DATA: 20 luglio 2019
PARTENZA: Con
l’autostrada A15 Parma-La Spezia, usciamo al casello di Aulla e prendiamo la
SS.63 seguendo le indicazioni per Fivizzano arrivando al paese di Rometta, lo
attraversiamo e dopo 1,5 km voltiamo a destra (12,5 km da Aulla) dove troviamo
i cartelli per Vinca oltrepassando i paesi di Cassano, Gragnola, Monzone fino
ad arrivare a Vinca. All’entrata dell’abitato evitiamo la stradina che sale al
centro e teniamo la stradina a destra che bypassa le case da sotto fino
arrivare al secondo bivio in prossimità di un rudere dove parcheggiamo, dritto
la stradina lascia l’abitato e continua verso la piccola cappella e la
statua della Madonna dei Cavatori di Vinca, noi iniziamo risalendo a sinistra
verso le abitazioni.
ITINERARIO:
Vinca q.757 (Risaliamo con la stradina che
subito arriva a delle fonti dietro la chiesa, continuiamo a destra in salita) –
Bivio q.788 (Sulla curva della stradina in prossimità di un minuscolo
garage in lamiera, a destra inizia il sentiero CAI 15/CAI 38 che sarà il nostro
ritorno, cartelli assenti, il bivio passa inosservato. Continuiamo sulla
stradina che dopo poche decine di metri termina, possibilità di parcheggio,
evitiamo di entrare in centro e risaliamo a destra sullo stradello
cementato) – Deviazione q.806 (Appena risaliti con
lo stradello cementato oltrepassiamo una piccola fontana e lasciamo il
proseguo, iniziamo risalire a destra il sentierino CAI 190, cartelli e segni,
che costeggia minuscole recinzioni e continua ripidamente nel bosco) – Bivio
q.955 (Il sentiero CAI 190 sta risalendo nella pineta e arriviamo a un
bivio, cartelli assenti: a sinistra è segnato giallo/verde, noi continuiamo in
salita con il CAI 190) – Bivio q.1160 (Cartelli assenti e il bivio
potrebbe passare inosservato: un sentierino continua a mezzacosta con direzione
ovest passando sotto i versanti sud della Punta Nattapiana e il Pizzo dell’Aquila,
il CAI 190 risale a destra, siamo sempre nel fitto bosco, attenzione ai segni
CAI) –
Bivio q.1265 (Cartelli CAI: a destra inizia il CAI 191 o sentiero
attrezzato Piotti, teniamo il CAI 190 a sinistra dove è presente un cavo
corrimano, in breve arriviamo alla Foce dei Lizzari) - Foce
dei Lizzari q.1280 (Piccola forcella boscosa, dalla parte opposta scende
molto ripidamente il CAI 190 che prosegue dando vita al sentiero attrezzato
Zaccagna, andiamo a destra con direzione sud/est uscendo immediatamente dal
bosco dove ci appare la paretina rocciosa che scaliamo con passaggi di 1°,
iniziamo di fatto la lunga cresta di Nattapiana, segni e indicazioni assenti) - Monte
Bardaiano q.1407 (L’ascesa è ripida e aerea ma non presenta difficoltà, particolare
attenzione bisogna porla alla nostra sinistra, versante nord, che precipita per
molte centinaia di metri, peculiarità che rimarrà fino al raggiungimento della
vetta del Pizzo d’Uccello. Dal monte Bardaiano, che in questo frangente risulta
ancora anonimo, la cresta perde quota diventando particolarmente affilata e
molto esposta in entrambi i versanti)
- 1° Sosta q.1385 (In
pochi minuti e persi circa 20 metri di quota dalla vetta del monte Bardaiano
raggiungiamo la sosta per calata in corda doppia situata al culmine della
crestina affilata e in posizione precaria, la discesa è di circa 13/14 metri in
estrema esposizione, dalla forcellina sottostante riprendiamo risalire tenendo
il filo di cresta arrampicando con passaggi di 2°, alle nostre spalle ora
possiamo ammirare in tutta la sua bellezza l’aguzza sagoma del monte Bardaiano
appena sceso) - 2° Sosta q.1390 (La
seconda calata in corda doppia ci fa superare una paretina obliqua di circa 5/6
metri ma povera di appigli, dalla forcellina sottostante aggiriamo la cresta
sulla destra, poi dopo pochi metri arrampichiamo con delicato passaggio di
2°/2°+ in discreta esposizione per riprendere il filo di cresta) - 3°
Sosta q.1405 (Caliamo in corda doppia per circa 13/14 metri su roccia ben
scalinata, delle tre calate è sicuramente la più facile e in libera
comporterebbe dei passaggi di 2°, superata la terza sosta la cresta diventa
relativamente larga e ben camminabile in costante ascesa) - Monte
Abeta q.1487 (Dall’anonimo monte Abeta, la cresta continua semi
pianeggiante caratterizzata da placche rocciose e fini detriti, come al solito
il versante nord precipita verticalmente mentre quello sud degrada dolcemente,
fino arrivare al punto in cui davanti a noi risale affilata e imponente. Il
nostro obiettivo ora è quello di risalire la ripidissima rampa di paleo che si
mantiene parallela ma poco sotto la cresta, versante di Vinca, seguendo una
esile ma evidente traccia di passaggio) - Cima q.1651 (Risalita la ripida rampa
erbosa, attenzione alla possibile presenza di capre selvatiche, ci aspetta
qualche traverso facile ma non da sottovalutare che ci riconduce sul filo di
cresta appena sotto la cima senza toponimo e quotata 1651 da CTR Toscana.
Affrontiamo direttamente il ripido pendio camminando prevalentemente a “quattro
zampe” più che arrampicando, tecnicamente pur essendo facile risulta molto
infido perché la roccia è molto sdrucciolevole e non offre garanzia di buoni
appigli, siamo consapevoli che alle nostre spalle una eventuale scivolata ci
condurrebbe al precipizio del temuto versante nord del Pizzo d’Uccello. Dalla
cima ora ci appare in primo piano l’imponete cresta nord/ovest del Pizzo
d’Uccello, non la dobbiamo arrampicare direttamente ma va individuata con molta
fatica l’impercettibile cengia che obliqua in salita la liscia parete di placche
rocciose e sdrucciolevoli, versante di Vinca, questo traverso seppur
tecnicamente facile, risulta estremamente infido e pericoloso perché l’appoggio
per i piedi è minimo e le possibilità di far presa con le mani praticamente
nulla, solo nella seconda metà di questo tragitto potremmo scorgere un sottile
filo metallico elicoidale in forte degrado utile solo come riferimento e
qualche spit che a questo punto risulta inutile) - Spallone
sud/ovest q.1655 (Il traverso si esaurisce al raggiungimento della dorsale,
il punto è quotato 1655 metri da CTR Toscana, ora l’ascesa finale ci porta a
salire il ripidissimo e sdrucciolevole pendio con direzione nord/est senza
traccia di passaggio o riferimenti. Generalmente indicato come “facile”, questa
salita non è sicuramente banale perché avviene su terreno molto instabile
causando scariche di sassi a chi ci segue, poi raggiunta la cresta principale
che avevamo lasciato dopo la Cima q.1651, la percorriamo senza difficoltà
arrivando in breve alla vetta) – Pizzo d’Uccello q.1783 (Piccola croce
e omino di sassi con libro delle firme, ora scendiamo per la via normale ben
segnata e frequentata attraverso il versante sud orientale, numerosi passaggi
di 1°) – Giovetto q.1499 (Cartelli
CAI al termine della discesa: tralasciamo a sinistra il CAI 181/CAI 37 e a
destra il CAI 191 che scende nella vallata, continuiamo dritto con direzione
sud percorrendo il CAI 181 per foce Giovo, il sentiero entra nel bosco per
bypassare il promontorio che separa foce Giovo dalla foce Giovetto) - Foce
Giovo q.1498 (Ampia sella erbosa con cartelli, incrocio: a sinistra scende
il CAI 37 per il rifugio Donegani, dritto c’è il CAI 179 che si mantiene a
mezzacosta sotto la cresta del Garnerone in direzione del rifugio Orto di
Donna, sud, noi scendiamo nella vallata a destra sul sentiero CAI 175/CAI 37) - Bivio
q.1334 (Cartelli CAI anticipano l’arrivo ai ruderi delle Capanne del Giovo:
a sinistra il CAI 37 continua per Capanna Garnerone e la foce di Navola,
continuiamo a scendere la verde vallata con il sentierino CAI 175 nascosto
dall’alto paleo) – Capanne
del Giovo q.1315 (Numerosi ruderi di sasso sparsi nella radura, la traccia
è ben marcata prosegue sotto gli stessi con direzione ovest, possibile traccia
a sinistra che si ricollega al CAI 37)
– Fonte q.1210 (Fonte e
rudere sepolto dalla vegetazione, il sentiero CAI 175 continua entrando nel
bosco) – Marginetta q.881 (Al
termine della discesa usciamo in una piazzola dove c’è la grande marginetta,
incrocio: a sinistra c’è la mulattiera CAI 38 che entra nel bosco, a sinistra
in discesa un largo tracciato che scende, noi prendiamo il sentiero CAI 175/CAI
38 sotto la marginetta) – Torrente Doglio q.869 (Precipita in
una stretta forra sotto di noi) – Asfaltata q.788 (Innesto sulla
stradina asfaltata di Vinca fatta in mattinata, andiamo a sinistra in discesa
ripassando dalle fonti dietro la chiesa)
– Vinca q.757.
NOTE:
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LUNGHEZZA: 8,5 km
DIFFICOLTA: PD+
|
DISLIVELLO TOTALE: 1100 m
QUOTA MASSIMA: Pizzo d’Uccello q.1783
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Sentieri |
-
Itinerario semi alpinistico tra i più difficili delle Alpi Apuane, nella
lunghissima Cresta di Nattapiana si devono cimentare solo escursionisti molto
esperti con attitudini alpinistiche e conoscitori di queste montagne,
indispensabile ottima visibilità e meteo stabile. La cresta lunga oltre 2 km
è priva di indicazioni o segnatura, è caratterizzata da numerosi passaggi di
1° e 2°+ con notevole esposizione su terreno infido e sdrucciolevole, non vi
sono vie di fuga per abbandonare la lunga cavalcata.
Sono previste 3 calate in corda doppia
a distanza ravvicinata tra loro:
1° calata dal
monte Bardaiano, 13/14 metri in grande esposizione
2° calata da
una paretina obliqua di 5/6 metri (alcune relazioni dichiarano facoltativa
la discesa in doppia, ma la placca si presenta povera d’appigli e
problematica da disarrampicare, il versante nord della cresta è in estrema
esposizione e conviene non rischiare)
3° calata di
13/14 metri su cresta ben scalinata di 2°, è la più facile delle tre ma
conviene perdere un po’ più di tempo e farla in sicurezza con l’ausilio della
corda.
Seppur prive di grado
alpinistico, risultano molto infide e pericolose:
1) La salita del ripido pendio molto sdrucciolevole
e privo di appigli alla Cima q.1651
2) Il lungo traverso obliquo sotto il Pizzo
d’Uccello, lo percorriamo appena oltrepassata la Cima q.1651 lasciando
momentaneamente la Cresta di Nattapiana e collegandoci allo Spallone sud/ovest
q.1655, l’esilissima cengia su placche e fini detriti rocciosi consente a
malapena l’appoggio del piede e non vi sono appigli per le mani, sotto di noi
c’è una discreta esposizione. Nella seconda metà del traverso sono presenti
qualche recente spit e un sottile fatiscente cavo lungo pochi metri, utile
solo come riferimento della posizione e da evitare assolutamente di
utilizzarlo.
3) La salita finale dallo Spallone sud/ovest q.1655
fino la vetta del Pizzo d’Uccello: generalmente l’ascesa è menzionata come
“facile” perché non vi sono difficoltà tecniche, ma il pendio è ripidissimo e
instabile causa piccoli detriti rocciosi, possiamo provocare scariche di
sassi a chi ci segue.
Materiale utilizzato
1 corda
da 30 metri per calata in doppia
Imbrago,
discensore, casco
Qualche
moschettone e fettucce varie che possono sempre tornare utili.
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Rifugi-Bivacchi |
-
Assenti
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Fonti |
- Alla partenza da Vinca
- Sul CAI 175 a q.1210 (15 minuti dopo
avere oltrepassato le Capanne del Giovo in direzione di Vinca presso un
rudere sepolto dalla vegetazione)
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TEMPI RILEVATI:
|
Tempo
Totale
(ore)
|
Vinca
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0,00
|
Bivio q.788
|
/
|
Deviazione q.806
|
0,07
|
Bivio q.955
|
0,28
|
Bivio q.1160
|
1,00
|
Bivio q.1265
|
1,15
|
Foce dei Lizzari
|
1,18
|
Monte
Bardaiano
|
1,40
|
1°
Sosta
|
1,48
|
2°
Sosta
|
/
|
3°
Sosta
|
2,25
|
Monte
Abeta
|
/
|
Cima q.1651
|
3,55
|
Spallone sud/ovest
|
/
|
Pizzo d’Uccello
|
4,45
|
Giovetto
|
5,40
|
Foce Giovo
|
5,56
|
Bivio q.1334
|
6,10
|
Capanne del Giovo
|
6,14
|
Fonte q.1210
|
6,26
|
Marginetta q.881
|
7,04
|
Torrente Doglio
|
7,09
|
Asfaltata q.788
|
/
|
Vinca q.757
|
7,26
|
|
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Affrontiamo direttamente il ripido pendio
camminando prevalentemente a “quattro zampe” più che arrampicando,
tecnicamente pur essendo facile risulta molto infido perché la roccia è molto
sdrucciolevole e non offre garanzia di buoni appigli, siamo consapevoli che
alle nostre spalle una eventuale scivolata ci condurrebbe al precipizio del
temuto versante nord del Pizzo d’Uccello
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Il traverso si esaurisce al raggiungimento
dello Spallone sud/ovest quotato 1655 metri da CTR Toscana, ora l’ascesa
finale ci porta a salire il ripidissimo e sdrucciolevole pendio con direzione
nord/est senza traccia di passaggio o riferimenti. Generalmente indicato come
“facile”, questa salita non è sicuramente banale perché avviene su terreno
molto instabile
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