Impegnativo trekking di due giorni nel versante settentrionale delle Marmarole in ambiente solitario e selvaggio (Dolomiti).
DATA: 10 luglio 2022
PARTENZA: Bivacco Musatti (vedi l’itinerario del1°giorno)
ITINERARIO: Bivacco Musatti q.2111 (Iniziamo tralasciando il sentiero CAI 279 che scende proprio sotto l’ingresso del bivacco e scegliamo a sinistra il CAI 280 che è anche sentiero attrezzato Antonio Sanmarchi e Alta Via delle Dolomiti 5. Dopo i primi istanti di salita, il sentiero cala e si assesta a mezzacosta sopra il vallone del Meduce di Fuori nel suo ramo occidentale, direzione sud) – Canalino q.2222 (Il sottile CAI 280 procede a mezzacosta sotto le pareti rocciose del versante orientale del Mescol, poi ci si alza bruscamente a destra per raggiungere il cavo di metallo che ci aiuta inoltrandoci nel ripidissimo e stretto canalino. Quando ne usciamo si continua in ripida salita portandoci alla base del contrafforte superiore, quindi riprendiamo l’originaria direzione sud procedendo su cengia attrezzata con cavo utile come corrimano) – Forcella del Mescol q.2350 (Dalla cengia giungiamo a una ripida rampa rocciosa, discretamente esposta ma sempre munita di cavo metallico, che ci fa arrivare sulla stretta forcella del Mescol e alla sottile cresta rocciosa. Prestiamo attenzione perché in verità la ferrata termina alcuni metri sopra la forcella costringendoci a una disarrampicata delicata dove non sono permessi errori. Dalla parte opposta ci appare il grandioso anfiteatro del Meduce de Inze o Meduce di Dentro, quindi scavalliamo la forcella e ci abbassiamo grazie al facile sentierino bollato di rosso) – Meduce di Dentro q.2174 (Anche Meduce de Inze. Un breve ma ripido tratto attrezzato ci cala definitivamente nell’anfiteatro del Meduce di Dentro, aggiriamo a sinistra un deposito di grossi macigni rocciosi e procediamo con direzione ovest tra sfasciumi e residui nevosi che possono occultare la segnatura. Il tragitto si sviluppa in piano, poi prende a salire il pendio tra zolle erbose e rocce affioranti) – Scalette q.2355 (Un cavo metallico anticipa la sequenza di scalette metalliche, attenzione alle scariche di pietrisco) - Spallone q.2504 (Quota da GPS. All’uscita dalle scalette metalliche siamo nell’imbuto di ghiaie, saliamo faticosamente a destra per portarci alla base della parete rocciosa e la costeggiamo naturalmente a sinistra entrando nel catino meridionale della Croda Rotta. Camminiamo senza difficoltà virando a sinistra, sud. Guadagnata un’aerea cresta secondaria, la scavalliamo e il percorso procede a mezzacosta sul fondovalle del Meduce di Dentro in vista della forcella Croda Rotta) – Forcella Croda Rotta q.2569 (In loco non c’è nessun cartello. Dalla parte opposta caliamo a sinistra nel versante occidentale rivolto sulla Val del Fuoco che nelle ore del mattino rimane in ombra, traversiamo a mezzacosta su infide placche sporche di brecciolino con possibili tratti ghiacciati, in seguito ci viene in aiuto un cavo utile come corrimano) – Spallone q.2602 (Terminato il cavo corrimano risaliamo a sinistra subito sopra lo stesso portandoci sullo spallone, attenzione che dalla parte opposta precipita nel canalone sottostante. Ora dobbiamo procedere a sinistra con un delicatissimo e infido traverso orizzontale verso la vicinissima forcella, si tratta di percorrere poche decine di metri su pendio esposto e sporco di sedimenti dove non ci è concesso commettere errori) – Forcella q.2595 (Risolto l’infido e pericoloso traverso orizzontale siamo alla stretta forcella, senza portarci sopra la stessa scendiamo a destra il ripido e angusto canalone di sfasciumi e ghiaie, appena ne usciamo alla base della Torre Frescura viriamo a sinistra abbassandoci a mezzacosta e transitando di fatto sull’alta testata della Valle del Fuoco, attraversiamo in seguito una spaccatura di un isolato ammasso roccioso) – Punto basso q.2445 (Caliamo contornando la cresta di Vanedel che ci sovrasta alla nostra sinistra fino arrivare sul punto più basso, continuando a costeggiare le bastionate ora il CAI 280 prende a salire sempre su pendio di pietrisco e ghiaie) – Cresta Vanedel q.2502 (Arriviamo sulla cresta che inizia dalla forcella Vanedel, in questo punto ci appare come una larga dorsale di pietrisco e sedimenti, la seguiamo camminando in lieve discesa, poi spostandoci a sinistra la traccia diventa ripida e sdrucciolevole fino a raggiungere il tratto ferrato che precede la forcella Vanedel) – Forcella Vanedel q.2372 (Il breve tratto ferrato in grande esposizione ci deposita sull’angusta e tetra forcella. Ci abbassiamo pochi metri nel canalone alla nostra destra dal quale ha origine la Valle del Fuoco, poi riprendiamo la ferrata nella verticale parete alla nostra sinistra con una scaletta di ferro e il seguente cavo metallico che sale per 15 metri facendoci raggiungere il bordo superiore, attenzione all’immediato tratto esposto appena terminata la ferrata. Ora iniziamo a camminare perdendo quota su buona roccia mantenendoci sul bordo occidentale che precipita sul canalone, la segnatura è abbondante e ci fa stare sufficientemente distanti, direzione nord. Nel proseguo incontreremo altri due tratti attrezzati con cavo distanti tra loro) – Catino detritico (Al termine del secondo tratto attrezzato compaiono le prime macchie erbose, camminiamo perdendo quota sulla facile dorsale notando alla nostra sinistra l’enorme catino di pietrisco alla base dei bastioni rocciosi che dobbiamo raggiungere, si tratta del versante nord orientale della cima senza toponimo quotata 2453m, mentre la parte inferiore del catino è quotata 2005m. Il sentiero transita a mezzacosta nella parte alta del catino seguendo la base delle pareti rocciose, si cammina senza difficoltà perdendo gradualmente quota fino a entrare nella macchia boschiva) – Cengia q.2020 (Continuando a contornare le pareti rocciose, il sentierino è entrato nel bosco e perde quota arrivando a una parete verticale, il cavo di acciaio ci mette in sicurezza per superare la breve ma esilissima cengia in grande esposizione. Ora cessano le difficoltà, il CAI 280 mantiene la direzione in lieve salita nella rada vegetazione, davanti a noi nel frattempo abbiamo avuto modo di notare la vasta Val di Mezzo e il puntino rosso del bivacco Voltolina) – Val di Mezzo q.1973 (Quota da mappa Tabacco. Arriviamo all’ingresso della vasta e detritica Val di Mezzo, risalendola a sinistra il CAI 278 conduce al bivacco Voltolina che ci domina dall’alto, se l’attraversiamo risalendo nel versante opposto il CAI 280 o Alta Via 5 ci porta sulla cengia attrezzata del Corno del Doge, allo stato attuale non vi sono indicazioni, scegliamo il CAI 278 andando a destra che ci fa camminare all’interno della parte conclusiva della Val di Mezzo, poi vira a sinistra per portarsi sotto le lisce pareti verticali del versante nord orientale del Corno del Doge, attenzione ai bolli rossi) – Grotta q.1830 (Dalla parete nord orientale del Corno del Doge il sentiero CAI 278 perde quota entrando nel bosco dove troviamo il grande anfratto, dopo averlo oltrepassato ne usciamo per calare un instabile pendio di pietrisco) – Ferrata q.1754 (Calato il pendio di pietrisco passiamo un tratto di vegetazione e compare subito il cavo metallico della ferrata che si sviluppa in discesa per circa 60 metri, la disarrampicata non è banale e scendiamo separatamente per evitare scariche di sassi) – Bivio q.1640 (Terminata la ferrata, caliamo pochi metri nel ghiaione per traversare a sinistra e intraprendere il sentiero a mezzacosta che ci fa attraversare una risorgiva che nasce dagli anfratti poco sopra. Arriviamo al bivio con cartelli, innesto sul CAI 226: a sinistra sale in direzione della forcella Grande, andiamo a destra in discesa inizialmente su sentiero di ghiaie verso Palus San Marco) – Cascata q.1485 (Le sue acque vanno alimentare il rio di San Vito che scorre nel fondovalle alla nostra sinistra, nel proseguo il sentiero CAI 226 ci costringe all’ultima faticosa salita) – Cascata q.1300 – Forestale q.1190 (La discesa si esaurisce innestandoci nella pista forestale di fondovalle presso il rio di San Vito, la seguiamo a destra che è sempre CAI 226) – Bivio q.1175 (Bivio della pista forestale, a sinistra porta al Ponte degli Aceri, andiamo a destra) – Ponte Piccolo q.1150 (In loco ci sono le casette del Centro Visite della Riserva di Somadida. A destra inizia il sentiero CAI 279 che sale al bivacco Musatti, stiamo sulla forestale che curva a sinistra superando il ponticello) – Bivio q.1143 (Bivio della pista forestale, andiamo a destra in vista della conclusione della gita) – Ponte degli Aceri q.1134.
NOTE: |
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LUNGHEZZA: 12 km DIFFICOLTA: EEA |
DISLIVELLO TOTALE
salita: 800 m DISLIVELLO TOTALE
discesa: 1730 m QUOTA MASSIMA: Forcella q.2595 |
Sentieri Tutto il CAI 280 Alta via delle Dolomiti 5 o Sentiero attrezzato Antonio Sanmarchi, è segnato con abbondanti bolli rossi. La numerosa segnatura non deve essere considerata superflua, l’ambiente è selvaggio e poco frequentato, la mancanza di una buona visibilità potrebbe creare molti problemi di orientamento se non l’impossibilità del proseguo. Anche se i tratti ferrati sono di media difficoltà, tutto l’itinerario è riferito a persone molto esperte con attitudini alpinistiche, ottime condizioni fisiche anche in considerazione delle energie spese il giorno prima e disinvoltura su terreno instabile. Per tutta la traversata è consigliabile non togliere mai imbrago, set da ferrata e caschetto per i numerosi e discontinui tratti attrezzati, utilissimi i bastoncini per le ripide e instabili discese. |
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Rifugi-Bivacchi Bivacco Musatti: bivacco in lamiera con nove posti letto dotato di materassi, cuscini e coperte. Una caverna ci appare inaspettata nella salita della sequenza di scalette metalliche dal Meduce di Dentro verso la forcella Rotta, utilissima come riparo temporaneo. Bivacco Voltolina: Il bivacco in lamiera è raggiungibile con circa 30 minuti di cammino risalendo la val di Mezzo con il CAI 278 |
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Fonti Fonte sul CAI 279 che inizia sotto il bivacco Musatti: è necessario perdere 250 metri di quota per circa 20/25 minuti (calcolare circa 1 ora tra andata e ritorno) Fontana al centro visite della riserva di Somadida Possibili approvvigionamenti d’acqua possono essere: - dai residui nevosi
nella valle del Meduce di Dentro (in base alle scarse precipitazioni
dell’inverno 2021 e la calda estate 2022, la presenza di neve era buona) - Dalla risorgiva che
incontriamo al termine della ferrata che precede l’arrivo al Bivio q.1640
(Bivio del CAI 278/CAI 226) - Dalle cascate e
fossetti d’acqua che incontriamo sul sentiero CAI 226 |
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TEMPI RILEVATI NETTI (ore): | |||
Bivacco Musatti | 0,00 | Cengia q.2020 | 5,20 |
Canalino q.2222 | 0,25 | Val di Mezzo | 5,28 |
Forcella del Mescol | 1,00 | Grotta q.1830 | 5,45 |
Meduce di Dentro | / | Ferrata q.1754 | 5,55 |
Scalette q.2355 | 2,05 | Bivio q.1640 | 6,15 |
Spallone q.2504 | 2,35 | Cascata q.1485 | 6,37 |
Forcella Croda Rotta | 2,48 | Cascata q.1300 | 7,27 |
Spallone q.2602 | 3,00 | Forestale q.1190 | 7,45 |
Forcella q.2595 | 3,05 | Bivio q.1175 | 7,57 |
Punto basso q.2445 | 3,25 | Ponte Piccolo | 8,08 |
Cresta Vanedel | / | Bivio q.1143 | 8,11 |
Forcella Vanedel | 4,00 | Ponte degli Aceri | 8,13 |
Catino detritico | / |
Bivacco Musatti |
Panorama dal bivacco Musatti |
Dal bivacco Musatti iniziamo con il CAI 280, anche sentiero attrezzato Antonio Sanmarchi e Alta Via delle Dolomiti 5 |
Dopo i primi istanti di salita, il sentiero cala e si assesta a mezzacosta sopra il vallone del Meduce di Fuori nel suo ramo occidentale |
L’alta valle del Meduce di Fuori |
Il sottile CAI 280 procede a mezzacosta sotto le pareti rocciose del versante orientale del Mescol, poi ci si alza bruscamente a destra per raggiungere il cavo di metallo che ci aiuta inoltrandoci nel ripidissimo e stretto canalino |
Canalino q.2222 (Il cavo di metallo ci aiuta inoltrandoci nel ripidissimo e stretto canalino) |
Canalino q.2222 (Il cavo di metallo ci aiuta inoltrandoci nel ripidissimo e stretto canalino) |
Quando ne usciamo si continua in ripida salita portandoci alla base del contrafforte superiore, quindi riprendiamo l’originaria direzione sud procedendo su cengia attrezzata con cavo utile come corrimano |
Procediamo su cengia attrezzata con cavo utile come corrimano |
Un ultimo sguardo alle nostre spalle verso il bivacco Musatti |
Dalla cengia giungiamo a una ripida rampa rocciosa, discretamente esposta ma sempre munita di cavo metallico, che ci fa arrivare sulla stretta forcella del Mescol |
Dalla cengia giungiamo a una ripida rampa rocciosa, discretamente esposta ma sempre munita di cavo metallico, che ci fa arrivare sulla stretta forcella del Mescol |
Ultimi tratti ferrati che ci portano alla forcella del Mescol |
Forcella del Mescol |
Panoramica dalla forcella del Mescol sul percorso da fare per andare alla forcella Croda Rotta |
Scavalliamo la forcella del Mescol e ci abbassiamo grazie al facile sentierino bollato di rosso |
Scavalliamo la forcella del Mescol e ci abbassiamo grazie al facile sentierino bollato di rosso |
Un breve ma ripido tratto attrezzato ci cala definitivamente nell’anfiteatro del Meduce di Dentro |
Un breve ma ripido tratto attrezzato ci cala definitivamente nell’anfiteatro del Meduce di Dentro |
Arrivo al Meduce di Dentro (Sviluppo del tragitto in direzione delle scalette) |
Meduce di Dentro |
Meduce di Dentro |
Il tragitto si sviluppa in piano, poi prende a salire il pendio tra zolle erbose e rocce affioranti |
Il tragitto si sviluppa in piano, poi prende a salire il pendio tra zolle erbose e rocce affioranti fino arrivare alle scalette |
Il tratto attrezzato con le scalette che dal Meduce di Dentro ci fa guadagnare quota verso la forcella Croda Rotta |
Il tratto attrezzato con le scalette che dal Meduce di Dentro ci fa guadagnare quota verso la forcella Croda Rotta |
Una caverna ci appare inaspettata nella salita della sequenza di scalette metalliche dal Meduce di Dentro verso la forcella Rotta, utilissima come riparo temporaneo. |
Salendo le scalette |
All’uscita dalle scalette metalliche |
All’uscita dalle scalette metalliche siamo nell’imbuto di ghiaie, saliamo faticosamente a destra per portarci alla base della parete rocciosa e la costeggiamo naturalmente a sinistra entrando nel catino meridionale della Croda Rotta |
All’uscita dalle scalette metalliche siamo nell’imbuto di ghiaie, saliamo faticosamente a destra per portarci alla base della parete rocciosa e la costeggiamo naturalmente a sinistra entrando nel catino meridionale della Croda Rotta |
Nel catino meridionale della Croda Rotta |
Spallone q.2504 |
Spallone q.2504 |
Attraversato lo Spallone q.2504, il percorso procede a mezzacosta sul fondovalle del Meduce di Dentro |
Attraversato lo Spallone q.2504, il percorso procede a mezzacosta sul fondovalle del Meduce di Dentro |
Forcella Croda Rotta q.2569 (In loco non c’è nessun cartello. Dalla parte opposta caliamo a sinistra nel versante occidentale rivolto sulla Val del Fuoco che nelle ore del mattino rimane in ombra) |
Forcella Croda Rotta q.2569 |
Panorama dalla forcella Croda Rotta |
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Traversiamo a mezzacosta su infide placche sporche di brecciolino con possibili tratti ghiacciati, in seguito ci viene in aiuto un cavo utile come corrimano |
Traversiamo a mezzacosta su infide placche sporche di brecciolino con possibili tratti ghiacciati, in seguito ci viene in aiuto un cavo utile come corrimano |
Terminato il cavo corrimano risaliamo a sinistra subito sopra lo stesso portandoci sullo spallone. |
Guadagnato lo Spallone q.2602, dobbiamo procedere a sinistra con un delicatissimo e infido traverso orizzontale verso la vicinissima forcella, si tratta di percorrere poche decine di metri su pendio esposto e sporco di sedimenti dove non ci è concesso commettere errori |
Guadagnato lo Spallone q.2602, dobbiamo procedere a sinistra con un delicatissimo e infido traverso orizzontale verso la vicinissima Forcella q.2595, si tratta di percorrere poche decine di metri su pendio esposto e sporco di sedimenti dove non ci è concesso commettere errori |
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Forcella q.2595 |
Senza portarci direttamente sulla Forcella q.2595, scendiamo a destra il ripido e angusto canalone di sfasciumi e ghiaie … |
… appena ne usciamo alla base della Torre Frescura viriamo a sinistra abbassandoci a mezzacosta e transitando di fatto sull’alta testata della Valle del Fuoco, attraversiamo in seguito una spaccatura di un isolato ammasso roccioso. |
… appena ne usciamo alla base della Torre Frescura viriamo a sinistra abbassandoci a mezzacosta e transitando di fatto sull’alta testata della Valle del Fuoco, attraversiamo in seguito una spaccatura di un isolato ammasso roccioso. |
Il tragitto di discesa dalla Forcella q.2595 |
Scendiamo su pendio ghiaioso |
Arrivo alla Forcella Vanedel |
Arrivo alla Forcella Vanedel |
Dalla forcella Vanedel ci abbassiamo pochi metri nel canalone alla nostra destra dal quale ha origine la Valle del Fuoco, poi riprendiamo la ferrata nella verticale parete alla nostra sinistra con una scaletta di ferro e il seguente cavo metallico che sale per 15 metri facendoci raggiungere il bordo superiore |
Forcella Vanedel |
Dalla forcella Vanedel ci abbassiamo pochi metri nel canalone alla nostra destra dal quale ha origine la Valle del Fuoco, poi riprendiamo la ferrata nella verticale parete alla nostra sinistra con una scaletta di ferro e il seguente cavo metallico che sale per 15 metri facendoci raggiungere il bordo superiore |
Ora iniziamo a camminare perdendo quota su buona roccia mantenendoci sul bordo occidentale che precipita sul canalone, la segnatura è abbondante e ci fa stare sufficientemente distanti |
Camminiamo perdendo quota su buona roccia mantenendoci sul bordo occidentale che precipita sul canalone, la segnatura è abbondante e ci fa stare sufficientemente distanti |
Camminiamo perdendo quota su buona roccia mantenendoci sul bordo occidentale che precipita sul canalone, la segnatura è abbondante e ci fa stare sufficientemente distanti |
Camminiamo perdendo quota su buona roccia mantenendoci sul bordo occidentale che precipita sul canalone, la segnatura è abbondante e ci fa stare sufficientemente distanti |
Camminiamo perdendo quota su buona roccia mantenendoci sul bordo occidentale che precipita sul canalone, la segnatura è abbondante e ci fa stare sufficientemente distanti |
Il primo tratto ferrato che incontriamo dopo avere lasciato la forcella Vanedel |
Il secondo tratto ferrato che incontriamo dopo avere lasciato la forcella Vanedel |
Il secondo tratto ferrato che incontriamo dopo avere lasciato la forcella Vanedel |
Al termine del secondo tratto attrezzato compaiono le prime macchie erbose |
Camminiamo perdendo quota sulla facile dorsale |
Camminiamo perdendo quota sulla facile dorsale notando alla nostra sinistra l’enorme catino di pietrisco alla base dei bastioni rocciosi che dobbiamo raggiungere, si tratta del versante nord orientale della cima senza toponimo quotata 2453m, mentre la parte inferiore del catino è quotata 2005m. Il sentiero transita a mezzacosta nella parte alta del catino seguendo la base delle pareti rocciose, si cammina senza difficoltà perdendo gradualmente quota fino a entrare nella macchia boschiva |
Il sentiero transita a mezzacosta nella parte alta del catino seguendo la base delle pareti rocciose, si cammina senza difficoltà perdendo gradualmente quota fino a entrare nella macchia boschiva |
Alle nostre spalle la dorsale e il catino detritico appena attraversato camminando a mezzacosta nella sua parte alta |
Continuando a contornare le pareti rocciose, il sentierino è entrato nel bosco e perde quota |
Cengia q.2020 (Il cavo d’acciaio ci mette in sicurezza per superare la breve ma esilissima cengia in grande esposizione) |
Cengia q.2020 (Il cavo d’acciaio ci mette in sicurezza per superare la breve ma esilissima cengia in grande esposizione) |
Cengia q.2020 (Il cavo d’acciaio ci mette in sicurezza per superare la breve ma esilissima cengia in grande esposizione) |
Val di Mezzo q.1973 (Il bivacco Voltolina ci domina dall’alto) |
Prendiamo il CAI 278 andando a destra che ci fa camminare all’interno della parte conclusiva della Val di Mezzo … |
…. poi vira a sinistra per portarsi sotto le lisce pareti verticali del versante nord orientale del Corno del Doge |
Dalla parete nord orientale del Corno del Doge il sentiero CAI 278 perde quota entrando nel bosco |
Grotta q.1830 |
CAI 278 |
Cascata q.1485 |
Cascata q.1300 |
Sul CAI 226 |
Forestale q.1190 (La discesa si esaurisce innestandoci nella pista forestale di fondovalle presso il rio di San Vito, la seguiamo a destra che è sempre CAI 226) |
Forestale CAI 226 |
Ponte Piccolo q.1150 (In loco ci sono le casette del Centro Visite della Riserva di Somadida) |