giovedì 11 settembre 2025

Cadin degli Elmi (F-)

Via normale al Cadin degli Elmi (Dolomiti Veneto/Friulane)

DATA: 24 agosto 2024 

PARTENZA: Dal paese di Domegge di Cadore (Provincia di Belluno, Veneto) lasciamo la SS 51Bis o Strada Statale di Alemagna e scendiamo verso il campo sportivo fino ad attraversare il ponte di Domegge sul lago di Centro Cadore (circa 2 km). Dalla sponda opposta incontriamo già i cartelli del rifugio Padova che ci portano a intraprendere la lunga e stretta stradina malmessa in ripida salita (Accesso vincolato dall’orario, alla mattina si può solo salire e al pomeriggio scendere). Dopo altri 4 km incontriamo l’unico bivio dove scartiamo a sinistra la stradina per l’azienda agricola, quindi continuiamo fino al termine in località Pra’ di Toro dove c’è la sbarra (9,3 km da Domegge di Cadore di cui gli ultimi 500 metri su carrozzabile, in loco ci sono diversi slarghi che ci consentono di parcheggiare). 

 

ITINERARIO: Pra’ di Toro q.1300 (L’accesso con le auto è possibile fino a questo punto. A sinistra sale il sentiero CAI 357/CAI 346, a destra un sentierino cala al rio Talagona e porta al rifugio Padova, noi ci andiamo camminando direttamente sulla sua carrozzabile d’accesso che dopo la sbarra perde quota)     Rifugio Padova q.1287 (Passiamo davanti al rifugio poi iniziamo a salire il sentiero CAI 352 sul bordo destro della prateria al centro della quale vediamo la casera Pra’ di Toro)   Bivio q.1320 (Entrati nel bosco rimaniamo sul CAI 352 in salita, a sinistra c’è il Sentiero Naturalistico)   Casel de Col q.1481 (Usciamo nella radura dove c’è la piccola baita di legno, la superiamo e ora il CAI 352 rientra nel bosco perdendo quota)      Fosso q.1340 (Fosso d’acqua affluente del Ru de Val, abbiamo perso oltre 100 metri di quota e dopo il guado procediamo in falsopiano)      Ru de Val q.1346 (Ponte sul torrente Ru de Val, lo attraversiamo e tralasciamo a destra il sentiero per il rifugio Cercenà e Domegge di Cadore che segue il corso d’acqua, stiamo sul CAI 352 che ora prende a salire)    Valle q.1360 (Località Valle. Bivio, cartelli e baita di legno: evitiamo il sentiero per il rifugio Tita Barba che inizia dalla baita, stiamo a sinistra sul CAI 352 che sale ininterrottamente verso la forcella Spe)   Fosso degli Elmi q.1770 (Entriamo nel canale detritico, poi il CAI 352 lo risale stando nel suo bordo sinistro)    –   Fosso degli Elmi q.1855 (Quota da mappa Tabacco. Termina il canalone detritico, ora si procede in falsopiano nell’ampia distesa di pietre e ghiaie)      Deviazione q.1873 (Quota da mappa Tabacco. Lasciamo la distesa pianeggiante di pietre e ghiaie destinata a raggiungere il sentiero CAI 350 che sale dal rifugio Tita Barba, il CAI 352 entra nella macchia di pini mughi sul bordo sinistro, attenzione alla segnatura)   CAI 352 q.1900 (Usciti dai pini mughi siamo in una lingua di ghiaie, il nostro CAI 352 continua in direzione dell’evidente valico di forcella Spe che vediamo in lontananza. Passa sicuramente inosservata l’esile traccia a sinistra con probabili omini di sasso, si direziona verso l’angusto canalone di sfasciumi originato dall’intaglio della forcella Santa Maria dal quale faremo ritorno)   Bivio q.1950 (Dalla nostra destra proviene il sentiero CAI 350 dal rifugio Tita Barba, insistiamo sul CAI 352 nella salita finale alla forcella Spe)      Forcella Spe q.2049 (Grande valico di fini sedimenti, bivio e cartelli: sul versante opposto scende il CAI 389 nella valle di Santa Maria, la cresta alla nostra destra priva di indicazioni sale alla Cima Spe, andiamo a sinistra sul CAI 352 ex Alta Via 6. Procediamo su esile cengia nel ripido pendio di sedimenti e pietrisco, prestiamo molta attenzione perché un eventuale scivolata difficilmente potrebbe essere arrestata)      Bivacco Gervasutti q.1940 (Il GPS lo rileva a una quota di circa 1980 metri. La cengia esposta nel pendio di sedimenti si esaurisce entrando in una macchia di pini mughi, in centro al valloncello erboso nel versante opposto compare il bivacco in lamiera che raggiungiamo velocemente. Alle spalle del bivacco ora dobbiamo risalire il ripido vallone erboso, a vista e senza traccia verso le bastionate della montagna, direzione nord, evitare il proseguo a mezzacosta dell’ex CAI 352 o Sentiero Arturo Marini dismesso da molti anni che raggiungeva il rifugio Pordenone)   Catino di Santa Maria q.2050 (Quota da GPS. Risaliti nell’alto vallone erboso, ora vediamo come questo pieghi a sinistra concludendosi sotto le creste di Santa Maria. Noi invece dobbiamo insistere a salire con direzione nord costeggiando una colata di ghiaie, in alto sopra di noi notiamo una strettissima forcella che non ci interessa, man mano che ci alziamo ci compare spostato a destra il grande canalone meridionale della forcella Santa Maria, lo possiamo inerpicare faticosamente ma senza grandi difficolta stando indifferentemente sul bordo destro o sinistro)   –   Forcella Santa Maria q.2180 (Durante la salita del canalone, ci appare l’imponente e sottile torrione di roccia che domina il bordo sinistro, poi giunti sulla forcella si comprende che i torrioni erano due, uno dietro l’altro. Dalla parte opposta della forcella dirupa il canalone detritico che utilizzeremo per il ritorno, ora sulla destra cominciamo arrampicare nel piccolo invaso roccioso nel quale compaiono dei bolli rossi che ci guideranno fino alla vetta)      Spallone q.2245 (Terminata l’iniziale arrampicata su roccia ne usciamo nel declivio erboso, lo risaliamo guadagnando facilmente un aereo spallone. Lo camminiamo senza difficoltà, poi segue la ripida salita del catino erboso fino alla sella sommitale)   Sella q.2295 (Da delle fenditure sul ciglio della sella possiamo comprendere che il versante opposto precipita, andiamo a sinistra contornando il catino erboso appena salito, poi si traversa su roccia e detriti riprendendo ad arrampicare a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso)   Cadin degli Elmi q.2424 (Croce di metallo e libro delle firme, ritorniamo sui nostri passi)     Sella q.2295    Spallone q.2245     Forcella Santa Maria q.2180 (Ora entriamo nel sottile e ripido canale NO, ben presto si allarga e la discesa meno ripida ci fa avanzare in velocità sfruttando le ghiaie. Nella parte finale della discesa il pendio detritico è particolarmente tormentato da solchi franosi, appare logico tenerci spostati a sinistra per abbandonarlo in anticipo sfruttando il pendio cosparso di radi pini mughi)   CAI 352 q.1900 (Ci innestiamo sul CAI 352 percorso all’andata, a sinistra risale verso forcella Spe e noi lo ripercorriamo integralmente a destra per ritornare all’auto)  –   Deviazione q.1873  –  Fosso degli Elmi q.1855  –  Fosso degli Elmi q.1770   –   Valle q.1360  –  Ru de Val q.1346  –   Fosso q.1340Casel de Col q.1481  –   Bivio q.1320  –  Rifugio Padova q.1287  –  Pra’ di Toro q.1300. 

NOTE:

        LUNGHEZZA: 13,1 km

        DIFFICOLTA: F-

DISLIVELLO TOTALE: 1480 m

QUOTA MASSIMA: Cadin degli Elmi q.2424

Sentieri

Forcella Santa Maria: La salita alla forcella dal bivacco Gervasutti è sicuramente più semplice, l’ascesa del canalone S è in parte agevolata dalla presenza di zolle erbose. Il canalone NO intrapreso nel ritorno è franoso ma per lo più costituito di ghiaie e pietrisco, solo nell’immediata discesa può incutere qualche perplessità, ma ben presto si cala in velocità sfruttando le divertenti ghiaie. Uscendo dal canalone teniamoci spostati a sinistra per individuare la traccia con omini di sasso che ci fa abbandonare la colata di ghiaie e pietre direzionandoci tra radi cespugli di pini mughi fino reinnestarci d’obbligo nel CAI 352. 

Via normale al Cadin degli Elmi: Ha inizio dalla forcella Santa Maria, tutto il tragitto fino alla vetta è segnato da bolli rossi. Ci sono da affrontare passaggi vari di 1° mai esposti, la roccia è discreta ma sempre da testare man mano che procediamo.

Materiale utilizzato: casco 

Rifugi-Bivacchi

Rifugio Padova: Situato ai piedi della catena dei Monfalconi/Spalti di Toro in Veneto a pochi minuti dalla nostra partenza, dispone di 25 posti letto più altri 25 d’emergenza. Il rifugio è aperto da metà aprile a fine ottobre, poi nel periodo natalizio. 

Bivacco Gervasutti: Classico bivacco in lamiera situato nel valloncello erboso sull’ex alta via 6 nel versante meridionale del Cadin degli Elmi. Allo stato attuale versa in pessime condizioni igieniche e strutturali, all’interno ci sono i classici 9 posti letto su branda con materasso e coperte (pernottare solo in caso di reali necessità). 

Fonti

Fonte al rifugio Padova

Tracce GPS


TEMPI RILEVATI NETTI (ore):

Pra’ di Toro

0,00

Sella q.2295

3,33

Rifugio Padova

0,03

Cadin degli Elmi

4,05

Bivio q.1320

0,09

Sella q.2295

/

Casel de Col

0,25

Spallone q.2245

/

Fosso q.1340

0,47

Forcella Santa Maria

4,55

Ru de Val

0,52

CAI 352 q.1900

5,27

Valle

0,56

Deviazione q.1873

5,30

Fosso degli Elmi q.1770

1,48

Fosso degli Elmi q.1855

/

Fosso degli Elmi q.1855

2,00

Fosso degli Elmi q.1770

/

Deviazione q.1873

2,06

Valle

/

CAI 352 q.1900

2,09

Ru de Val

/

Bivio q.1950

2,14

Fosso q.1340

/

Forcella Spe

2,25

Casel de Col

/

Bivacco Gervasutti

2,43

Bivio q.1320

/

Catino di Santa Maria

/

Rifugio Padova

/

Forcella Santa Maria

3,10

Pra’ di Toro

7,20

Spallone q.2245

3,25

 

 

  

 

Pra’ di Toro q.1300 (L’accesso con le auto è possibile fino a questo punto. Andiamo al rifugio Padova camminando direttamente sulla sua carrozzabile d’accesso che dopo la sbarra perde quota)

  Rifugio Padova

  Rifugio Padova

Rifugio Padova q.1287 (Passiamo davanti al rifugio poi iniziamo a salire il sentiero CAI 352 sul bordo destro della prateria)

Sculture di legno in prossimità del rifugio Padova

Sculture di legno in prossimità del rifugio Padova

 

Sculture di legno in prossimità del rifugio Padova

Sculture di legno in prossimità del rifugio Padova

Il sentiero CAI 352

Casel de Col q.1481 (Usciamo nella radura dove c’è la piccola baita di legno)

Il sentiero CAI 352

Ru de Val q.1346 (Ponte sul torrente Ru de Val)

  

Valle q.1360 (Località Valle. Bivio, cartelli e baita di legno: evitiamo il sentiero per il rifugio Tita Barba che inizia dalla baita, stiamo a sinistra sul CAI 352 che sale ininterrottamente verso la forcella Spe)

Il torrente Ru de Val di fianco il CAI 352

CAI 352

Fosso degli Elmi q.1770 (Entriamo nel canale detritico, poi il CAI 352 lo risale stando nel suo bordo sinistro)

Fosso degli Elmi

Fosso degli Elmi

 

Fosso degli Elmi q.1855 (Termina il canalone detritico)

Si procede in falsopiano nell’ampia distesa di pietre e ghiaie

Deviazione q.1873 (Lasciamo la distesa pianeggiante di pietre e ghiaie destinata a raggiungere il sentiero CAI 350 che sale dal rifugio Tita Barba, il CAI 352 entra nella macchia di pini mughi sul bordo sinistro, attenzione alla segnatura) 

La sagoma del Cadin degli Elmi

Il CAI 352 continua in direzione dell’evidente valico di forcella Spe che vediamo in lontananza

Segnaletica al Bivio q.1950


Arrivo alla forcella Spe

Cartelli alla Forcella Spe

Forcella Spe q.2049 (Grande valico di fini sedimenti, bivio e cartelli: sul versante opposto scende il CAI 389 nella valle di Santa Maria, la cresta alla nostra destra priva di indicazioni sale alla Cima Spe, andiamo a sinistra sul CAI 352 ex Alta Via 6)  

Appena lasciata la forcella Spe

Procediamo su esile cengia nel ripido pendio di sedimenti e pietrisco


Procediamo su esile cengia nel ripido pendio di sedimenti e pietrisco

Procediamo su esile cengia nel ripido pendio di sedimenti e pietrisco

La cengia esposta nel pendio di sedimenti si esaurisce entrando in una macchia di pini mughi, in centro al valloncello erboso nel versante opposto compare il bivacco in lamiera che raggiungiamo velocemente

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti


Alle spalle del bivacco ora dobbiamo risalire il ripido vallone erboso, a vista e senza traccia verso le bastionate della montagna, direzione nord, evitare il proseguo a mezzacosta dell’ex CAI 352 o Sentiero Arturo Marini dismesso da molti anni che raggiungeva il rifugio Pordenone

Alle nostre spalle si vede il bivacco appena lasciato

Dobbiamo risalire il ripido vallone erboso, a vista e senza traccia verso le bastionate della montagna


Catino di Santa Maria q.2050 (Quota da GPS. Risaliti nell’alto vallone erboso, ora vediamo come questo pieghi a sinistra concludendosi sotto le creste di Santa Maria. Noi invece dobbiamo insistere a salire con direzione nord)

Catino di Santa Maria q.2050 (Dobbiamo insistere a salire con direzione nord costeggiando una colata di ghiaie, in alto sopra di noi notiamo una strettissima forcella che non ci interessa, man mano che ci alziamo ci compare spostato a destra il grande canalone meridionale della forcella Santa Maria)

Man mano che ci alziamo ci compare spostato a destra il grande canalone meridionale della forcella Santa Maria

Man mano che ci alziamo ci compare spostato a destra il grande canalone meridionale della forcella Santa Maria

Durante la salita del canalone, ci appare l’imponente e sottile torrione di roccia che domina il bordo sinistro

Durante la salita del canalone, ci appare l’imponente e sottile torrione di roccia che domina il bordo sinistro

 

Il grande canalone meridionale della forcella Santa Maria, lo possiamo inerpicare faticosamente ma senza grandi difficolta stando indifferentemente sul bordo destro o sinistro. 

Il grande canalone meridionale della forcella Santa Maria, lo possiamo inerpicare faticosamente ma senza grandi difficolta stando indifferentemente sul bordo destro o sinistro.   

Il grande canalone meridionale della forcella Santa Maria, lo possiamo inerpicare faticosamente ma senza grandi difficolta stando indifferentemente sul bordo destro o sinistro.

Forcella Santa Maria q.2180


Giunti sulla forcella si comprende che i torrioni erano due, uno dietro l’altro

Giunti sulla forcella si comprende che i torrioni erano due, uno dietro l’altro

Alla destra della forcella Santa Maria cominciamo arrampicare nel piccolo invaso roccioso nel quale compaiono dei bolli rossi che ci guideranno fino alla vetta

 

Arrampichiamo nel piccolo invaso roccioso nel quale compaiono dei bolli rossi

Arrampichiamo nel piccolo invaso roccioso nel quale compaiono dei bolli rossi


Arrampichiamo nel piccolo invaso roccioso nel quale compaiono dei bolli rossi

Arrampichiamo nel piccolo invaso roccioso nel quale compaiono dei bolli rossi

   Spallone q.2245 (Terminata l’iniziale arrampicata su roccia ne usciamo nel declivio erboso, lo risaliamo guadagnando facilmente un aereo spallone)

 

Spallone q.2245 (Terminata l’iniziale arrampicata su roccia ne usciamo nel declivio erboso, lo risaliamo guadagnando facilmente un aereo spallone)

Camminiamo senza difficoltà sullo spallone, poi segue la ripida salita del catino erboso fino alla sella sommitale


Vediamo il bivacco nel fondovalle

La ripida salita del catino erboso fino alla sella sommitale

Sella q.2295 (Da delle fenditure sul ciglio della sella possiamo comprendere che il versante opposto precipita) 

Appena lasciata la Sella q.2295

 

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso

  

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso


La sagoma di Cima Spe

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso

 

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso

Arrampichiamo a intermittenza fino alla vetta su terreno roccioso e confuso

Arrivo in vetta

Cadin degli Elmi q.2424 (Croce di metallo e libro delle firme)

Panorama dalla vetta


Ritornati alla forcella Santa Maria entriamo nel sottile e ripido canale NO

Ritornati alla forcella Santa Maria entriamo nel sottile e ripido canale NO

Ben presto il canale si allarga e la discesa meno ripida ci fa avanzare in velocità sfruttando le ghiaie

Ben presto il canale si allarga e la discesa meno ripida ci fa avanzare in velocità sfruttando le ghiaie


Ben presto il canale si allarga e la discesa meno ripida ci fa avanzare in velocità sfruttando le ghiaie

Ben presto il canale si allarga e la discesa meno ripida ci fa avanzare in velocità sfruttando le ghiaie

Nella parte finale della discesa il pendio detritico è particolarmente tormentato da solchi franosi, appare logico tenerci spostati a sinistra per abbandonarlo in anticipo sfruttando il pendio cosparso di radi pini mughi 

Nella parte finale della discesa il pendio detritico è particolarmente tormentato da solchi franosi, appare logico tenerci spostati a sinistra per abbandonarlo in anticipo sfruttando il pendio cosparso di radi pini mughi 

Il ripido canale NO che abbiamo sceso dalla forcella Santa Maria