sotto la cresta, versante di Vinca
Appena oltrepassato il monte Abeta, il nostro obiettivo ora è quello di risalire la ripidissima rampa di paleo che si mantiene parallela ma poco sotto la cresta, versante di Vinca
Rampa di paleo
Risalita la ripida rampa erbosa, attenzione alla possibile presenza di capre selvatiche, ci aspetta qualche traverso facile
Risalita la ripida rampa erbosa, attenzione alla possibile presenza di capre selvatiche, ci aspetta qualche traverso facile ma non da sottovalutare che ci riconduce sul filo di cresta appena sotto la cima senza toponimo e quotata 1651 da CTR Toscana

Sul filo di cresta appena sotto la cima senza toponimo e quotata 1651 da CTR Toscana
Affrontiamo direttamente il ripido pendio camminando prevalentemente a “quattro zampe” più che arrampicando, tecnicamente pur essendo facile risulta molto infido perché la roccia è molto sdrucciolevole e non offre garanzia di buoni appigli, siamo consapevoli che alle nostre spalle una eventuale scivolata ci condurrebbe al precipizio del temuto versante nord del Pizzo d’Uccello
Appena oltrepassata la Cima q.1651


Dalla Cima q.1651 ora ci appare in primo piano l’imponete cresta nord/ovest del Pizzo d’Uccello, non la dobbiamo arrampicare direttamente ma va individuata con molta fatica l’impercettibile cengia che obliqua in salita la liscia parete di placche rocciose e sdrucciolevoli, versante di Vinca

Questo traverso seppur tecnicamente facile, risulta estremamente infido e pericoloso perché l’appoggio per i piedi è minimo e le possibilità di far presa con le mani praticamente nulla
L’esposizione sotto il traverso
Questo traverso seppur tecnicamente facile, risulta estremamente infido e pericoloso perché l’appoggio per i piedi è minimo e le possibilità di far presa con le mani praticamente nulla

Questo traverso seppur tecnicamente facile, risulta estremamente infido e pericoloso perché l’appoggio per i piedi è minimo e le possibilità di far presa con le mani praticamente nulla

Il traverso si esaurisce al raggiungimento dello Spallone sud/ovest quotato 1655 metri da CTR Toscana, ora l’ascesa finale ci porta a salire il ripidissimo e sdrucciolevole pendio con direzione nord/est senza traccia di passaggio o riferimenti. Generalmente indicato come “facile”, questa salita non è sicuramente banale perché avviene su terreno molto instabile
Raggiunta la cresta principale che avevamo lasciato dopo la Cima q.1651, la percorriamo senza difficoltà arrivando in breve alla vetta)  
Pizzo d’Uccello 
Discesa dal Pizzo d’Uccello con la via normale
Discesa dal Pizzo d’Uccello con la via normale

Discesa dal Pizzo d’Uccello con la via normale
Discesa dal Pizzo d’Uccello con la via normale
Discesa dal Pizzo d’Uccello con la via normale (Panorama)
Arrivo a foce Giovo
Foce Giovo

Dalla foce Giovo scendiamo nella vallata a destra sul sentiero CAI 175/CAI 37
Dalla foce Giovo scendiamo nella vallata a destra sul sentiero CAI 175/CAI 37
Rudere presso la Fonte q.1210 sul CAI 175
Sul CAI 175
Marginetta q.881
Il sentiero CAI 175/CAI 38 nei pressi della forra del torrente Doglio