mercoledì 7 giugno 2023

Monte Tambura (dalla cresta dello Zucco Nero) F

Partiamo da Resceto e saliamo per l'antica Via Vandelli guadagnando quota, poi la lasciamo per andare intraprendere la solitaria cresta dello Zucco Nero che ci obbliga a superare qualche passaggio di arrampicata. Arrivati poco sotto il monte Tambura ci portiamo sulla vetta, concludiamo la gita raggiungendo il passo della Focolaccia e la lizza del Padulello. (Alpi Apuane, Toscana)

DATA: 22 aprile 2023 

PARTENZA: Con l’autostrada A12 usciamo al casello di Massa (Toscana), attraversiamo la città in direzione della montagna per individuare la “via Bassa Tambura” o SP.5 con cartello che indica il paese di Resceto arrivandoci dopo circa 15,5 km, alla biforcazione all’entrata dell’abitato scegliamo la stradina a sinistra che si esaurisce al parcheggio nella parte alta del paese. 

 

 

ITINERARIO: Resceto q.482 (Dal parcheggio sulla parte alta del paese, iniziamo risalendo la stradina al suo fianco che è CAI 35, ben presto terminate le ultime case incontriamo una marginetta e l’asfalto lascia posto alla larga mulattiera della storica Via Vandelli)   Bivio q.577 (A sinistra inizia risalendo all’indietro il largo CAI 170 per la foce della Vettolina, rimaniamo sulla mulattiera Via Vandelli o CAI 35)     Casa del Fondo q.628 (Stiamo sulla Via Vandelli che curva a destra e inizia la sua lunga e costante ascesa, proprio sul tornante notiamo una piazzola dalla quale ha inizio una marmifera abbandonata mentre il casotto in muratura incustodito è sul ciglio della Via Vandelli)      Bivio q.687 (Biforcazione della mulattiera: dritto a sinistra è CAI 166A/CAI 166 e noi continuiamo sempre sulla Via Vandelli o CAI 35)     Ponte q.710 (Ponte di metallo sul canale Pianone)     Marginetta q.1122 (Dopo averla superata notiamo alla sinistra della Via Vandelli una piazzola panoramica)      Bivio q.1328 (Lasciamo il proseguo della mulattiera Via Vandelli CAI 35 che continua verso il rifugio Nello Conti, prendiamo sulla sinistra il sentierino CAI 163 sul quale si può già notare a poca distanza l’ingresso di una vecchia miniera)      Miniera del ferro q.1313 (Incontriamo un breve tratto con cavo corrimano, poi l’ingresso dell’antica miniera del ferro)      Canale detritico q.1303 (Il CAI 163 ci fa attraversare un canale detritico e risale dalla parte opposta)      Deviazione q.1309 (Risaliti dal canale detritico e nel punto in cui il sentiero procede in falsopiano lasciamo il CAI 163, allo stato attuale c’è un omino di sassi. Risaliamo ripidamente a destra con direzione nord senza traccia e procedendo a vista, siamo di fatto sulla dorsale coperta da qualche rado arbusto che delimita il canalone attraversato in precedenza, poi dopo 5/6 minuti e sui 1350 metri cominciamo a virare a sinistra, ovest, seguendo una traccia di passaggio che si sviluppa a mezzacosta e si direziona verso una evidente selletta sullo spallone della cresta rocciosa)     1° Spallone q.1400 (Dalla verde sella ora ci appare il secondo spallone con l’angusta selletta a ridosso della parete rocciosa, la raggiungiamo su traccia che si abbassa di pochi metri nel ripido invaso di paleo)     2° Spallone q.1395 (Anche in questo caso, solo al raggiungimento della stretta selletta ci appare la successiva)     3° Spallone q.1395 (E’ uno spallone preceduto di pochi metri da uno sperone roccioso. Dalla parte opposta ora ci si abbassa all’interno della fitta faggeta sempre a ridosso della parete rocciosa)     4° Spallone q.1365 (Uscendo dalla faggeta risaliamo il ripido pendio di paleo per guadagnare il quarto spallone delimitato da un piccolo corno roccioso. Al di là della sella siamo su un ripiano erboso e ora è evidente alla nostra destra il lungo “scivolo” di roccette affioranti e paleo che dobbiamo risalire, faticosamente ma senza reali difficoltà, direzione nord/est)      Baulardo q.1481 (Al termine della ripida ascesa dello scivolo di paleo guadagniamo la cresta, a sinistra dopo pochi metri culmina sul punto alto quotato 1480,8 dalla mappa CTR Toscana ma senza toponimo, quello assegnato è un appellativo locale. Seguiamo la facile cresta andando quindi a destra, notiamo come poco più in alto vada a curvare a sinistra sviluppandosi nella definitiva direzione nord ovest)      Forcella q.1533 (Quota da GPS. Percorriamo la cresta e quando ci si presenta un gendarme roccioso lo aggiriamo sulla destra, risaliamo dalla parte opposta dove riprendiamo di fatto la cresta guadagnando una stretta selletta)      Cima q.1619 (Senza toponimo ma quotata 1619,2 da CTR Toscana. Dal modesto promontorio ci abbassiamo senza difficoltà all’ampia sella erbosa che ci divide dalla successiva cima di quotata 1687 metri)   –   Sella q.1603 (Quota da GPS, localmente anche foce Pradaccio. Dall’ampia depressione erbosa ora dobbiamo salire alla soprastante Cima q.1687, scartiamo sul versante sinistro un grande cengione che sale trasversalmente che comunque sembra ben percorribile anche se esposto, inerpichiamo direttamente la ripidissima cresta di paleo, poi concludiamo spostandoci naturalmente a destra per aggirare la bastionata rocciosa sommitale fino a portarci sulla vetta)   –   Cima q.1687 (Senza toponimo ma quotata 1686,9 da CTR Toscana. Continuiamo sulla cresta rocciosa pianeggiante ma molto aerea che incute qualche perplessità perché il versante rivolto sulla Via Vandelli precipita verticalmente. La roccia è discreta e solo dopo poche decine di metri si capisce come sia possibile calare alla sottostante sella)   –  Sella q.1670 (Quota da GPS. È la sella che conquistiamo dopo essere calati ripidamente dall’affilata cresta rocciosa, ora segue la parte più difficile della gita che ci porta sulla vetta dello Zucco Nero. Manteniamo la cresta rocciosa prendendo quota, poi quando siamo sotto alla vetta dobbiamo arrampicare lo stretto canale sommitale. La salita è ripidissima tra zolle di paleo e roccia friabile e inconsistente che va testata con meticolosità, non possiamo commettere errori perché un eventuale scivolata difficilmente riusciremmo ad arrestarla e ci condurrebbe nel vuoto alle nostre spalle)   –   Zucco Nero q.1755 (Sulla mappa CTR Toscana non viene indicato. Dalla parte opposta disarrampichiamo un breve passaggio di 2°- e siamo immediatamente alla sella sottostante)   –  Sella q.1739 (Localmente anche sella del Fontanin, quota da GPS. È la sella che guadagniamo appena scesi dallo Zucco Nero, ricominciamo a salire senza difficoltà sull’ ampio pendio roccioso per raggiungere la cresta sud del monte Tambura poco sopra di noi)    -   Cresta Sud M. Tambura q.1793 (Ci innestiamo sul facile crinale meridionale del monte Tambura percorso dal CAI 148, il punto è quotato 1793,3 metri dalla mappa CTR Toscana, lo seguiamo a sinistra salendo verso la vetta)   –   Monte Tambura q.1890 (Piccola croce in metallo sulla cima. Proseguiamo tenendo la cresta dalla parte opposta, direzione nord/ovest)  -   Monte Crispo q.1835 (Anonimo promontorio sul crinale che passa inosservato)   Bivio q.1733 (A destra scende il CAI -1000 su esile traccia verso l’abisso Paolo Roversi, manteniamo il crinale)   –   Bivio q.1712 (Siamo in prossimità del passo della Focolaccia dove ad oltranza non è più possibile proseguire sul crinale perché “divorato” dai lavori di cava. A destra scende il CAI 177 per Vinca, noi teniamo il CAI 148 che cala a sinistra nel pendio di pietrisco sdrucciolevole)   –   Passo della Focolaccia q.1645 (Completamente devastato dai lavori della cava di marmo, iniziamo a scendere a sinistra con la larga strada marmifera che è CAI 36 notando il bivacco Aronte appena più in alto)   -   Bivacco Aronte q.1642 (Con la traccia di passaggio che si stacca dalla marmifera facciamo una breve deviazione per visitare il bivacco, da qui inizia il sentiero CAI 167 che risale alla forcella di Porta, noi invece ritorniamo sulla marmifera riprendendo a scendere)   -   Case Pincellotti q.1615 (Grandi edifici poco sotto il passo della Focolaccia in uso ai lavori di cava)   -   Bivio q.1582 (A sinistra inizia una marmifera abbandonata che si sviluppa a mezzacosta nella testata della vallata, rimaniamo sulla marmifera in discesa)  -  Cava Alta del Padulello q.1466 (Oltrepassata una grande cisterna sul bordo sinistro della marmifera, al tornante che segue c’è l’ingresso della cava in galleria)   –   Bivio q.1440 (Bivio della marmifera: dritto continua scendere nel fondovalle e si esaurisce presso un edificio verde di servizio alle cave dal quale ha inizio il CAI 166, seguiamo la marmifera pianeggiante a destra in direzione del CAI 166/A e del CAI 36, indicazioni sulla roccia)   –   Deviazione q.1423 (Il punto è quotato 1422,8 da CTR Toscana. Lasciamo la marmifera che curva a destra e cala in pochi minuti giungendo alla cava bassa del Padulello in stato di abbandono, iniziamo a sinistra il CAI 36 che si sviluppa su aereo crinalino in falsopiano)   –   Deviazione q.1397 (Attenzione ai segni CAI perché dopo 5 minuti lasciamo l’aereo crinalino, il CAI 36 scende il pendio roccioso e sdrucciolevole alla nostra destra)   –   Sella del Piastrone q.1354 (Arriviamo all’ampia sella rocciosa sormontata dal traliccio della teleferica e preceduta dal rudere della casa ad uso dei lavori di cava, dalla parte opposta s’innalza l’ardita cresta che culmina sulla cima del Piastrone che ci sovrasta. Alla destra della sella è ora possibile notare l’antica lizza a mezzacosta che portava direttamente alla cava bassa del Padulello ben visibile da qui come lo smottamento che ha reso inaccessibile questa via, i segni del CAI 36 ci fanno abbassare a sinistra sotto la sella rocciosa dove ha inizio la lizza del Padulello ancora ben conservata, si sviluppa a ridosso della parete di placche con direzione sud/ovest)   -  Sella q.1242 (La lizza del Padulello costeggia le pareti di placca rocciosa finché si esaurisce momentaneamente arrivando su una sella di paleo, il CAI 36 scende dalla parte opposta il pendio sdrucciolevole su traccia incerta mantenendo di fatto la direzione)   –  Bivio q.1220 (Segni sulle rocce: a destra il CAI 36 prosegue per la foce della Vettolina, andiamo a sinistra in discesa ora su CAI 166/A ritrovando a intermittenza tratti della lizza del Padulello)   -  Traliccio q.940 (I cavi della teleferica ostacolano il transito sulla lizza del Padulello o CAI 166/A, sulla destra a pochi metri notiamo il traliccio di metallo)   -   Spallone q.875 (Arriviamo a un sottile spallone, l’originaria lizza del Padulello scendeva nel ripido invaso alla sua destra, il CAI 166/A invece scavalla la cresta e scende nel versante opposto su sentierino, in lontananza vediamo i tornanti della Via Vandelli)   -  Deviazione q.810 (Aggirato lo spallone ci siamo portati sotto lo stesso e sul crinale che ne segue, il CAI 166/A ora lo lascia immediatamente e si abbassa a sinistra per andare a confluire nel CAI 166 e conseguentemente nella Via Vandelli. Decidiamo di lasciare il sentiero segnato, evitiamo anche di continuare sull’invitante crinale mentre seguiamo la lizza del Padulello che si sviluppa in discesa a mezzacosta sul suo fianco destro)  –   Casa del Fondo q.628 (Nella parte terminale la lizza del Padulello scompare, ormai è evidente la Via Vandelli più in basso che raggiungiamo scendendo a vista o su traccia nel pendio, ci raccordiamo presso la piazzola che precedeva la casa del Fondo dove chiudiamo l’anello)  -  Bivio q.577  -  Resceto q.482 

NOTE:

        LUNGHEZZA: 11,7 km

        DIFFICOLTA: F

DISLIVELLO TOTALE: 1440 m

QUOTA MASSIMA: M. Tambura q.1890

Sentieri

Salita allo Zucco Nero: Il tragitto che intraprendiamo dopo che abbiamo lasciato il CAI 163 (poco oltre l’antica miniera del ferro) è completamente fuori sentiero, si procede a vista sfruttando un’esile traccia di passaggio nel pendio a mezzacosta e superando in successione delle piccole sellette su degli spalloni, il terreno è moderatamente ripido ma senza difficoltà di rilievo. Dal quarto spallone interrompiamo il tragitto a mezzacosta e inerpichiamo un ripido scivolo di paleo e roccette, faticoso ma privo di reali difficoltà, che ci fa guadagnare la cresta presso il punto quotato 1480,8 m da CTR Toscana, localmente denominato Baulardo. Da qui inizia il nostro percorso su cresta che è sempre ben definita, i passaggi di arrampicata si attestano sul 1°/1°+ con la difficoltà che aumenta nella salita finale allo Zucco Nero nel suo stretto canale sotto la vetta (passaggi di 2°- molto infidi su roccia instabile e terriccio, in questo tratto non ci è concesso sbagliare perché il precipizio è alle nostre spalle), anche la successiva discesa dallo Zucco Nero comporta un breve passaggio di 2°- 

Rifugi-Bivacchi

Bivacco Aronte: struttura in muratura a semi botte appena sotto il passo della Focolaccia, sempre aperto, all’interno tavolo, sedie, stufa e 6 posti letto su tavolato. 

Fonti

Fontana al parcheggio di Resceto

Tracce GPS

 

TEMPI RILEVATI NETTI (ore):

Resceto

0,00

Cresta Sud M. Tambura

4,10

Bivio q.577 

0,10

Monte Tambura

4,30

Casa del Fondo

0,16

Monte Crispo

4,47

Bivio q.687 

0,23

Bivio q.1733

5,02

Ponte q.710

0,26

Bivio q.1712

5,04

Marginetta

1,15

Passo della Focolaccia

5,15

Bivio q.1328

1,37

Bivacco Aronte

5,18

Miniera del ferro

1,39

Case Pincellotti

5,22

Canale detritico

1,42

Bivio q.1582

5,26

Deviazione q.1309

1,47

Cava Alta del Padulello

5,37

1° Spallone

2,02

Bivio q.1440

5,43

2° Spallone

2,05

Deviazione q.1423

5,44

3° Spallone

2,07

Deviazione q.1397

5,49

4° Spallone

2,15

Sella del Piastrone

5,54

Baulardo

2,38

Sella q.1242

6,06

Forcella q.1533

2,52

Bivio q.1220

6,10

Cima q.1619

3,10

Traliccio q.940

6,40

Sella q.1603

3,12

Spallone q.875

6,48

Cima q.1687

3,28

Deviazione q.810

6,58

Sella q.1670

3,33

Casa del Fondo

7,20

Zucco Nero

4,00

Bivio q.577 

/

Sella q.1739

/

Resceto

7,35



 

Resceto q.482: Dal parcheggio sulla parte alta del paese, iniziamo risalendo la stradina al suo fianco che è CAI 35 … 

… ben presto terminate le ultime case incontriamo una marginetta

Bivio q.577 (A sinistra inizia risalendo all’indietro il largo CAI 170 per la foce della Vettolina, rimaniamo sulla mulattiera Via Vandelli o CAI 35)  

Sulla mulattiera Via Vandelli o CAI 35

Casa del Fondo q.628 (Stiamo sulla Via Vandelli che curva a destra e inizia la sua lunga e costante ascesa, proprio sul tornante notiamo una piazzola dalla quale ha inizio una marmifera abbandonata mentre il casotto in muratura incustodito è sul ciglio della Via Vandelli) 

Bivio q.687 (Biforcazione della mulattiera: dritto a sinistra è CAI 166A/CAI 166 e noi continuiamo sempre sulla Via Vandelli o CAI 35)  

 

Ponte q.710 (Ponte di metallo sul canale Pianone)  

Sulla mulattiera Via Vandelli o CAI 35

Marginetta q.1122

Bivio q.1328 (Lasciamo il proseguo della mulattiera Via Vandelli CAI 35 che continua verso il rifugio Nello Conti, prendiamo sulla sinistra il sentierino CAI 163) 

Già poco prima del Bivio q.1328 possiamo notare a poca distanza l’ingresso di una vecchia miniera sul sentiero CAI 163


Miniera del ferro

Miniera del ferro

Canale detritico q.1303 (Il CAI 163 ci fa attraversare un canale detritico e risale dalla parte opposta) 

Canale detritico q.1303 (Il CAI 163 ci fa attraversare un canale detritico e risale dalla parte opposta) 

Deviazione q.1309 (Risaliti dal canale detritico e nel punto in cui il sentiero procede in falsopiano lasciamo il CAI 163, allo stato attuale c’è un omino di sassi. Risaliamo ripidamente a destra con direzione nord senza traccia e procedendo a vista, siamo di fatto sulla dorsale coperta da qualche rado arbusto che delimita il canalone attraversato in precedenza, poi dopo 5/6 minuti e sui 1350 metri cominciamo a virare a sinistra, ovest, seguendo una traccia di passaggio che si sviluppa a mezzacosta e si direziona verso una evidente selletta sullo spallone della cresta rocciosa) 

 

Arrivo alla selletta del 1° Spallone

Sulla selletta del 1° Spallone

Panorama verso lo sviluppo della Via Vandelli

Dalla verde sella sul 1° Spallone ora ci appare il secondo spallone con l’angusta selletta a ridosso della parete rocciosa, la raggiungiamo su traccia che si abbassa di pochi metri nel ripido invaso di paleo  

Scendiamo dal 2° spallone e anche in questo caso ci appare il successivo spallone (Sulla sinistra c’è lo sperone roccioso che precede l’arrivo al 3°spallone) 

Dietro di noi si vede il 2° spallone dal quale proveniamo, alla nostra sinistra c’è lo sperone roccioso che precede l’arrivo sulla selletta del 3° Spallone  


Dal 3° spallone ci abbassiamo dalla parte opposta all’interno della fitta faggeta sempre a ridosso della parete rocciosa  

Dal 3° spallone ci abbassiamo dalla parte opposta all’interno della fitta faggeta sempre a ridosso della parete rocciosa  

Uscendo dalla faggeta risaliamo il ripido pendio di paleo per guadagnare il quarto spallone delimitato da un piccolo corno roccioso

Arrivo sul 4°spallone

Guadagnato il quarto spallone delimitato da un piccolo corno roccioso siamo su un ripiano erboso …

….. ora è evidente alla nostra destra il lungo “scivolo” di roccette affioranti e paleo che dobbiamo risalire, faticosamente ma senza reali difficoltà, direzione nord/est

 

Dal 4° spallone risaliamo il ripido scivolo di paleo e roccette affioranti

Dal 4° spallone risaliamo il ripido scivolo di paleo e roccette affioranti

Panorama verso il passo della Focolaccia sul quale ci congiungeremo nel ritorno 

Panorama verso il monte Sagro


Baulardo q.1481: Al termine della ripida ascesa dello scivolo di paleo guadagniamo la cresta, a sinistra dopo pochi metri culmina sul punto alto quotato 1480,8 dalla mappa CTR Toscana. Seguiamo la facile cresta andando quindi a destra ……

…. notiamo come poco più in alto vada a curvare a sinistra sviluppandosi nella definitiva direzione nord ovest 

Facili passaggi di arrampicata sulla cresta

Sulla cresta verso lo Zucco Nero

Percorriamo la cresta e quando ci si presenta un gendarme roccioso lo aggiriamo sulla destra

Giunti alla Forcella q.1533, comprendiamo la difficoltà dell’arduo gendarme aggirato


Guadagnata la Cima q.1619, osserviamo lo sviluppo del nostro proseguo per la Cima q.1687

Sella q.1603 (Quota da GPS, localmente anche foce Pradaccio. Dall’ampia depressione erbosa ora dobbiamo salire alla soprastante Cima q.1687, scartiamo sul versante sinistro un grande cengione che sale trasversalmente che comunque sembra ben percorribile anche se esposto, inerpichiamo direttamente la ripidissima cresta di paleo, poi concludiamo spostandoci naturalmente a destra per aggirare la bastionata rocciosa sommitale fino a portarci sulla vetta)

Saliamo direttamente la ripida cresta per arrivare sulla Cima q.1687 (Alle nostre spalle la Cima q.1619 dalla quale proveniamo)

Panorama alla nostra destra verso il passo Tambura


Guadagnata la Cima q.1687 osserviamo il tragitto da fare per arrivare sullo Zucco Nero, oltre il quale ci andremmo a innestare sulla cresta meridionale del monte Tambura

Dalla Cima q.1687 continuiamo sulla cresta rocciosa pianeggiante ma molto aerea che incute qualche perplessità perché il versante rivolto sulla Via Vandelli precipita verticalmente

Dopo poche decine di metri l’aerea cresta termina e ci abbassiamo molto ripidamente sulla Sella q.1670

Dopo poche decine di metri l’aerea cresta termina e ci abbassiamo molto ripidamente sulla Sella q.1670

Dalla Sella q.1670 manteniamo la cresta rocciosa prendendo quota


Quando siamo sotto alla vetta dobbiamo arrampicare lo stretto canale sommitale

La salita è ripidissima tra zolle di paleo e roccia friabile e inconsistente che va testata con meticolosità, non possiamo commettere errori perché un eventuale scivolata difficilmente riusciremmo ad arrestarla e ci condurrebbe nel vuoto alle nostre spalle

Lasciamo la cima dello Zucco Nero, disarrampichiamo dalla parte opposta un breve passaggio di 2°- e siamo immediatamente alla sella sottostante

Sella q.1739 (Localmente anche sella del Fontanin, quota da GPS. È la sella che guadagniamo appena scesi dallo Zucco Nero) 

 

Ricominciamo a salire senza difficoltà sull’ ampio pendio roccioso per raggiungere la cresta sud del monte Tambura poco sopra di noi

Cresta Sud M. Tambura q.1793 (Ci innestiamo sul facile crinale meridionale del monte Tambura percorso dal CAI 148, il punto è quotato 1793,3 metri dalla mappa CTR Toscana, lo seguiamo a sinistra salendo verso la vetta) 

Percorriamo la cresta meridionale del monte Tambura verso la vetta

Percorriamo la cresta meridionale del monte Tambura verso la vetta

Percorriamo la cresta meridionale del monte Tambura verso la vetta (dietro di noi vediamo la cresta dello Zucco Nero e le cime raggiunte)


Monte Tambura

Panorama dalla vetta del monte Tambura sulla Roccandagia e il Grondalpo

Lasciamo la vetta del monte Tambura in direzione del passo della Focolaccia

Lasciamo la vetta del monte Tambura in direzione del passo della Focolaccia

Sul monte Crispo

 

Il panorama che ci viene regalato durante la discesa verso il passo della Focolaccia

Sulla cresta nord occidentale del monte Tambura in direzione del passo della Focolaccia

Bivio q.1712 (Siamo in prossimità del passo della Focolaccia dove ad oltranza non è più possibile proseguire sul crinale perché “divorato” dai lavori di cava. A destra scende il CAI 177 per Vinca, noi teniamo il CAI 148 che cala a sinistra nel pendio di pietrisco sdrucciolevole) 

 

Al passo della Focolaccia “divorato” dai lavori di cava

Al passo della Focolaccia “divorato” dai lavori di cava

Dal passo della Focolaccia iniziamo a scendere a sinistra con la larga strada marmifera che è CAI 36 notando il bivacco Aronte

Il bivacco Aronte

Interno del bivacco Aronte

Continuiamo a perdere quota tenendo la marmifera

 

Case Pincellotti q.1615 (Grandi edifici poco sotto il passo della Focolaccia in uso ai lavori di cava)

Continuiamo a perdere quota tenendo la marmifera

Oltrepassata una grande cisterna sul bordo sinistro della marmifera ….  

 al tornante che segue c’è l’ingresso della cava in galleria  

Dalla marmifera vediamo la sella del Piastrone che dobbiamo raggiungere

Bivio q.1440 (Bivio della marmifera: dritto continua scendere nel fondovalle e si esaurisce presso un edificio verde di servizio alle cave dal quale ha inizio il CAI 166, seguiamo la marmifera pianeggiante a destra in direzione del CAI 166/A e del CAI 36)  


  Deviazione q.1423 (Il punto è quotato 1422,8 da CTR Toscana. Lasciamo la marmifera che curva a destra e cala in pochi minuti giungendo alla cava bassa del Padulello in stato di abbandono, iniziamo a sinistra il CAI 36 che si sviluppa su aereo crinalino in falsopiano)

Il CAI 36 che si sviluppa su aereo crinalino in falsopiano

Sotto di noi c’è la sella del Piastrone che ci apprestiamo a dirigerci, poi la lizza del Padulello

Il rudere della casa ad uso dei lavori di cava che precede la sella del Piastrone 

Sella del Piastrone q.1354 (Arriviamo all’ampia sella rocciosa sormontata dal traliccio della teleferica e preceduta dal rudere della casa ad uso dei lavori di cava, dalla parte opposta s’innalza l’ardita cresta che culmina sulla cima del Piastrone che ci sovrasta) 


Alla destra della sella del Piastrone è ora possibile notare l’antica lizza a mezzacosta che portava direttamente alla cava bassa del Padulello ben visibile da qui come lo smottamento che ha reso inaccessibile questa via

Dalla sella del Piastrone i segni del CAI 36 ci fanno abbassare a sinistra sotto la sella rocciosa dove ha inizio la lizza del Padulello ancora ben conservata, si sviluppa a ridosso della parete di placche con direzione sud/ovest 

Dalla sella del Piastrone i segni del CAI 36 ci fanno abbassare a sinistra sotto la sella rocciosa dove ha inizio la lizza del Padulello ancora ben conservata, si sviluppa a ridosso della parete di placche con direzione sud/ovest 

La lizza del Padulello


Sella q.1242 (La lizza del Padulello costeggia le pareti di placca rocciosa finché si esaurisce momentaneamente arrivando su una sella di paleo, il CAI 36 scende dalla parte opposta il pendio sdrucciolevole su traccia incerta mantenendo di fatto la direzione) 

Bivio q.1220 (Segni sulle rocce: a destra il CAI 36 prosegue per la foce della Vettolina, andiamo a sinistra in discesa ora su CAI 166/A ritrovando a intermittenza tratti della lizza del Padulello) 

Sul CAI 166/A dove ritroviamo a intermittenza tratti della lizza del Padulello

Sul CAI 166/A dove ritroviamo a intermittenza tratti della lizza del Padulello

Traliccio q.940 (I cavi della teleferica ostacolano il transito sulla lizza del Padulello o CAI 166/A, sulla destra a pochi metri notiamo il traliccio di metallo)

Il classico foro da piro sulla lizza del Padulello

 

Spallone q.875 (Arriviamo a un sottile spallone, l’originaria lizza del Padulello scendeva nel ripido invaso alla sua destra, il CAI 166/A invece scavalla la cresta e scende nel versante opposto su sentierino, in lontananza vediamo i tornanti della Via Vandelli) 

Il CAI 166/A aggira lo Spallone q.875

Deviazione q.810 (Decidiamo di lasciare il CAI 166/A e seguiamo la lizza del Padulello che si sviluppa in discesa a mezzacosta sul suo fianco destro, più in basso c’è la Via Vandelli) 

Nella parte terminale la lizza del Padulello scompare, ormai è evidente la Via Vandelli più in basso che raggiungiamo scendendo a vista o su traccia nel pendio, ci raccordiamo presso la piazzola che precedeva la casa del Fondo dove chiudiamo l’anello