sabato 27 agosto 2022

Zucchi di Cardeto (PD+)

Traversata degli Zucchi di Cardeto e ritorno dal rio Sambuco (Alpi Apuane, Toscana), itinerario selvaggio a carattere alpinistico. 

DATA: 4 giugno 2022 

PARTENZA: Con l’autostrada A 15 Parma-La Spezia usciamo a Aulla e seguiamo le indicazioni per Casola in Lunigiana e Minucciano. Lasciato quest’ultimo paesino, la strada attraversa una galleria e alla sua uscita andiamo a destra tralasciando di scendere al paese di Gramolazzo, iniziando di fatto a entrare nella valle di Orto di Donna (indicazioni per i rifugi alpini). Lasciamo l’auto nel parcheggio del campeggio sulla curva a U della stradina appena oltrepassato il rifugio Val Serenaia.  

 


ITINERARIO: Parcheggio q.1066 (Dal parcheggio iniziamo tenendo la carrozzabile o il sentiero turistico su fondo cementato che proseguono paralleli e oltrepassano il vicino camping Val Serenaia e la Capannina della Nerina, siamo sul CAI 178)     Ponte q.1080 (Ponticello di legno sul rio Sambuco. Se siamo stati sul sentiero cementato lo lasciamo quando curva a sinistra, teniamo il CAI 178 dritto su sentiero evitando anche il successivo tratturo chiuso da catena che dà accesso alla casetta di quota 1092)  –   Casetta q.1092 (Su alcune mappe indicata come ex deposito di esplosivi. Piccola casetta in sasso recintata nella radura situata a poca distanza dal nostro sentiero, la oltrepassiamo e in breve il CAI 178 inizia a risalire all’interno del bosco)   –   CAI 178 q.1195 (Siamo all’interno del fitto bosco, alla nostra sinistra notiamo due enormi macigni che appoggiati tra loro formano una specie di “tetto” sotto i quali sono presenti dei vecchi muretti, dietro inizia la traccia che conduce al rio Sambuco dalla quale torneremo, non ci sono segnalazioni e il bivio passa sicuramente inosservato)  –  Bivio q.1300 (Cartelli all’interno del bosco: a destra inizia il CAI 180, noi andiamo a sinistra in salita tenendo il CAI 178)   –   Deviazione q.1580 (Usciamo dal bosco e in seguito ci compaiono i primi grossi blocchi rocciosi nel terreno testimonianza di antichi crolli. Superato l’ultimo imponente e isolato macigno di forma squadrata, il CAI  178 inizia transitare sotto le pareti rocciose del Pizzo Altare in vista della evidente rampa di roccia e paleo che sale trasversalmente alla sinistra del sentiero CAI 178. Lasciamo il proseguo segnato verso la foce di Cardeto e risaliamo la rampa senza particolari difficoltà che è l’unico punto debole per attaccare la vetta del Pizzo Altare, indicazioni assenti)   -  Quota 1665 (Quota da GPS. La rampa si esaurisce in un pulpito dove è possibile notare tutto lo sviluppo del CAI 178 sotto di noi che sale alla foce di Cardeto, appare logico il nostro proseguo che ci fa virare a sinistra, nord/est, continuando la ripida ascesa tra paleo e placche rocciose inclinate che offrono dei discreti appigli per le mani e buona aderenza per le scarpe. Anche se non vi sono passaggi tecnici, la salita va fatta con molta attenzione perché una eventuale scivolata avrebbe conseguenze fatali)   -  Pizzo Altare q.1947 (La cresta finale anche se si sviluppa pressoché pianeggiante invita alla massima attenzione, siamo tra il precipizio verticale del versante orientale e i ripidi piani inclinati sull’Orto di Donna. Dalla vetta priva di indicazioni scendiamo sempre con la costante attenzione mantenendo d’obbligo la cresta, subito si manifesta un salto di oltre 2 metri che affrontiamo direttamente compiendo alcune delicate manovre, la discesa continua senza ulteriori inconvenienti)   -  Foce q.1655 (Per la mappa CTR Toscana 1655,2 m. La cresta scende ripida fino individuare le imponenti placche rocciose che alla nostra sinistra precipitano sull’Orto di Donna, avanziamo sulla cresta con cautela notando un primo vecchio chiodo e successivamente dopo pochi metri la sosta per effettuare la calata in corda doppia che ci deposita alla verde forcella sottostante. Da qui è possibile eventualmente abbandonare la traversata calando nel pendio di paleo sia a destra verso il sentiero della via normale al monte Pisanino, che a sinistra verso il CAI 178 percorso in precedenza, in entrambi i casi i sentieri verrebbero raggiunti a vista e senza via obbligata. Insistiamo sulla cresta che ora prende a salire facilmente verso il Pizzo di Mezzo, poi in breve ci appare la sottile “lama rocciosa” che va affrontata con cautela consapevoli che se alla nostra destra come consuetudine il versante precipita, anche le ripide placche inclinate sul versante dell’Orto di Donna non ci perdonerebbero una eventuale scivolata)  -  Pizzo di Mezzo q.1742 (Senza toponimo sulla mappa CTR Toscana ma quotato 1741,6 metri. La parte finale della cresta si fa più ampia e camminando senza problemi superiamo qualche grosso macigno raggiungendo la cima priva di indicazioni, ad oltranza la parete precipita verticalmente sulla forcella che ci separa dal Pizzo Maggiore quindi è giocoforza tornare sui nostri passi per circa 20 metri dove la cresta spiana. Pur sapendo dell’esistenza di un esile cengia naturale che si sviluppa sul versante orientale e che andrebbe in ogni caso individuata con esattezza, decidiamo di calare nel cengione di paleo sul versante dell’Orto di Donna che ci porta a transitare senza difficoltà sotto la cima del Pizzo di Mezzo, in breve termina e ci appare sulla nostra destra l’inaccessibile parete verticale e la foce che dobbiamo raggiungere. Caliamo a zig zag su ripido paleo verso il canalone che ha origine proprio dalla foce, poi per non perdere ulteriormente quota decidiamo appena è possibile di compiere un traverso nel vasto pendio di placca rocciosa sfruttando una sottile linea di paleo che la divide. Anche se non vi sono difficoltà tecniche, questo traverso va fatto con estrema attenzione vista la totale impossibilità di proteggersi e appigliarsi alla roccia, vietatissimo scivolare, eventualmente prendere in considerazione di calare ulteriormente con la conseguente risalita alla foce)   -  Foce q.1707 (Raggiunta la verde selletta riprendiamo di fatto la cresta principale, anche in questo caso possiamo abbandonare il proseguo e scendendo nel versante orientale su ripido paleo raggiungere la via normale al monte Pisanino che transita poco sotto. Insistiamo sulla cresta che sale senza problemi fino alla base del maestoso e insuperabile torrione verticale che ci sovrasta, quindi lo aggiriamo a sinistra su buona cengia cercando appena lo riteniamo opportuno di inerpicare per riportarci sulla cresta fino a raggiungere il Pizzo Maggiore)   -   Pizzo Maggiore q.1795 (E’il rilievo più alto degli Zucchi di Cardeto, sula cima c’è un omino di sassi. Scendiamo il ripidissimo pendio di paleo alla nostra destra, notando circa 90 metri sotto di noi il frequentato sentiero a mezzacosta della via normale del monte Pisanino)   -  Foce q.1738 (Quota da GPS. Durante la ripida discesa gradualmente viriamo a sinistra, non dobbiamo raggiungere la via normale al monte Pisanino ma riprendere il proseguo naturale della cresta, quindi arriviamo alla stretta foce che dalla parte opposta precipita verso il rio Sambuco stretto tra le verticali pareti del Pizzo Maggiore e dello Zucco Nero. Senza salirlo direttamente aggiriamo per comodità il minuscolo rilievo che si interpone tra questa foce e la seconda che dobbiamo raggiungere con un traverso su paleo)   -  Foce q.1736 (Quota da GPS. Anche questa alla nostra sinistra precipita sul rio Sambuco, in loco notiamo tre vecchi chiodi con allestita una sosta. Come nel caso precedente, senza salire direttamente il minuscolo rilievo che in questo caso si interpone al raggiungimento della terza foce, lo bypassiamo per comodità con un traverso su paleo ovviamente sul versante della via normale al Pisanino)   -  Foce q.1723 (Verde selletta e quota da GPS. A differenza delle altre foci, sulla nostra sinistra ora sarebbe possibile raggiungere l’angusto rio Sambuco stretto tra le pareti dello Zucco Nero e del Pizzo Maggiore grazie una invitante rampa di paleo che però nella parte bassa comporterebbe una delicata disarrampicata di 2+ su pessima roccia, alla nostra destra è sempre possibile scendere il pendio di paleo per guadagnare il sentiero della via normale al Pisanino, risaliamo il ripido pendio di paleo con fatica ma senza difficoltà per conquistare la quarta cima degli Zucchi di Cardeto)  -  Zucco Nero q.1764 (Generalmente è senza toponimo sulle mappe, è quotato 1763,8 da CTR Toscana o 1765 dalla carta IGM. La vetta priva di indicazioni precipita su tutti i versanti, è d’obbligo tornare sui propri passi)  -   Foce q.1723 (Ora continuiamo perdere quota nel pendio di paleo per raggiungere a vista la via normale al monte Pisanino che transita poco sotto di noi)   -  Via Normale q.1690 (Innesto sulla via normale al Pisanino, la teniamo a sinistra in salita seguendo i segni azzurri)   –   Foce q.1704 (Superata la “fotografata” paretina di stratificazioni rocciose, il sentiero della via normale sale a zig zag guadagnando la foce che riconosciamo per la presenza di una targa marmorea a ricordo, quindi ora la lasciamo perché continua verso il monte Pisanino e caliamo dalla parte opposta nel versante della Serenaia. Camminiamo su esile traccia virando subito a sinistra, direzione sud/ovest, con l’obiettivo di transitare alla base delle pareti rocciose del versante occidentale dello Zucco Nero, subito nel pendio di paleo poi su placche sporche di pietrisco)   -  Rio Sambuco q.1660 (Mantenendoci rigorosamente alla base della parete rocciosa sporca di pietrisco, evitiamo di allontanarci perché nella parte bassa anche se ancora non lo percepiamo precipita. Solo giunti in prossimità del rio Sambuco notiamo il salto che ci separa dalla galleria naturale nella parte opposta, insistiamo aggirando la parete con il traverso delicato e sdrucciolevole raggiungendo il canalone detritico del rio Sambuco, lo iniziamo scendere transitando di fatto sotto l’uscita della galleria naturale ora situata alla nostra sinistra sopra di noi)   -   Deviazione q.1319 (Superata l’uscita della galleria, in breve il canale detritico del rio Sambuco fuoriesce dalla stretta morsa delle pareti verticali dello Zucco Nero e del Pizzo Maggiore, scendiamo a nostro piacimento scegliendo di stare all’interno della colata detritica o come abbiamo fatto stando sul suo bordo destro tra paleo e roccette. Quando arriviamo in prossimità di una macchia boschiva situata alla sinistra del rio Sambuco e che possiamo prendere come riferimento, insistiamo all’interno del canalone che gradualmente si riduce incontrando i primi sporadici cespugli. Facendo riferimento alla quota e cercando con fatica di individuare qualche ometto di sasso, dobbiamo andare a sinistra con direzione sud lasciando il rio Sambuco che poco sotto comincia infrascarsi nella vegetazione. Il traverso tra paleo e macigni affioranti lo seguiamo solo grazie agli omini di sasso che ci guidano velocemente fino all’entrata del fitto bosco, qui ancora con qualche omino e la traccia non sempre evidente ci fa abbassare di quota praticamente paralleli allo sviluppo del rio Sambuco, direzione ovest)  -  CAI 178 q.1195 (Innestandoci sul CAI 178 chiudiamo l’anello, lo ripercorriamo a destra in discesa fino all’auto)  -  Casetta q.1092  -  Ponte q.1080  -  Parcheggio q.1066 

NOTE:

LUNGHEZZA: 6,2 km

DIFFICOLTA: PD+

DISLIVELLO TOTALE: 830 m

QUOTA MASSIMA: Pizzo Maggiore q.1795

Sentieri

L’intero itinerario è di carattere alpinistico e selvaggio, anche se i passaggi tecnici di arrampicata sono contenuti, l’attenzione deve essere costante (placche rocciose esposte, tratti di cresta affilata ecc..) La gita è rivolta a persone molto esperte delle Alpi Apuane, con attitudini alpinistiche e capacità decisionale in base alle difficoltà che si possono manifestare lungo il tragitto. 

Materiale utilizzato: 1 corda da 30 metri con discensore e accessori vari per l’unica ma obbligatoria calata in corda doppia che è situata scendendo dal Pizzo Altare alla Foce q.1655, consigliato l’uso del casco per l’intera gita. 

Rifugi-Bivacchi 

Punti di appoggio sono i rifugi Val Serenaia e Donegani, raggiungibili con l’auto e a poca distanza dal nostro punto di partenza (sempre aperti nel periodo estivo) 

Fonti

Fontana tra il parcheggio e il camping Val Serenaia.

Tracce GPS


TEMPI RILEVATI NETTI (ore):

Parcheggio

0,00

Foce q.1736

4,22

Ponte q.1080

/

Foce q.1723

4,32

Casetta q.1092

0,06

Zucco Nero

4,45

CAI 178 q.1195

/

Foce q.1723

4,52

Bivio q.1300

0,37

Via Normale q.1690

5,00

Deviazione q.1580

1,25

Foce q.1704

5,06

Quota 1665

1,48

Rio Sambuco

5,25

Pizzo Altare

2,10

Deviazione q.1319

6,40

Foce q.1655

2,50

CAI 178 q.1195

7,20

Pizzo di Mezzo

3,15

Casetta q.1092

/

Foce q.1707

3,40

Ponte q.1080

/

Pizzo Maggiore

4,05

Parcheggio

7,35

Foce q.1738

4,17

 

 

 


Gli Zucchi di Cardeto visti alla partenza

Casetta q.1092

CAI 178

CAI 178 q.1195 (Siamo all’interno del fitto bosco, alla nostra sinistra notiamo due enormi macigni che appoggiati tra loro formano una specie di “tetto” sotto i quali sono presenti dei vecchi muretti, dietro inizia la traccia che conduce al rio Sambuco dalla quale torneremo, non ci sono segnalazioni e il bivio passa sicuramente inosservato) 

Bivio q.1300 (Cartelli all’interno del bosco: a destra inizia il CAI 180, noi andiamo a sinistra in salita tenendo il CAI 178)

Usciamo dal bosco e in seguito ci compaiono i primi grossi blocchi rocciosi nel terreno testimonianza di antichi crolli.


Deviazione q.1580 (Superato l’ultimo imponente e isolato macigno di forma squadrata, il CAI  178 inizia transitare sotto le pareti rocciose del Pizzo Altare in vista della evidente rampa di roccia e paleo che sale trasversalmente alla sinistra del sentiero CAI 178)  

Deviazione q.1580: Lasciamo il proseguo segnato verso la foce di Cardeto e risaliamo la rampa senza particolari difficoltà che è l’unico punto debole per attaccare la vetta del Pizzo Altare

Lasciamo il proseguo segnato verso la foce di Cardeto e risaliamo la rampa senza particolari difficoltà che è l’unico punto debole per attaccare la vetta del Pizzo Altare

Lasciamo il proseguo segnato verso la foce di Cardeto e risaliamo la rampa senza particolari difficoltà che è l’unico punto debole per attaccare la vetta del Pizzo Altare

Lasciamo il proseguo segnato verso la foce di Cardeto e risaliamo la rampa senza particolari difficoltà che è l’unico punto debole per attaccare la vetta del Pizzo Altare


Alle nostre spalle le sagome del monte Cavallo…

…e del monte Contrario

Sulle ripide placche del Pizzo Altare

Sulle ripide placche del Pizzo Altare

La cresta che culmina sulla vetta del Pizzo Altare

La cresta che culmina sulla vetta del Pizzo Altare


La cresta che culmina sulla vetta del Pizzo Altare

Sul Pizzo Altare, in lontananza l’imponente monte Pisanino

Sul Pizzo Altare: alle nostre spalle i monti Cavallo e Tambura

Dalla vetta scendiamo sempre con la costante attenzione mantenendo d’obbligo la cresta, subito si manifesta un salto di oltre 2 metri che affrontiamo direttamente compiendo alcune delicate manovre

Scendiamo dal Pizzo Altare

Un vecchio chiodo precede la sosta per la calata in corda doppia


In primo piano il Pizzo di Mezzo e il Pizzo Maggiore nostri prossimi obiettivi, sullo sfondo c’è la mole del monte Pisanino

Discesa in corda doppia

Discesa in corda doppia

Discesa in corda doppia

Foce q.1655 (Per la mappa CTR Toscana 1655,2 m)

Foce q.1655 (La calata in corda doppia ci deposita alla verde forcella sottostante)

 

 

Il Pizzo Altare appena sceso con la calata in corda doppia

Dalla Foce q.1655 insistiamo sulla cresta che ora prende a salire facilmente verso il Pizzo di Mezzo ….

…. poi in breve ci appare la sottile “lama rocciosa” che va affrontata con cautela consapevoli che se alla nostra destra come consuetudine il versante precipita, anche le ripide placche inclinate sul versante dell’Orto di Donna non ci perdonerebbero una eventuale scivolata.


Sulla lama rocciosa che sale al Pizzo di Mezzo

Sulla lama rocciosa che sale al Pizzo di Mezzo

La parte finale della cresta si fa più ampia

Pizzo di Mezzo q.1742

Dalla vetta del Pizzo di Mezzo possiamo vedere lo sviluppo dell’ascesa al Pizzo Maggiore che faremo una volta raggiunta la Foce q.1707 con l’aggiramento dell’insuperabile torrione verticale


Dalla vetta del Pizzo di Mezzo, la parete precipita verticalmente sulla forcella che ci separa dal Pizzo Maggiore quindi è giocoforza tornare sui nostri passi per circa 20 metri dove la cresta spiana. Decidiamo di calare nel cengione di paleo sul versante dell’Orto di Donna che ci porta a transitare senza difficoltà sotto la cima del Pizzo di Mezzo

In breve il cengione termina, quindi caliamo a zig zag su ripido paleo verso il canalone che ha origine proprio dalla foce

Per non perdere ulteriormente quota decidiamo appena è possibile di compiere un traverso nel vasto pendio di placca rocciosa sfruttando una sottile linea di paleo che la divide. Anche se non vi sono difficoltà tecniche, questo traverso va fatto con estrema attenzione

Arrivo alla Foce q.1707 

Anche se non vi sono difficoltà tecniche, questo traverso va fatto con estrema attenzione vista la totale impossibilità di proteggersi e appigliarsi alla roccia, vietatissimo scivolare

Foce q.1707 (Raggiunta la verde selletta riprendiamo di fatto la cresta principale, alle nostre spalle c’è il Pizzo di Mezzo appena disceso)


Alle nostre spalle il percorso effettuato per calare dal Pizzo di Mezzo

Dalla Foce q.1707 insistiamo sulla cresta che sale senza problemi fino alla base del maestoso e insuperabile torrione verticale che ci sovrasta, quindi lo aggiriamo a sinistra su buona cengia

Dalla Foce q.1707 insistiamo sulla cresta che sale senza problemi fino alla base del maestoso e insuperabile torrione verticale che ci sovrasta, quindi lo aggiriamo a sinistra su buona cengia

Dalla Foce q.1707 insistiamo sulla cresta che sale senza problemi fino alla base del maestoso e insuperabile torrione verticale che ci sovrasta, quindi lo aggiriamo a sinistra su buona cengia

Aggirato il torrione, appena possibile ci riportiamo sul filo della cresta fino raggiungere la vetta del Pizzo Maggiore

Aggirato il torrione, appena possibile ci riportiamo sul filo della cresta fino raggiungere la vetta del Pizzo Maggiore


Sul Pizzo Maggiore

Sul Pizzo Maggiore, di fronte c’è il monte Pisanino

Sul Pizzo Maggiore, ai nostri piedi c’è la vetta dello Zucco Nero

Dal Pizzo Maggiore scendiamo il ripidissimo pendio di paleo alla nostra destra

Durante la ripida discesa gradualmente viriamo a sinistra, non dobbiamo raggiungere la via normale al monte Pisanino ma riprendere il proseguo naturale della cresta

Foce q.1738


Foce q.1736 (Quota da GPS. Anche questa alla nostra sinistra precipita sul rio Sambuco, in loco notiamo tre vecchi chiodi con allestita una sosta) 

Arrivo alla Foce q.1723

Foce q.1723 (A differenza delle altre foci, sulla nostra sinistra ora sarebbe possibile raggiungere l’angusto rio Sambuco stretto tra le pareti dello Zucco Nero e del Pizzo Maggiore grazie una invitante rampa di paleo che però nella parte bassa comporterebbe una delicata disarrampicata di 2+ su pessima roccia, sul fondo si scorge la galleria naturale) 


La vetta dello Zucco Nero

Il Pizzo Maggiore visto dalla vetta dello Zucco Nero

Sulla via normale al monte Pisanino (la classica paretina di stratificazioni rocciose)

Foce q.1704


Dalla Foce q.1704 abbandoniamo la via normale al monte Pisanino e caliamo dalla parte opposta nel versante della Serenaia, camminiamo su esile traccia virando subito a sinistra

Transitiamo alla base delle pareti rocciose del versante occidentale dello Zucco Nero

Arriviamo al rio Sambuco, lo iniziamo scendere transitando di fatto sotto l’uscita della galleria naturale ora situata alla nostra sinistra sopra di noi 

L’imponete sagoma dello Zucco Nero visto dal rio Sambuco


Caliamo nel canalone detritico del rio Sambuco

Caliamo nel canalone detritico del rio Sambuco

Superata l’uscita della galleria, in breve il canale detritico del rio Sambuco fuoriesce dalla stretta morsa delle pareti verticali dello Zucco Nero e del Pizzo Maggiore

Scendiamo a nostro piacimento scegliendo di stare all’interno della colata detritica o come abbiamo fatto stando sul suo bordo destro tra paleo e roccette


Scendiamo il rio Sambuco

Scendiamo il rio Sambuco

Quando arriviamo in prossimità di una macchia boschiva situata alla sinistra del rio Sambuco e che possiamo prendere come riferimento, insistiamo all’interno del canalone che gradualmente si riduce incontrando i primi sporadici cespugli.

Deviazione q.1319 (Facendo riferimento alla quota e cercando con fatica di individuare qualche ometto di sasso, dobbiamo andare a sinistra con direzione sud lasciando il rio Sambuco che poco sotto comincia infrascarsi nella veetazione) 

Il traverso tra paleo e macigni affioranti lo seguiamo solo grazie agli omini di sasso che ci guidano velocemente fino all’entrata del fitto bosco …. 

… qui ancora con qualche omino e la traccia non sempre evidente ci fa abbassare di quota